Minions: recensione del film targato Illumination Entertainment

23 luglio 2015
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Gli esserini gialli sono sempre in forma, anche se contano solo loro

Minions: recensione del film targato Illumination Entertainment

Tanto tempo prima di incontrare il Gru di Cattivissimo Me, i Minion erano una folta tribù di scagnozzi alla ricerca di menti megalomani e/o crudeli da servire e riverire. Dalla notte dei tempi la loro buona volontà ha sempre involontariamente causato guai ai padroni, dai tirannosauri a Dracula, passando per Napoleone. Rimasti privi di guida negli anni Sessanta, Kevin, Stuart e Bob (i Minion più intraprendenti) partono per trovare un cattivo degno di questo nome: dopo un rocamboleso viaggio, i tre folli gialli s'imbattono a Londra nella più grande villain del mondo, Scarlet Sterminator.

Minions, spin-off dell'Illumination Entertainment dedicato alle spalle di lusso di Cattivissimo Me e Cattivissimo Me 2, parte da basi non dissimili da un'altra simile recente operazione, cioè I Pinguini di Madagascar della rivale DreamWorks Animation. Lì come qui, dei personaggi nati già molto forti, ma satelliti dei protagonisti, si sono fatti strada nel cuore degli spettatori: scommettendo sull'idea che il pubblico volesse approfondire le loro dinamiche, le due aziende hanno costruito su di essi delle avventure a sè stanti, con tutti i rischi annessi.
Di rischio si parla, perché ciò che è fulminante e funge da lunare disturbo dell'azione nei film originali, qui si ritrova la camera puntata addosso: il mistero di storie semicelate o personalità indecifrabili nella loro follia deve per forza di cose venir meno, quando i riflettori sono puntati solo su pinguini o svalvolati minion.

E' interessante notare che Minions e I pinguini di Madagascar sono affini nel bilancio finale non entusiasmante, anche se non condividono gli stessi difetti. Se infatti nel film DreamWorks c'era uno sforzo nel costruire un universo parallelo elaborato, con caratteristi e nemesi inediti, in Minions i personaggi nuovi come Scarlet Sterminator, suo marito Herb e altre apparizioni non lasciano il segno, perché sviluppati a singhiozzo. Non per nulla un'apparizione nel finale di Minions scatena in noi un entusiasmo che vale un lapsus freudiano: la necessità di personaggi forti non viene saziata dal resto del film.

D'altro canto però i Minions dei registi Kyle Balda e Pierre Coffin (che li doppia da sempre e ha inventato il loro esperanto farneticante) hanno una valenza iconica immediata, con radici ataviche nello slapstick puro dell'animazione comica. Una potenza devastante, preverbale e prescolare che si espone meno ai rischi di un approfondimento, che invece può aver deluso nel caso dei loquaci Pinguini. Per tale ragione, se Minions funziona poco nella sua struttura drammaturgica sfilacciata, non si ha praticamente mai un momento per realizzarlo durante la visione, travolti dalle smorfie, dai suoni, dalle risatine isteriche e dalle azioni spiazzanti dei "pinoli gialli". I registi sono così consapevoli di questa forza delle loro creazioni, da adattare tutto il registro audiovisuale alla loro scoordinata esuberanza, fino al punto da non preoccuparsi nemmeno di poter rintronare lo spettatore con il loro moto perpetuo e isterico.

Se voi o i vostri bambini siete innamorati di quelli che rimangono personaggi a nostro parere riuscitissimi, immediati e ineccepibili nel design, non potete mancare all'appello di Minions: un amore viscerale è però la condizione necessaria per reggerne l'impatto.



  • Giornalista specializzato in audiovisivi
  • Autore di "La stirpe di Topolino"
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