M3GAN: la recensione dell'horror Blumhouse scritto da James Wan

03 gennaio 2023
2.5 di 5

Non è all'altezza delle premesse il pubblicizzatissimo M3GAN, ennesima variante sul tema della bambola assassina. Sceneggiatura un po' frettolosa non servita al meglio dalla regia. La recensione di Daniela Catelli.

M3GAN: la recensione dell'horror Blumhouse scritto da James Wan

L'idea di incrociare Annabelle con Terminator sotto forma di una grande bambola dotata di intelligenza artificiale, capace di apprendimento e sviluppo, con una conoscenza enciclopedica delle leggi naturali e dunque di educare la bambina con cui è associata, sulla carta sembrava promettere brividi e divertimento. In fondo a chi non fanno impressione le bambole, con quello sguardo fisso che sembra tenero e benevolo ma che ad un tratto – almeno per chi ha fantasia – potrebbe accendersi di un bagliore sinistro? Attaccavano in massa i malcapitati le Dolls di Stuart Gordon, uccide senza pietà il pupazzo Chucky con l'animo di un serial killer e di cyborg programmati per uccidere è piena la storia del cinema. In M3GAN, però, quello che sulla carta sembrava geniale risulta deludente e derivativo, almeno per chi all'horror chiede di divertirsi con storie inquietanti e che facciano davvero paura. Di fatto, a parte il look indovinato della robo-bambola, con la bellissima idea di farla interpretare nei campi lunghi da una piccola attrice, ballerina e contorsionista, la decenne Amie Donald (altro che balletto di Mercoledì Addams!), c'è poco altro di originale nel film scritto da James Wan e Akela Cooper, ultima e pompatissima creatura Blumhouse.

La storia richiede fin dall'inizio dosi massicce di sospensione dell'incredulità, anche perché l'ambientazione fantascientifica non è costruita in modo accurato e sembra riguardare solo la location della fabbrica di giocattoli e i gadget robotici progettati da una ragazza che è un assoluto genio in grado di creare, nel tempo libero dal suo lavoro principale e di nascosto dai suoi capi, la bambola più rivoluzionaria che sia mai esistita, capace di sostituirsi ai genitori nei compiti più sgraditi e di creare un legame empatico con la piccola a cui sola è destinata. Un sogno per ricchi indaffarati, con poco tempo per i figli, che l'incauta e geniale Gemma, ingegnere elettronico e progettista malata di ambizione e priva di senso materno e vita sociale, affianca frettolosamente in una versione ancora da testare alla nipotina rimasta orfana e traumatizzata dalla perdita dei genitori in un terribile incidente, servendosi di lei per sperimentare la sua creatura. Programmata per difendere la “sorellina” e capace di leggere le emozioni delle persone, M3GAN (acronimo di Model 3 Generative Android) esce presto dai limiti del suo compito, diventa iperprotettiva e uccide i “nemici” di Cady, fino ad un apocalittico bagno di sangue e a uno showdown finale che la trasforma in Michael Myers e ricorda, ahimé, decine di film in cui la macchina si ribella al creatore ed è in apparenza onnipotente.

Tutto questo potrebbe essere letto come un monito ai genitori perché non deleghino alla tecnologia la cura dei figli, così come un tempo li schiaffavano davanti alla tv, indifferenti alle loro condizioni emotive, ma al di là dell'aspetto da fiaba e morality tale, la realizzazione è carente da molti punti di vista. Il regista Gerard Johnstone non sa conferire ritmo e velocità alla storia, che ha molte pause e si perde in rivoli non necessari e le azioni del robot sono ampiamente prevedibili, con qualche bella intuizione (il balletto di cui sopra prima dell'attacco, la tirata d'orecchi al bulletto). Intendiamoci, c'è ben di peggio e qualche bel momento c'è in un film che manca però di profondità e mordente. Curato negli effetti speciali - un mix di azione dal vivo, animatronic e CGI - e ben recitato dalla piccola protagonista. M3GAN ci lascia un po' con l'amaro in bocca, colpa probabilmente delle eccessive aspettative create da una martellante e divertente campagna pubblicitaria. Del resto siamo da sempre convinti che Jason Blum, oltre che un produttore intelligente, sia anche un genio del marketing.



  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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