Lilo & Stitch, la recensione del remake dal vero del classico Disney

20 maggio 2025
2.5 di 5

La Disney rigioca la carta Lilo & Stitch in chiave dal vero (o quasi), con un remake piuttosto fedele all'originale, alquanto ridondante, a volte preoccupato di giustificare logicamente una fiaba. Dirige il Dean Fleischer Camp di Marcel the Shell. Al cinema dal 21 maggio.

Lilo & Stitch, la recensione del remake dal vero del classico Disney

La piccola Lilo (Maia Kealoha), su un isolotto delle Hawaii, ha una personalità forte ma non trova una sua dimensione: è rimasta orfana ed è accudita dalla sua sorella maggiore Nani (Sydney Elizebeth Agudong), che però non riesce a ricoprire in modo efficace il ruolo della mamma improvvisata, così sta per perdere l'affidamento. Caso vuole che la bambina s'imbatta nell'Esperimento 626, un piccolo essere alieno precipitato sulla Terra, esiliato dalla Federazione Galattica come abominio creato dallo scienziato pazzo Jumba (Zach Galifianakis). Lilo ha trovato un amico, scambiato per un cane un po' strambo: lo ribattezza Stitch. Sulle tracce del superintelligente e almeno sulla carta violentissimo Stitch sono però lo stesso Jumba e l'imbranato agente Pickley (Billy Magnussen).

Ha senso portare al cinema questo remake dal vero di Lilo & Stitch, in origine destinato allo streaming di Disney+? Commercialmente ne siamo certi: rimane più che popolare il film originale in animazione tradizionale del 2002, cofirmato da Dean DeBlois & Chris Sanders, che oggi come allora è responsabile dei vocalizzi in inglese di Stitch. La ricerca della sua benedizione non era scontata, dato che Sanders è da tempo alla concorrente DreamWorks (dove ha da poco firmato Il robot selvaggio). Oltre vent'anni fa quel cartoon fu un exploit davvero fuori dal coro per gli studi Disney, alla ricerca di nuove identità, mentre la CGI della Pixar rivoluzionava l'animazione per le masse e la vecchia formula del musical con principesse imbarcava acqua al boxoffice. Sì, il Lilo & Stitch del 2002 di identità ne aveva da vendere. Ma che dire di questo rifacimento, che peraltro è affidato alle cure registiche del Dean Fleischer-Camp del personalissimo Marcel the Shell? Attenti al bivio.

Se questo tipo di operazione attira la vostra curiosità - ed è probabile che lo faccia se state leggendo questo pezzo - potreste rientrare in due macrocategorie di pubblico. Potreste essere tra coloro che pretendono il rispetto totale dell'opera originale, provando una serenità zen nel ritrovare la maggior parte dei momenti chiave dell'esperienza che conoscete a memoria. Potreste però anche essere spettatori o spettatrici più flessibili, che anzi danno valore a queste riproposte proprio quando osano aggiungere nuovi spunti, che diano almeno la sensazione di giustificare l'operazione, di fatto puramente commerciale. Cercate di chiarire a voi stessi a quale categoria possiate appartenere, perché da lì dipende una buona parte della vostra reazione.
La nuova sceneggiatura di Chris Kekaniokalani Bright & Mike Van Waes modifica qualcosa del copione originale, ma sembra trattarsi di ritocchi più pretestuosi che sostanziali. La cosa che colpisce di più è l'assenza del capitano alieno Gantu, anche se la sua eliminazione ha un risvolto della medaglia inaspettato: avendo da poco rivisto (e recensito) l'originale, abbiamo realizzato che forse era uno dei personaggi meno memorabili del cartoon, e mentiremmo se dicessimo di averne sentito la mancanza nel remake. Chi ami alla follia ogni istante del film del 2002 potrebbe vivere molto male la sua soppressione.

Per il resto, altre modifiche denunciano più che mai la contraddizione di queste riproposte. La "versione dal vero" di Lilo & Stitch deve comunque fare affidamento sull' (ottima) animazione in CGI di Stitch, molto fedele ai disegni di Alex Kuperschmidt e Sanders di un ventennio fa, per cui cerca il "realismo" altrove. Due i personaggi inediti: l'assitente sociale Kekoa (Tia Carrere) e Tūtū (Amy Hill), nonna di David. Non compromettono la funzione di quest'ultimo o dell'agente Cobra Bubbles (Courtney B. Vance), ma sembrano esistere solo per correggere in chiave più plausibile alcuni risvolti di trama forse giudicati troppo ingenui nell'originale. Era necessario farlo? A parere di chi vi scrive, no: Lilo & Stitch rimane una commedia fiabesca sull'amicizia tra una bimba e un alieno buffo, sono i sentimenti a dover essere realistici, non le dinamiche più spicciole. Per una buona parte del film, Jumba e Pickley hanno poi le sembianze umane degli attori che li doppiano, cioè Galifianakis e Magnussen: per quanto sia moderatamente divertente vederli muovere in modo assurdo, sembra una soluzione dettata più che altro dal contenimento dei costi.
Ciò che del remake di Lilo & Stitch funziona è quello che funzionava anche nel prototipo, ma a nostro parere nulla di ciò che c'è nel remake aggiunge o toglie alcunché di fondamentale al classico del 2002: in altre parole, con tutta la buona volontà e il rispetto per gli artisti coinvolti, con una menzione per la bravissima Maia Kealoha, il nuovo Lilo & Stitch suona come un costoso cosplay passivamente celebrativo. Se apprezzate proprio questo approccio, accoglierete il film con molto più entusiasmo di noi (a meno che la soppressione di Gantu non spinga anche voi a frenare!).



  • Giornalista specializzato in audiovisivi
  • Autore di "La stirpe di Topolino"
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