Liberaci dal male: la recensione dell'horror con Eric Bana
Scott Derrickson mescola generi, perde la strada della paura, ma trova un grande antieroe.
Anche se non è barocco, roboante, lungo e di puro intrattenimento come parte
della recente filmografia estiva di Jerry Bruckheimer (che qui è
produttore), Liberaci dal male è un film in cui
c'è tutto, o quasi.
Ci sono i demoni “fattivi” che disturbano anche chi indaga, ci sono giocattoli che si
animano e scritte in lingue antiche.
Ci sono l'Iraq e il Bronx, un protagonista tormentato, un prete antieroe, i
Doors, il sense of humour di un buddy-movie e, last but not least, il
mash-up: generi che si mescolano e si sovrappongono, a cominciare
dall'horror e il poliziesco, e diversi sottogeneri, come i film di possessione demoniaca con
annesso obbligatorio esorcismo....
Gasp! - direbbe Paperino. E non a torto.
Lo stile e le scelte estetiche del regista di Sinister ci sono sempre piaciuti, così come gli interrogativi spirituali che ha saputo suscitare, forte di una solida preparazione teologica e di una robusta fede cattolica. Però, ad essere onesti, anche noi siamo rimasti un po' sconcertati da questa sovrabbondanza di elementi e suggestioni, che finisce inevitabilmente per stemperare troppo la tensione, privando di orrore un film dell'orrore.
Se The Exorcism of Emily
Rose ci aveva inchiodato alla poltrona, il merito andava attribuito
a molti fattori, primo fra tutti un copione unitario e coerente.
Stavolta, invece, Scott Derrickson e il suo collaboratore
Paul Harris Boardman non hanno costruito un buon racconto,
perché sono rimasti intrappolati nella frammentarietà della storia di partenza, che è
l'insieme delle reali esperienze paranormali vissute dal vero poliziotto Ralph
Sarchie. La trama fittizia che i due sceneggiatori gli hanno costruito intorno
non basta a collegare le varie esperienze e delle due anime del film, paradossalmente,
viene fuori con intensità e potenza solamente quella poliziesca.
Mentre il poliziotto hard-boiled, le scene di squallida violenza domestica e le strade
piovose e buie creano un'atmosfera suggestiva, l'attesa scena di esorcismo, che un
critico impietoso ha giudicato un esempio di “Gonzo exorcism”, non produce il giusto
coinvolgimento emotivo perché guastata da una lunga spiegazione relativa alla
procedura fornita dal sacerdote che la pratica.
A proposito di questo personaggio, che si chiama Padre
Mendoza, è sexy e sgualcito e beve e fuma con regolarità, ammettiamo di
averlo trovato la cosa bella del film, la sua nota più originale.
Grazie all'energia positiva di Edgar Ramirez che lo
interpreta, spetta a a lui il compito di traghettare dal mondo delle certezze all'Inferno dei
demoni non solamente il poliziotto di Eric Bana, ma anche lo
spettatore, che viene presto informato dell'esistenza di due tipologie di male: il male
provocato dall'uomo e il male assoluto, che arriva da Lucifero e dai
suoi affiliati.
Quale sia il peggiore, il regista non ce lo dice, anche se l'accenno ai soldati che
hanno combattuto in Iraq suggerisce quanto meno una parità.
Derrickson, che si definisce un artista cristiano, sceglie quindi
di non salire sul pulpito, come se ancora una volta la sua onestà intellettuale gli
imponesse
di non considerare il cinema come una forma di espressione narcisistica o di
manipolazione di idee.
Anche se Liberaci dal male non è la sua opera
migliore, bisogna riconoscere a questo trentasettenne autonomia di pensiero e originalità
di visione, unite a grande amore per il suo mestiere.
Il nostro augurio è che Hollywood, con le sue lusinghe, non gli faccia mai
abbandonare una simile integrità.
- Giornalista specializzata in interviste
- Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali