Le Cronache di Narnia il Principe Caspian - recensione
Rispetto a Il Leone, La Strega e L'armadio, prima puntata della saga creata dalla penna di C.S.Lewis, il nuovo lungometraggio di Andrew Adamson perde in compattezza narrativa rispetto all’originale, ma guadagna nella bellezza dei setting naturali e soprattutto nella superba interpretazione di Sergio Castellitto e Pierfrancesco Favino.
Le Cronache di Narnia il Principe Caspian - recensione
Dopo il grande e forse inaspettato successo del primo episodio de Le cronache di Narnia – quasi 300 milioni di dollari incassati in America ed addirittura 750 in tutto il mondo - ecco arrivare sui nostri schermi il secondo capitolo della saga, diretto ancora una volta da Andrew Adamson, già anche autore dei primi due capitoli di Shrek. Come molti sequel che vogliono proporre delle novità rispetto all’originale cercando allo stesso tempo di confermarne le qualità, Il principe Caspian si dimostra lucido nel tentare questa strada, ma allo stesso tempo si palesa immediatamente come un’opera che soffre di notevoli disagi a livello di costruzione narrativa, soprattutto nella prima parte: dove invece il primo episodio aveva un incipit affascinante e molto ben calibrato nella sua componente drammatica – merito anche della partecipazione di un grande attore come Jim Broadbent – adesso invece veniamo immediatamente catapultati insieme ai fratelli Pevensie nel mondo fantastico di Narnia senza troppi preamboli, in un inizio di film eccessivamente sbrigativo e quindi molto poco coinvolgente. Anche il successivo sviluppo della storia appiattisce notevolmente le psicologie dei giovani protagonisti, rendendoli pedine al servizio dello spettacolo del film, aiutate dalla figura di Caspian che è a dir poco evanescente e per di più interpretata da un Ben Barnes piuttosto fiacco.
La prima qualità che invece può essere riscontrata in questo lungometraggio è una diversa ricerca a livello puramente spettacolare, che punta molto più sullo sfruttamento della bellezza dei paesaggi naturali che non sull’uso spropositato degli effetti speciali; sotto questo punto di vista il film possiede una notevole capacità di affascinare lo spettatore con paesaggi stupendi, valorizzati al massimo dalla regia ariosa di Adamson.
Il motivo principale per cui però Le cronache di Narnia: il principe Caspian merita di essere visto al cinema, possibilmente in lingua originale, è l’ottima interpretazione dei due attori italiani che nel cast hanno un ruolo fondamentale; per primo un Sergio Castellitto che dimostra col suo inglese fluente di essere un interprete dalla grande preparazione tecnica: il suo Lord Miraz è un “villain” di tutto rispetto, che molto gioca con il suo ruolo specifico ed in alcuni momenti sembra omaggiare con assoluta intelligenza alcuni grandi personaggi shakespeariani. A fargli da spalla un solido Pierfrancesco Favino, che ha certamente meno battute di Castellitto ma esplicita comunque una presenza scenica ancora una volta non indifferente.
Spettacolo di fattura tutto sommato pregevole, magniloquente nelle scene di massa, il secondo capitolo delle avventure mirabolanti dei fratelli Pevensie soffre degli scompensi di una sceneggiatura eccessivamente sbrigativa, che catapulta i personaggi dentro l’azione senza motivazioni apparenti o consequenze emotive rispetto agli eventi che accadono. Sotto il profilo puramente cinematografico il film funziona, non c’è dubbio, ma la superficialità dell’intreccio e della narrazione lasciano spesso la fastidiosa impressione che il prodotto sia stato progettato con una certa approssimazione, quando invece un lavoro di equilibrio tra storia ed esigenze spettacolari sarebbe stato più appropriato.
- Critico cinematografico
- Corrispondente dagli Stati Uniti