L’homme qu’on aimait trop - la recensione da Cannes del dramma con Catherine Deneuve

21 maggio 2014
2.5 di 5
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Una storia vera raccontata dal veterano André Téchiné.

L’homme qu’on aimait trop - la recensione da Cannes del dramma con Catherine Deneuve

Il piacere del racconto è rimasto intatto anche negli ultimi anni una delle doti principali di André Techiné. Uno degli ultimi autori francesi ad aver iniziato come critico ai "Cahiers du Cinéma", porta avanti un’idea di cinema che, nonostante non sia certo innovativa, si fa notare per eleganza e accessibilità. Non sfugge a questa categorizzazione anche il suo nuovo film, L’homme qu’on aimait trop, che racconta una storia vera, un caso di cronaca che ha coinvolto l’opinione pubblica francese negli ultimi quarant’anni.
Ispirata al libro di memorie della Le Roux, scritto dal figlio, anche coautore della sceneggiatura, segna la settima collaborazione fra il regista e la Deneuve.

Sicuramente della morte di Agnès Le Roux, ricca ereditiera, e della lotta lunga decenni della madre per perseguire il suo ex avvocato e amante della figlia, nonostante la mancanda di prove e del cadavere, non si è troppo sentito parlare dalle nostre parti. Il che non nega un certo piacere nel seguire una vicenda ambientata a Nizza e in Costa azzurra, nel pieno della guerra delle case da gioco di quella zona fra anni '70 e '80, che vide protagonista anche il casinò della famiglia Le Roux, oltre alla mafia, che ebbe un ruolo chiave, a braccetto con la politica locale.

L’avvocato Maurice Agnelet, seducente e spietato consigliere, sembra uno di quei mascalzoni di fascino alla ricerca dell’ascesa sociale che hanno riempito le pagine dei romanzi di appendice, così come la giovane ereditiera che perde la testa per lui contribuisce a dare al film un’atmosfera sospesa nel tempo. Il mare onnipresente, le strade tortuose a picco sul mare da percorrere in moto danno il senso emotivo di una storia di amore folle e ambizione che non è certo particolarmente originale, ma si gusta con piacere, come un bel bicchiere di pastis in terrazza. Non ci sconvolge la vita né ci fa girare la testa, ma si sorseggia con allegro godimento.

Il cast in questo aiuta: Canet conferma di essere un attore solido, la giovane protagonista dal viso angelico e il fisico sportivo, Adéle Haenel, regala sospiri e lacrime senza eccedere nel patetismo, mentre Catherine Deneuve conferisce carisma e umanità al ruolo della Madame Le Roux.

Se la maggior parte della storia è ambientata negli anni ’70, ben ricostruiti, convincono meno i momenti processuali con cui si conclude il film, fra invecchiamenti ai limiti del ridicolo e l’emersione della parte più banale, da storia vera.




  • critico e giornalista cinematografico
  • intervistatore seriale non pentito
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