L'amore secondo Isabelle: recensione dell'ironica ricerca di Juliette Binoche dell'amore vero
Claire Denis dirige la star del cinema francese in una ricerca dell'uomo giusto.
Juliette Binoche è impegnata in una lunga ronde sentimental sessuale fra bar, teatri e salotti della Parigi borghese e intellettuale in L’amore secondo Isabelle, vagamente ispirato alla regista Claire Denis dai Frammenti di un discorso amoroso del semiologo Roland Barthes. Potrebbe anche essere visto come un aggiornamento, senza certo le stesse ambizioni, di quell’analisi al giorno d’oggi, non più negli anni Settanta.
Discorsi ce ne sono a bizzeffe, e tutti ruotano intorno all’amore e alla ricerca di quello giusto, vero, della cinquantenne divorziata Isabelle del titolo, una pittrice abituata a frequentare gallerie d’arte e atelier open space, frequentando il suo ambiente, composto di artisti e di fulgide, ma quasi sempre tracontanti, intelligenze. Come in altre occasioni negli ultimi tempi, ancora un film francese che ruota intorno (anche) alla parola, seppur in un terreno ben diverso, quello dell’analisi e della schermaglia sentimentale, in cui troppo spesso ci si rimpie la bocca di insostenibili flussi di parole, quando sarebbe meglio tacere, godere il silenzio e metterlo alla prova.
Difficile immaginare come potrebbe reggere in equilibrio una storia come questa senza l’ennesima maestosa performance della Binoche. Chi altro avrebbe potuto rendere con classe e fragilità questa donna in cerca, pronta a innamorarsi eppure selettiva quando i discorsi si infittiscono? Sono spiazzanti i suoi momenti giocosi come quelli in cui si sente sul baratro, in cui pensa che “è finita, ho l’impressione che la mia mia vita amorosa sia dietro di me”. Le parole e la comunicazione sono anni luce lontani dalle smancerie da commedia romantica, anzi molto più prossime alla goffaggine da primo appuntamento. Non mancano i momenti, specie nella prima parte, in cui le serate si fanno estenuanti, e la sensazione dello spettatore è quella che la buona Isabelle sia pesante, che non le vada bene niente e nessuno. Ma è il riflesso condizionato di chi ha alzato così tante barriere, si è trincerata così in profondità, dopo le ferite subite e inflitte nella vita amorosa. Con il suo ex erano ormai “due che non ce la fanno più, né insieme né da soli”.
Non poteva che essere un libro di scrittura, oltre che di parole, come quelle di Christine Angot, autrice della sceneggiatura e maestra del romanzo autobiografico (la sempre più in voga oltralpe autofiction), della disamina dei sentimenti all’interno della famiglia. L’amore secondo Isabelle è uno sguardo dolce amaro sulle relazioni umane, senza dogmi o pretese di coerenza, tremolante come la luce della luna in una lunga notte d’estate, leggera o malinconica, in ogni caso senza troppe mezze misure, ebbrezza che solo l’amore sa indurre nei nostri organi interni mortali. Certo, quando appare un gigantesco Depardieu, appena pochi minuti, a ridimensionare ogni pretesa razionale nelle cose amorose, armato di un pendolo e una faccia da schiaffi, la reazione non può essere che un sorriso beffardo come quello di Isabelle, pronta a svegliarsi il giorno dopo e ricominciare la giostra, fino a che il risveglio non sarà più solitario, ma in fondo anche oltre.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito