L'aereo più pazzo del mondo compie 40 anni: ecco la nostra recensione!
Il capolavoro demenziale L'aereo più pazzo del mondo della ZAZ, esordio comico di Leslie Nielsen, rimane eternamente efficace.
L'ex-pilota militare Ted Striker (Robert Hays) soffre di stress post-traumatico ma non vuole perdere la sua fidanzata Elaine (Julie Hagerty), hostess di linea: la segue su un volo fatale. Quando i piloti dell'aereo saranno fuori combattimento per un'intossicazione, Ted sarà l'unico a poter salvare la situazione. Ce la farà?
Leggendo la sinossi dell'Aereo più pazzo del mondo, esordio alla regia del trio detto "ZAZ" composto da Jerry Zucker, Jim Abrahms e David Zucker, si avrebbe l'impressione di trovarsi di fronte a un vero film drammatico, specifico filone catastrofico Airport (1970-1979). E' la chiave per capire la genialità comica dietro a quella che, dopo 40 anni, è ancora considerata a pieno titolo la pietra miliare della comicità demenziale americana, un'opera in grado di restituirti il sorriso anche se la conosci a memoria, di stemperare con l'assurdo e la goliardìa contagiosa qualsiasi momento no della tua giornata.
L'aereo più pazzo del mondo fa sbellicare dalle risate perché prende molto sul serio la sua scemenza. L'ultima cosa che vi verrebbe in mente pensando ad Airplane! (questo il titolo originale) è la ricerca di realismo e di credibilità, ma la ZAZ seguì l'irreprensibile principio del "the bigger they are the harder they fall": "più grossi sono, più rumore fanno quando cadono". Persino le voci degli altoparlanti nell'aereoporto, intente a litigare, sono interpretate da speaker reali! Dopo la Pallottola spuntata, si può commettere l'errore di pensare che Leslie Nielsen fosse stato sempre un attore specializzato nel comico: eppure prima di Airplane nè lui, nè Peter Graves (il capitano Oveur), nè Robert Stack (il durissimo risolutore comandante Kramer) nè Lloyd Bridges (McCroskey) avevano mai interpretato niente di così programmaticamente idiota. Jerry, David e Jim furono inamovibili coi produttori: affinché il film funzionasse, il cast non doveva esere composto da "comici", ma proprio da attori che avrebbero interpretato il copione seguendo le impostazioni serie dei vari stereotipi a loro affidati. Il contrasto tra la naturalezza della recitazione e le abominevoli fesserie che pronunciavano avrebbe creato il corto circuito. Non solo funzionò, ma tra di loro proprio Nielsen capì di avere sottomano rilancio e consacrazione di una carriera, quando a lui, ex-bello legato a culti del passato come Il pianeta proibito, non sarebbe rimasto ormai che accettare "parti da nonno".
L'aereo più pazzo del mondo è una parodia, il che farebbe pensare in ambito hollywoodiano al Mel Brooks di Frankenstein Jr. o Alta tensione, ma la ZAZ fu in grado di imporre un ritmo vertiginoso surrealista che andava oltre l'impronta di Brooks: qualche critico ha giustamente notato, ricordando forse pure la loro sceneggiatura di Ridere per ridere di Landis, che le radici del trio erano nei deliri dei Monty Python. Non sottovaluteremmo nemmeno lo storico Hellzapoppin' e il primo Woody Allen del Dittatore dello Stato Libero di Bananas: sembra che Allen stesso si sia infatti complimentato con David Zucker per Airplane, nonostante a quel punto il suo stile avesse già abbandonato il registro demenziale. Nessuno però dei citati era mai arrivato a rovesciare Hollywood contro Hollywood in questa maniera: basti pensare che il direttore della fotografia è Joseph Biroc a fine carriera, quello della Vita è meravigliosa! E abbiamo controllato diverse volte, temendo uno scherzo. L'aereo più pazzo del mondo ebbe persino una nomination ai Writers Guild Awards per la migliore sceneggiatura NON originale: legalmente era infatti un remake di Ora zero (1957), di cui riprendeva (senza modificarle!) alcune battute di dialogo, lì "serio", come "Ci serve qualcuno che sappia pilotare un aereo e non abbia mangiato pesce".
In questo ragionamento, il raro elemento di buffoneria pura viene al contrario usato forzandolo all'inverosimile: le battute gratuite del pazzo Johnny (Stephen Stucker) nella torre di volo non possono che diventare "siparietti" di puro disturbo mentale.
L'aereo più pazzo del mondo non fa comunque ridere solo su questo contrasto. L'elaboratissima e precisa sceneggiatura usa tutte le armi della risata, con sapienza e precisione chirurgica: espressioni idiomatiche prese alla lettera ("volano con gli strumenti"), libere e spiazzanti associazioni di idee (la gelatina e il seno ballonzolanti), non sequitur totali (la bambina che si atteggia a donna: "Il caffè lo prendo nero, come i miei uomini"), slapstick folgorante (si apprezzi il flashback stile Febbre del sabato sera). Le convenzioni cinematografiche vengono sistematicamente demolite, sia quelle tecniche (la retroproiezione nella scena in macchina, l'attraversamento a sorpresa dello specchio), sia quelle narrative: specialmente con i personaggi affidati agli attori sopra elencati, la comicità arriva dal caricare i loro stereotipi all'inverosimile in uno sberleffo liberatorio (adoriamo il sigaro esplosivo di Kramer). Volendo pensare forse più del dovuto, c'è anche un retrogusto satirico nel modo in cui alcune gag nascono dall'esecuzione pedissequa e rigida di ordini esterni, come quando un aereo continua per un equivoco ad avanzare fino a demolire l'aereoporto.
Abbiamo provato ad analizzare L'aereo più pazzo del mondo, anche se per coglierne il genio non è nemmeno necessario ragionare, ma solo farsi trasportare (confidando nell'atterraggio). Dopo 40 anni ci rimane solo un'amarezza, che l'Academy non abbia riconosciuto la performance di Otto il pilota automatico, consumatosi negli anni a seguire nel garage di Jerry Zucker. Mai dimenticato, comunque.
- Giornalista specializzato in audiovisivi
- Autore di "La stirpe di Topolino"