Jurassic World: Il regno distrutto, recensione del nuovo dinosaur movie con Chris Pratt e Bryce Dallas Howard

07 giugno 2018
3.5 di 5
17

Il regista spagnolo Juan Antonio Bayona lascia sulla saga una traccia del suo passaggio. Ed è una cosa buona.

Jurassic World: Il regno distrutto, recensione del nuovo dinosaur movie con Chris Pratt e Bryce Dallas Howard

C'è una cosa che paralizza più di un dinosauro. È la suspense, su cui Jurassic World: Il regno distrutto punta tutto nel terzo e conclusivo atto della storia. Dalla catastrofe naturale del vulcano in eruzione su Isla Nublar alle tematiche animalistiche, passando per il sempre caro scontro tra filosofia morale e avidità congenita, il film diligentemente prepara il menu che ben conosciamo. C'è più consapevolezza su cosa trattare in modo superficiale (la storia) e su cosa insistere affinché anche il pubblico affondi gli artigli nei braccioli delle poltrone (la suspense, appunto). Chi davvero lascia una traccia del suo passaggio, oltre ai beneamati rettili giganti, è il regista spagnolo Juan Antonio Bayona.

Bayona realizza il suo film più impersonale, per ovvie ragioni. La rivitalizzata saga creata da Steven Spielberg nel 1993 ha riacceso tre anni fa la fiamma della passione per le creature estinte. Jurassic World è ad oggi il quinto miglior incasso di sempre al box office mondiale. I protagonisti sono loro, gli eroi del Giurassico per cui non si bada a spese nel ricrearli al computer o dal vero a dimensioni naturali, con gli artigiani degli effetti speciali di una volta. Il regista di turno deve assecondare qualcosa di molto più grande di lui, come ha fatto Colin Trevorrow nel primo film, ma Bayona lascia una scia. Lo spagnolo è ossessionato dai riflessi, specchi e vetrate raddoppiano tensione e paura, e con le ombre disegna sui muri quei contorni propri del terrore infantile. Prende ispirazione da se stesso, saccheggiando i chiaroscuri dal fantasy The Orphanage, suo film d'esordio, e con il suo intervento rende più digeribile una sceneggiatura un filo forzata sugli snodi narrativi, per mandare avanti la storia nel film successivo.

Scritto sempre da Trevorrow e Derek ConnellyJurassic World: Il regno distrutto raddrizza il tiro, scorre veloce lasciando spesso il primo piano all'azione e delinea meglio i personaggi rispetto al precedente film. La presenza femminile intanto fa un bel passo avanti in quantità e qualità. La Claire di Bryce Dallas Howard è operativa e decisiva più di quanto non sia Owen, sempre Chris Pratt. Quest'ultimo ha la commedia nel sangue, si sa, bastano tre momenti di brevi espressioni facciali per ricordarlo e una sequenza memorabile tra il magma rovente in cui recita solo con il corpo. La dottoressa latino-americana che ha il volto di Daniella Pineda è tosta quanto basta per salvare un dinosauro e zittire in più occasioni i mercenari senza scrupoli, primo su tutti il loro boss interpretato da quel gran caratterista che è Ted Levine. Ogni volta che entra in scena la bambina Maisie, l'esordiente Isabella Sermon, Bayona gioca in casa. È su di lei che il film, anzi la saga, investe cospicuamente. 

A fronte della pericolosa primordialità dei dinosauri, Jurassic World: Il regno distrutto ribadisce quanto l'uomo sia l'unico vero animale da temere per il futuro della sua stessa specie e di tutte le altre. Il messaggio passa attraverso le parole pronunciate dal dottor Malcolm, una presenza che segna il ritorno, seppur per poco più di un cameo, del carismatico Jeff Goldblum. Perseverando negli errori in un arco di cinque film, la razza umana è in assoluto la più deleteria: 1) per essere andata contronatura nel ricreare questi animali preistorici, 2) per aver tentato di sfruttarli a scopo di lucro, 3) per non aver mostrato sensibilità alcuna nei confronti di esseri viventi. La saga di Jurassic World, che non finisce qui al Regno distrutto naturalmente, non può far altro che reiterare il circolo vizioso forzando la mano sulla manipolazione genetica. Alcuni cattivi vengono divorati, e questo è il minimo richiesto per chi paga il biglietto. Certo, si tratta di un family movie che non può permettersi di essere traumatico. Quel terrore infantile sopracitato è inevitabilmente edulcorato e, senza dubbio, è più impressionante vedere un parente che si strafoga al fast food divorando un bacon cheeseburger. Gli adulti potrebbero dunque covare un sogno proibito, un film della saga diretto da Quentin Tarantino. Ma è solo un sogno. Ed è proibito.



  • Giornalista cinematografico
  • Copywriter e autore di format TV/Web
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