Johnny English - la rinascita, la recensione del film
Ritorna al cinema uno dei più maldestri agenti al servizio di Sua Maestà. Johnny English rinasce, come dice il titolo, dopo un intervallo di otto anni dal precedente e primo film che ebbe un buon consenso di pubblico
Johnny English - la rinascita, la recensione del film
Potrebbe essere un vero film di spionaggio. C'è un plot con una banda criminale da annientare, una talpa nell'organizzazione, doppi giochi, concitate scene d'azione e respiro internazionale. Tutti i comprimari di peso, Gillian Anderson, Dominic West e Rosamunde Pike, recitano conferendo ai loro personaggi seriosità e drammaticità e così fa il resto del cast. La regia di Oliver Parker non è da meno, si intravede immediatamente dallo stile adottato che la comicità c'è ma indossa lo smoking. L'unico elemento divergente è lo stolto agente segreto Johnny English. Il contrasto che ne scaturisce è un primo punto di forza che tiene in piedi questa sorta di parodia degli spy movies. Il resto, come è logico supporre prima e constatare in seguito, lo aggiunge il talento comico di Rowan Atkinson.
Un secondo contrasto lo offre lo stesso Atkinson interpretando Johnny English come già aveva fatto nel 2003. Anche l'approccio grottescamente serio e drammatico che ha nei confronti del suo personaggio va a cozzare con la maschera da clown che si ritrova sul collo, rendendo irresistibile l'amalgama. Atkinson ricorda bene che la maschera del pagliaccio non è tale senza lacrima, e che i migliori numeri da circo sono quelli dove la buffoneria del clown è calata in un contesto tragico. English crede di essere molto più in gamba di quello che realmente è, oltre a non avere il minimo sospetto di essere un inetto. Infatti, all'inizio del film lo scopriamo esiliato presso un monastero di monaci tibetani in cerca di se stesso. Eppure è l'unico in grado di sciogliere i nodi dell’intrigo ed assicurare i colpevoli alla giustizia. Non servono James Bond, né Jason Bourne. Johnny English è più che sufficiente e risolvendo il caso suggerisce che i film di spionaggio, nella loro amplificazione cinematografica, si prendano in giro a propria insaputa.
Rispetto al precedente film le trovate appaiono più sofisticate. Non si tratta soltanto mettere in scena situazioni parodistiche sul mondo delle spie e dei gadget improbabili, come la caramella che modifica la voce o la videocamera della verità che "detecta" ogni singola e impercettibile alzata di sopracciglio. La gag si fa sofismo quando inseguendo un tizio a Hong Kong che fugge saltando di tetto in tetto, facendo parkour tra i ponteggi dei palazzi (come accadeva all'inizio di Casino Royale), Johnny riesce a stargli alle calcagna senza correre, scavalcare o scalare, usando l'ovvietà del percorso: aprendo porte e prendendo ascensori.
È l’autenticità della narrazione a fare di Johnny English - La rinascita una commedia spionistica originale. Mettere da parte la farsa si rivela una scelta saggia. L'intelligenza alla fine è ancora un'ottima arma segreta per far ridere la gente al cinema.
- Giornalista cinematografico
- Copywriter e autore di format TV/Web