Il pianeta in mare: recensione del documentario di Andrea Segre presentato al Festival di Venezia 2019

26 settembre 2019
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Lo stato delle cose di Marghera fra fabbriche dismesse cantieri multietnici e tanta nostalgia.

Il pianeta in mare: recensione del documentario di Andrea Segre presentato al Festival di Venezia 2019

All’inizio del secolo scorso Venezia era sempre più lontana dal suo ruolo di porto cruciale del mediterraneo, come nei secoli gloriosi. Un problema grave era la mancanza di spazio, alla quale si cercò di ovviare costruendo una zona edificabile lì dove prima c’era la laguna di Venezia, portando tonnellate e tonnellate di terra. Nel 1921 fu inaugurato il cantiere di un quartiere residenziale, che poi negli anni avrebbe visto nascere, brillare e cadere in disgrazia, un polo Petrolchimico cruciale per lo sviluppo industriale e per le tante polemiche che nei decenni ne hanno accompagnato l’esistenza.

Marghera, con il suo porto, è il nome conosciuto da molti, anche se non sono più tanti a pensare che ci sia ancora in attività qualcosa da quelle parti, in un luogo minaccioso e affasciante, a pochi chilometri dalla città storica di Venezia. Il suo “cuore meccanico” come lo definiscono le note di produzione de Il pianeta in mare, nuovo documentario di Andrea Segre che più volte si è occupato di quella zona, del suo devastante impatto ambientale e della sua complessa dismissione, nel suo lavoro di narratore della realtà, ma anche a livello di impegno sociale e politico. “Un mondo in bilico fra il suo ingombrante passato e il suo futuro incerto, dove lavorano operai di oltre 60 nazionalità diverse”.

Presentato allo scorso Festival di Venezia, Il pianeta in mare segue per l’appunto quella realtà nella sua quotidianità, attraverso le umanità di chi ci torna dopo molto tempo, camminando fra le rovine dell’azienda chimica, con il rimpianto per un boom economico che coincideva con la propria giovinezza, e chi continua a lavorarci quotidianamente nell’unica realtà ancora di successo e in piena attività, quella dei cantieri navali. Centinaia di persone, decine di nazionalità e lingue che echeggiano all’interno di scheletri enormi che pian piano prendono la forma lussuosa delle enorme navi di crociera che salperanno per i mari di tutto il mondo, allietando le giornate della minoranza danarosa o di chi vuole per una settimana sentirsi tale. Non trascurando anche lo stato del mare che bagna quelle terre, seguendo alcuni pescatori che rimpiangono l’epoca delle grandi casse piene di ogni ben di Dio che si riportavano a casa, mentre ora c’è da filtrare qualche residuo mollusco o crostaceo, ma rimangono quasi solo scarti e fanghiglia.

Una sorta di analisi su quei pochi chilometri, uno stato delle cose che ci racconta di un mondo in cui anche l’immigrazione è ben diversa rispetto a quella anche solo di dieci anni fa, in cui gli operai rumeni se la prendono con i nuovi arrivati disposti a tutto del sud est asiatico o africani, e prendono atto che ormai non conviene più vivere in Italia e in altri paesi occidentali, con un lavoro più difficile da trovare e peggio pagato e il senso di colpa lancinante di aver trascurato la crescita dei propri figli, ormai maggiorenni se non adulti. Ci sono anche i camionisti o i lavoratori delle industrie del nord est, che agli inizi della delocalizzazione avevano fatto la bella vita nelle città dell’est Europa delle nuove fabbriche, mentre ora anche quei ricordi si colorano di nostalgia.

È proprio questa la parola chiave, con il tempo che scorre e il rimpianto che caratterizza sempre l’uomo che ha superato ‘il mezzo del cammino’ della propria vita, a prescindere dal fatto che il passato fosse veramente così dorato.

Ci si mette un po’ a entrare nel ritmo del film, anche a causa di alcuni episodi raccontati in maniera forzata e schematica, ma la marea lenta della laguna conquista con il tempo, anche grazie a momenti visivi riusciti e l’azzeccata scelta di un bar ristorante come crocevia dei destini di quella parte del mondo. Un locale che sembra uscito dal passato, gestita da una donna che rimane il personaggio che non si scorda di questo viaggio nel tempo e in un piccolo lembo di terra, che una volta era laguna.



  • critico e giornalista cinematografico
  • intervistatore seriale non pentito
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