I nostri ragazzi: recensione del dramma familiare di Ivano De Matteo

02 settembre 2014
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Un film sull'incomunicabilità fra genitori e figli con quattro attori bravissimi.

I nostri ragazzi: recensione del dramma familiare di Ivano De Matteo

Potrebbe anche intitolarsi “figli, questi sconosciuti” il nuovo film di Ivano De Matteo, che da padre di un ragazzo quasi adolescente sonda il mistero di una generazione imperscrutabilmente chiusa in un universo da videogioco e adatta liberamente il provocatorio e impietoso romanzo di Erman Koch “La cena”.
Come nei suoi due film precedenti, il territorio di esplorazione è la famiglia, specchio della società intera e stavolta spunto per una radiografia delle nefaste conseguenze di un'ipocrisia tutta borghese attraversata da una superficialità esistenziale e intellettuale.

A soli due anni da Gli equilibristi, la solidarietà fra genitori in difficoltà e figli con una loro solidità di fondo cede il passo, ne I nostri ragazzi, a una finta intesa, a silenzi di comodo e a un senso di colpa che dai più grandi, che parlano solo di nuovi vini bianchi e di cinema francese, si trasmette ai più giovani.
Con un realismo e un'accuratezza che gli derivano dal suo lavoro di documentarista, De Matteo privilegia la rappresentazione dei primi, attento soprattutto ai pregiudizi e al moralismo della coppia meno abbiente (ma pur sempre benestante) formata da Giovanna Mezzogiorno e Luigi Lo Cascio.
Il regista si infila fra le pieghe della loro quotidianità, a cui oppone l'ovattato lusso dell'avvocato rampante Alessandro Gassmann e della sua raffinata moglie Barbora Bobulova.

Innamorato del gioco dei suoi attori adulti, Ivano De Matteo allunga troppo questa prima parte del film preparatoria alla catastrofe, e quando i ragazzi commettono un reato che potrebbe portarli fino alla prigione, toglie spazio all'analisi delle motivazioni del gesto, allo scoppio e alle conseguenze della crisi e al tema forte che gli sta a cuore affrontare: la dialettica fra etica personale e giustizia, che emerge con prepotenza nel momento in cui le maschere vengono gettate, ciascuno tentenna ad assumersi le proprie responsabilità e il diffuso senso di impotenza genera meschinità e cattiveria.

E' in questa seconda tranche che viene fuori un eccezionale Alessandro Gassmann, che grazie a un lavoro di sottrazione e a un ottimo controllo di sé, aderisce completamente a un ruolo per niente facile.
A De Matteo l'attore ha donato il suo io di genitore, proprio come ha fatto Giovanna Mezzogiorno, che gli ha regalato anche la trasformazione che accompagna i suoi quasi quarant'anni e la sua forza mista a fragilità.
E se la Bobulova trasmette distanza, perché così vuole la sua parte, Lo Cascio mette a disposizione del chirurgo Paolo e dello spettatore quel senso dell'umorismo che aveva dato grande vitalità al Nicola de La meglio gioventù.

I nostri ragazzi non è un film impeccabile e perfetto, ma si mantiene sempre lucido. Mai consolatorio, si chiude all'improvviso, lasciando senza risposta una domanda ben precisa, un quesito a dir poco agghiacciante: cosa fareste se una tragedia del genere capitasse anche a voi?



  • Giornalista specializzata in interviste
  • Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali
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