Hunger - la recensione del film di Steve McQueen

24 aprile 2012
4 di 5
1

Esce finalmente nelle sale italiane il film che ha segnato il debutto nel cinema del regista di Shame, il video artista Steve McQueen. Già allora in coppia con Michael Fassbender.



Sulla carta, quello di Hunger poteva rappresentare un debutto insolito per un personaggio proveniente dal mondo della video arte come Steve McQueen.
Il film, infatti, racconta della rivolta attuata nel carcere nordirlandese di Maze all’alba degli anni Ottanta, quando i detenuti dell’IRA, per costringere il governo inglese a dargli lo status di prigionieri politici, diedero prima il via ad uno sciopero dell’igiene e successivamente, per iniziativa di Bobby Sands, ad uno sciopero della fame che portò alla morte dello stesso Sands e di altri nove detenuti.

Ma, a dispetto del tema e a conferma del talento di chi siede dietro la macchina da presa , quello di
McQueen non è un film “politico” nel senso tradizionale del termine: perché, oltre che soffermarsi con estrema crudezza sulla crudeltà del personale carcerario britannico e sulla sofferenza fisica dei detenuti, mira forse sopra ogni altra cosa al racconto di vicende umanissime e profondamente intime, quasi spirituali. Su tutte quella del Bobby Sands interpretato da Michael Fassbender, che, con una scelta narrativa insolita e decisamente encomiabile, emerge come vero protagonista solo a film inoltrato.

Una scelta che rappresenta solo uno dei molti spiazzamenti messi in campo da
McQueen, che per raccontare le sue storie di inquietanti mortificazioni fisiche e corporali si affida ad una forma curatissima e raffinata ma assolutamente mai patinata.
Hunger è un film che a un realismo spietato e crudele, gelido eppure violentissimo, riesce ad associare momenti di elevatissima astrazione visiva e cinematografica, culminando in un finale bellissimo e struggente che conferma la coerenza di un progetto negandone in apparenza quelli che erano state le sue colonne portanti.
Un finale nel quale al dolore tutto carnale, palpabile, di un Sands che muore di fame si affiancano le sue visioni astratte, intime e mai retoriche. Nel quale al deperimento del corpo si associa il viaggio metafisico dentro sé stessi, dalla spiritualità profonda e perversamente ascetica.

Colpisce ancor più in profondità, in un film che si costruisce su questa ambigua e duplice natura profonda dell’immagine e della sua capacità di veicolare sensi, che il suo fluire eloquentissimo sia intervallato da una scena incredibile, dove la fisicità dello sguardo cede completamente il passo al potere (e, assieme, ai limiti) della parola. Un piano sequenza unico e reale di oltre 20 minuti, composto da una conversazione serratissima tra
Fassbender e il bravissimo caratterista irlandese Liam Cunningham (nel ruolo non casuale di un prete, in un film che abbiamo appunto definito quasi spirituale).
Al di là dei meriti degli interpreti e del regista che li dirige, questo momento inconsulto che spezza Hunger, nei suoi contenuti e nel suo semplice essere, non fa altro che confermare la consapevolezza profonda di un autore e la coerenza di un film che trova nelle ambiguità e nelle contraddizioni le chiavi della sua innegabile potenza.




  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
Suggerisci una correzione per la recensione
Palinsesto di tutti i film in programmazione attualmente nei cinema, con informazioni, orari e sale.
Trova i migliori Film e Serie TV disponibili sulle principali piattaforme di streaming legale.
I Programmi in tv ora in diretta, la guida completa di tutti i canali televisi del palinsesto.
Piattaforme Streaming
Netflix
Amazon Prime Video
Disney+
NOW
Infinity+
CHILI
TIMVision
Apple Itunes
Google Play
RaiPlay
Rakuten TV
Paramount+
HODTV
lascia un commento