Hunger Games - la recensione del film di Gary Ross
Cedendo al nervosismo, alla sporcizia e al dramma Hunger Games spazza via i dubbi di una patina adolescenziale per risultare intrattenimento profondo da teen e non solo.
“Ladies first” nei giochi per fame. Sonno e debolezza non possono avere il sopravvento, l’arena imprigiona e dovrebbe restituire un solo vincitore, quello con più fegato.
Cedendo al nervosismo, alla sporcizia e al dramma Hunger Games spazza via i dubbi di una patina adolescenziale per risultare intrattenimento profondo da teen e non solo.
Sotto il favore e l’accoglienza di massa dei libri di Suzanne Collins, e del film (che ha stracciato ogni record al botteghino statunitense), c’è uno svolgimento semplice: giovani, quando non giovanissimi, sorteggiati per combattere a sfinirsi e lasciare che uno solo porti a casa la pelle e il pane (per un anno). Dietro questa lotta il governo barbaro di una terra (ex Nord America) che delizia la ricca capitale mostrando i “tributi” dei suoi 12 distretti ammazzarsi in diretta televisiva.
La fantascienza della storia è quella di un futuro generico e ingiusto, l’immaginario fantasioso che concilia la povertà rurale, il circo dei gladiatori e un superbo, ultramoderno, centro di controllo fascista. Gary Ross lo racconta da subito con uno stile ansioso, rapido e ruvido, un montaggio serrato che avvicina all’azione e ai primi piani, e si satura di colore e tensione quando entriamo nel terreno reality hunger games. Il regista dal bestseller asciuga dialoghi e riflessioni, lascia violento il cuore della storia e si interessa (con cautela politica) al potere di rivolta innescato dal Grande Fratello, spettacolo mortale adatto alle masse che fa leva all’estremo sull’individuo.
Hunger Games ha l’essenzialità e le sfumature attraenti della migliore, Katniss Everdeen. Jennifer Lawrence protagonista della battaglia (unica volontaria tra i 24 partecipanti) ha un impatto risoluto in ogni condizione. Selvaggia e suadente, sospettosa e protettiva, è l’anima fiera e umana di questo gioco crudele. Perfetta per scacciare la paura (con arco e frecce), misurare le forti emozioni e rendere ambigua una indispensabile storia d’amore.
Passando dal mondo brullo del distretto 12 allo sfarzo hi-tech di Capitol City, Katniss prova fastidio con domande, orpelli e lustrini da show, salvo comprendere che essere desiderabile può cambiare per sempre (non lei) le regole del gioco.
Passando dal lusso finto festoso della capitale agli agguati nell’arena mediatica, Ross inquadra e nasconde veloce colpi, sangue e ferite. Violenza guardata a vista dall’ottima imbonitrice Elizabeth Banks.
Il film ha uno studiato spessore, poco ingenuo e piuttosto avvincente. I giovani adulti di una futura America ameranno l’eroismo scarno della “ragazza di fuoco” e aspettano di vedere il resto della rivolta.