Florida: la recensione della commedia malinconica con Jean Rochefort
Una prova d'attore coraggiosa per il grande attore francese.
Un attore domina ogni fotogramma di Florida, nuovo film del regista di Molière in bicicletta Philippe Le Guay. Si chiama Jean Rochefort, ha attraversato decenni di cinema francese popolare e d’autore, fino a diventarne uno delle grandi icone. In questo caso è il motore stesso del film, nei panni di Claude Lherminier, ultraottantenne savoiardo che da anni si gode la sua bella casa in campagna; il lavoro nella sua fabbrica, ormai gestita dalla figlia maggiore Carole (un'ottima Sandrine Kiberlain), è ormai solo un ricordo. A proposito, la memoria sta svanendo e la senilità avanza, sotto forma di sbalzi d’umore che accentuano la sua naturale predisposizione all’eccentricità. Necessita di un aiuto, ma di badanti ne fa fuori più di un plotone d’esecuzione. Il suo sogno è quella di andare in Florida a trovare la figlia prediletta, la minore. Proprio in aereo lo incontriamo la prima volta, all’interno di una cornice temporale che accompagna un film che più va avanti più la narrazione si fa rapsodica, piena di bolle d’aria, in linea con il peggioramento delle capacità mnemoniche del suo protagonista.
Florida è in equilibrio costante fra commedia e dramma, ironia lieve e la toccante malinconia di una vita di cui si continuano a perdere i pezzi, con i ricordi che si cancellano in memoria, lasciando spazio a un eterno asfissiante presente. Rochefort era senz’altro il protagonista perfetto, forse l’unico come dice Le Guay, con la sua figura altera, ma disincantata, alimentata da un guardaroba eccentrico, pieno di colori, in un mondo in cui tutti sembrano voler vestire solo di nero. Abiti presi dall’armadio personale dell’attore.
Il rapporto fra padre e figlia è spesso doloroso da seguire, con la povera Carole che fa di tutto per sostenere un padre che spesso la tratta male, preso dalla smania di incontrare l’altra figlia. Della senilità Le Guay non fa un ritratto conciliato, sottolineandone le asprezze, pur conquistando con le sue improvvise pennellate di candore, quel ritorno alla purezza dell’infanzia, alla sorpresa continua nei confronti di un mondo sempre nuovo. Realtà e immaginazione, razionalità e dubbio: sono continui i viaggi fra questi due opposti in cui Florida ci conduce, sempre con grazia e spesso con la capacità di creare una tensione da thriller, pur sapendo bene come la storia andrà a finire.
Il vecchio Claude non abbandona l’amore, né la malizia, finendo per trovare una badante con cui si trova bene, che rappresenta per lui l’ultima cotta, in un film che si mette al servizio del carisma del suo protagonista, e della naturale alchimia con l’interprete femminile, proseguendo senza eccessivi strappi formali, ma dando alla vicenda una struttura appassionante.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito