Firestarter, la recensione del film tratto da "L'incendiaria" di Stephen King

12 maggio 2022
2.5 di 5
2

Secondo adattamento per il cinema del libro di King dopo il Fenomeni paranormali incontrollabili del 1986. Quel film lì, con Drew Barrymore, non fu un capolavoro, e non lo è nemmeno questo nuovo adattamento, nonostante una colonna sonora bellissima firmata dal grande John Carpenter.

Firestarter, la recensione del film tratto da "L'incendiaria" di Stephen King

Adattare Stephen King per il cinema, registi e appassionati lo sanno bene, comporta sempre i suoi problemi. E il romanzo "L'incendiaria" (in Italia edito da Sperling & Kupfer) già in passato era stato portato al cinema con risultati quanomeno opinabili.
Quel film lì, il Fenomeni paranormali incontrollabili del 1984, Drew Barrymore protagonista, Mark L. Lester alla regia, in origine doveva essere diretto da John Carpenter; ma poi, a fronte di risultati commerciali non giudicati sufficienti dalla produzione di quel capolavoro indiscutibile che è La cosa, il progetto gli venne sottratto.
E proprio Carpenter, un quarto di secolo dopo, si è preso una piccola rivincita firmando in questo nuovo Firestarter una colonna sonora piuttosto sontuosa e decisamente esaltante, che è senza dubbio il maggiore punto di forza di tutto il film, e che ne dichiara apertamente la voglia di porsi nel solco del film di genere del cinema anni Settanta/Ottanta
Il punto più debole, invece, è quello di un miscasting che, per me, ha dell'incredbile. Non Ryan Kiera Armstrong al posto di Drew Barrymore, non Gloria Reuben che declina "Cap" Hollister al femminile, né tantomeno Sydney Lemmon nei panni della mamma o Michael Greyeyes in quelli di Rainbird, ma Zac Efron.
Zac Efron, uno che fino a l'altroieri faceva il bagnino in Baywatch e il cretino in Mike & Dave - Un matrimonio da sballo, e a cui è stato qui affidato il ruolo di Adam, il papà di Charlie.

A sceneggiare, in Firestarter, c'è Scott Teems, che è lo stesso di quel gran film di Halloween Kills, e a ben vedere il copione mica è male, nel modo in cui rielabora il materiale originale, ovvero il romanzo di King, e in cui stabilisce traiettorie tutte nuove nel triangolo che si viene a formare tra Charlie, suo padre e Rainbird.
La trama, di base, è più o meno quella del romanzo, con Charlie e i suoi genitori tutti dotati di ESP in fuga dall'organizzazione segreta governativa cattivissima che vorrebbe rinchiudere la bambina incendiaria per studiarla e sfruttarla per chissà qualo terribili scopi; con Charlie e suo padre in fuga solitaria dopo che Rainbird, vittima e killer dell'organizzazione cattiva, ha ucciso la mamma e si mette sulle loro tracce, fino a un finale - non è spoiler, suvvia - in cui i poteri di Charlie distruggono completamente l'organizzazione stessa.
Ma, appunto, è il ruolo di Rainbird, il ruolo in cui finisce col porsi nei confronti dell'organizzazione e di Charlie, e anche di Charlie nei suoi, che qui mira ad aprire territori di riflessione nuovi, che riguardano la solidarietà tra vittime, e l'ipotesi di un futuro diverso, mentre Andy opta per l'estremo sacrificio a fin di bene.

Un po' tortuoso ma non privo d'interesse, questo discorso, che però emerge un po' tardi, come tardi pare svegliarsi Keith Thomas, regista di Firestarter, da un torpore diffuso che caratterizza almeno due terzi di film, e che fa un po' pensare che, in fin dei conti, i problemi di Charlie siano quelli di una ragazzina di oggi cui manca internet.
Anche nell'ultimo terzo, e anche nel finale in cui Charlie irrompe lì dove deve e si sa debba irrompere, e le cose si fanno più tese e movimentate, a questo film, paradossalmente, pare mancare sempre la scintilla, l'energia, il calore, a dispetto dal fuoco che divampa fin dalle primissime inquadrature.
C'è da dire, però, che al Re in persona, a Stephen King himself, Firestarter pare essere piaciuto. Mentre, a proposito di colonna sonora, il pezzo omonimo dei Prodigy non appare. Sappiatelo e fate di queste informazioni ciò che volete.



  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
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