Enea, la recensione del film di Pietro Castellitto presentato in concorso al Festival di Venezia

05 settembre 2023
3.5 di 5

Enea rappresenta la seconda regia per Pietro Castellitto che torna a Venezia ma questa volta in concorso. La recensione di Mauro Donzelli.

Enea, la recensione del film di Pietro Castellitto presentato in concorso al Festival di Venezia

Una Roma di appuntamenti e incontri in famiglia, di nuovi ricchi e annoiati lavori. Pietro Castellitto torna a racontare la sua città, questa volta lasciando perdere gli squilibri e le contrapposizioni sociali, fra quartieri popolari e zone residenziali, per concentrare la sua attenzione proprio sulla cosiddetta Roma bene. Volgarmente detta, con approssimazioni geografiche gravi, anche Roma nord. Si ritaglia il ruolo di protagonista, Enea, come il titolo e come il mito, con l’intenzione, lo dice lo stesso regista, “di sentirsi vivo in un’epoca morta e decadente”. Ha un grande amico, Valentino, che amplia la dimensione della sua quotidianità volando. Letteralmente, visto che ha appena conseguito il brevetto di aviatore. Perché questa è anche una storia di amicizia, e la loro sembra quella fra due adolescenti, anche se sono più grandicelli e si affacciano con incoscienza e voglia di giovinezza al mondo del lavoro. Per lo più intrallazzi e un affacciarsi nel mondo del crimine, ma sempre con incoscienza e una certa forma di candore. 

Il cinema di Castellitto è sempre di una vitalità che straborda, accumula situazioni, personaggi e direzioni diverse, senza la volontà di una stella polare narrativa. Sono montagne russe e generi che si alternano, senza perdere di vista quell’ironia, anche verso sé stessi, che rappresenta il punto di partenza di ogni scena. Quell’ironia che sa di mani avanti, mentre Enea conferma la qualità del giovane autore romano di essere contemporaneamente strafottente e fragile, irridente e di una tenerezza disarmante. A cosa serve la risata, in fondo, se non a proteggerci, a dissacrare aggredendo per non essere aggredito. E qui si dissacrano un po’ tutti, non risparmiando nessuna delle mille declinazioni della ricerca dei soldi a Roma. È rappresentata molto bene la stratificazione che caratterizza da sempre questa città, che nei circoli e in certi locali si mescola e vede la confluenza della vecchia criminalità con i suoi codici quasi romantici, rappresentati in qualche mirabile scena da un ottimo Adamo Dionisi, insieme con ricchi nuovi e nuovissimi e il potere. Quello più subdolo sembra essere quello smaterializzato dei media.

I giovani Enea e Valentino saranno anche dall’altra parte delle regole, ma si assumono le conseguenze delle loro azioni, sempre orientati a un prendere o lasciare che lascia volentieri i compromessi alla generazione dei genitori. Saranno anche onesti lavoratori, ma la frustrazione li devasta, come conferma un perfetto Sergio Castellitto negli inevitabili panni del padre. Che sia nelle case o nei ristoranti, i personaggi del film si ritrovano sempre a tavola. Occasione per far sedimentare le (spesso cattive) notizie della giornata, ma anche per regolare i conti di famiglie allargate e ritrovi numerosi. Come ne I predatori, a tavola si provoca e accusa, la tensione sale. Enea è tante cose, tutte orientate a difendersi da una solitudine e dalla noia. Una quotidianità che promette avventura, ma reclama coraggio, prima di rendersi conto come amicizia e amore siano i soli punti fermi.



  • critico e giornalista cinematografico
  • intervistatore seriale non pentito
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