Crazy & Rich: recensione della colorata commedia sentimentale ambientata a Singapore
L'America incontra la Cina nell'adattamento di un divertente best seller che ci porta in un universo da favola sfarzoso e kitsch.
Nel 2013, lo scrittore di Singapore trapiantato a New York Kevin Kwan ha sentito l'urgenza di aprire le porte della più opulenta Asia contemporanea all'America di oggi, sia per ricordare suo padre appena morto che per riconciliarsi con una cultura millenaria (e forse appena troppo tradizionalista), da cui si era in parte allontanato perché abbagliato dal progresso occidentale. Il suo desiderio di creare un ponte letterario fra East & West si è trasformato in realtà nel momento in cui il suo romanzo "Crazy Rich Asians" è diventato un best seller, dopo il quale sono arrivati "China Rich Girlfriend" e "Rich People Problems". Alla realizzazione di questo sogno ne è seguita un'altra, un film che segna orgogliosamente un piccolo record, perché è la prima rom com prodotta da uno studio hollywoodiano con due protagonisti dagli occhi a mandorla, cosa che non accadeva da ben venticinque anni.
"Lasciate dormire la Cina perché al suo risveglio il mondo tremerà", diceva Napoleone nel 1803 a proposito di un paese che già all'epoca era un gigante. L'imperatore aveva ragione e, se è solo di Crazy & Rich che dobbiamo parlare (e di ciò che rappresenta) è proprio il caso di dire che la variante super kitsch di Cenerentola che al cocchio e al vestito bianco da principessa sostituisce una portaerei che ospita un chiassoso addio a celibato e abiti di paillettes dorati è di gran lunga migliore di tante love-story in forma di commedia popolate da ex che tornano all'attacco, odiose bridezilla e mostri di suocere. La suocera c'è anche qui, ma ha la classe e l'imperscrutabilità di Michelle Yeoh, che della matrigna in versione Disney della povera sguattera dalla scarpetta perduta ricorda quanto meno l'acconciatura.
Pur nella sua leggerezza, e nel divertimento di un tripudio di colori, il film diretto da un altro cinese che ha voluto riappropriarsi delle proprie radici è molto più profondo di quanto non possa sembrare. Lo scontro di civiltà che racconta non può non far pensare alla protesta degli attori asiatici nei confronti di quelle major che si ostinano a ingaggiare artisti caucasici per produzioni di ambientazione cinese, giapponese, eccetera, protesta di cui è paladina, fra gli altri, Constance Wu, a cui il regista Jon M. Chu ha affidato il ruolo della protagonista. E poi il film testimonia di come i veri ricchi non siano solo i magnati a stelle e strisce, gli sceicchi arabi o i petrolieri russi, ma i miliardari, appunto, cinesi, che nella nostra storia hanno famiglie facoltose alle spalle, ma nella realtà sono spesso under 35 e possiedono guardaroba che non hanno nulla da invidiare a quelli delle celebrites di Bling Ring, e si sa quanto i più anelino a possedere capi d’abbigliamento di griffe statunitensi o europee.
E’ dunque un'analisi sociale Crazy & Rich, che si prende il rischio di farsi bonariamente beffe della stupidità di tanti figli di papà che adorano lo shopping compulsivo, dimostrando in ciò grande autoironia. E’ inoltre un confronto fra diverse generazioni, fra rispetto dell'antico e celebrazione del nuovo, laddove il nuovo coincide sostanzialmente con una mutata condizione della donna. Se la mamma del Prince Harry dell'isola a sud della Malesia ha sacrificato quanto imparato in anni di studio ad Harvard per dedicarsi al marito, la "plebea" Rachel Chu ha appreso l'arte di sfruttare la propria intelligenza per emanciparsi. La seconda non è necessariamente migliore della prima, ma forse ha maggiori chance di affermarsi nel nostro tempo. Che poi dentro abbia un dragone poco importa, anzi, il personaggio trae lifa vitale dalla propria multiculturalità.
Sono varietà e abbondanza le due parole chiave del ritorno davanti alla macchina da presa (seppur in un piccolo ruolo) di Ken Jeong, il mitico Mr. Chow della trilogia di Una notte da Leoni. Varietà di toni innanzitutto, perché accanto al melò c'è la comicità demenziale, spesso eccessiva e tendente alla macchietta (e funestata da un doppiaggio ahimè imbarazzante) e, come già detto, c'è la favola, con le sue streghe cattive e quindi un intrigante coté dark. Varietà di outfit anche, alcuni elegantissimi e trés chic, e ovviamente di gioielli. Varietà di amore, infine: amore filiale, amore non corrisposto o tradito, amore passionale e amore quieto, o semplicemente amore per le ragazze prosperose e per il vil denaro, che fa sì che il più nerd del gruppo conquisti la starlette di turno.
Riflessione ora seria ora buffa sulla famiglia come coacervo delle più insane follie, Crazy & Rich potrebbe far avverare anche una terza splendida fantasia: quella di veder approdare al cinema il secondo e il terzo libro di Kwan. La Warner Bros. è d’accordo, sempre che il film number one vada bene, e lo sono anche i coraggiosi Nina Jacobson e Brad Simpson della Color Force. Ce ne vorrebbero di più di produttori così.
- Giornalista specializzata in interviste
- Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali