Come Fratelli, la recensione del film con Pierpaolo Spollon e Francesco Centorame

14 giugno 2025
3.5 di 5

Una tragedia inaspettata mette due giovani padri di fronte alla sfida più difficile della loro vita. Pierpaolo Spollon e Francesco Centorame sono i protagonisti di una storia di rinascita semplice ed emozionante, narrata con garbo e umorismo.

Come Fratelli, la recensione del film con Pierpaolo Spollon e Francesco Centorame

La vera famiglia è quella che ti scegli, recita un detto. Ed è proprio di questa struggente verità che si fa alfiere Come Fratelli, terzo lungometraggio di Antonio Padovan. Una commedia agrodolce, che parte da uno spunto tragicamente paradossale per raccontare la complicità e l'amore come pilastri irrinunciabili, persino vitali.

Giorgio (Francesco Centorame) e Alessandro (Pierpaolo Spollon), sulla carta, hanno tutto. Sono appena diventati padri e adorano le loro mogli, che sono amiche da sempre. Non semplici amiche, in effetti: sono letteralmente cresciute in simbiosi e hanno condiviso tutto, fino a partorire nello stesso giorno! Ma la vita è imprevedibile e, talvolta, tristemente ironica. Le due, rientrando a casa dopo una serata 'child free', perdono la vita in un incidente d'auto. Cosa fare quando il mondo ti crolla addosso in modo così crudele e sconvolgente? I due neo papà (nonché giovanissimi vedovi) non ne hanno idea, fino a che Alessandro non propone all'amico di trasferirsi a casa sua con il figlio neonato, per aiutarsi a vicenda.

Come Fratelli non indugia sul dramma e declina in modo leggero ma non superficiale una parabola di rinascita. Le mura domestiche diventano un microcosmo in cui elaborare il lutto non è facile, ma lentamente diventa possibile. I protagonisti condividono una ferita insanabile ma, contando l'uno sull'altro, riescono a costruire con fatica un nuovo equilibrio. La sfida caotica di gestire pannolini, notti insonni e disagi vari ed eventuali, giorno dopo giorno, diventa una routine efficiente. Guarire forse non è possibile, ma andare avanti è meno doloroso. Al tempo stesso, la storia si ripete. I loro figli, proprio come le amate mogli, sono inseparabili e crescono all'interno di un ingranaggio sui generis che, tuttavia, funziona.

Sullo sfondo ci sono genitori iper ansiosi, pediatri lapidari e un agente immobiliare stremato (un simpaticissimo Giuseppe Battiston). Co-protagonista silente e luminosa è l'incantevole Treviso, con i suoi scorci suggestivi. Il vero ciclone, però, è Noëlle (Ludovica Martino), che risveglia in Giorgio il desiderio romantico di amare e ricostruire ciò che il destino gli ha strappato via. L'ingresso della ragazza nel quartetto ormai collaudato rappresenta lo snodo più complesso nell'economia del racconto. La differenza tra 'voltare pagina' e 'sopravvivere' risiede nelle sfumature. Vivere insieme è un conto, ma difficilmente si soffre di pari passo. Ciascuno metabolizza il dolore a modo suo e coi propri tempi, ma che fare se il proprio punto di riferimento è pronto a spiccare il volo, mentre a noi trema ancora la terra sotto ai piedi? Alessandro dovrà fare i conti con se stesso e con la paura che il suo piccolo nucleo rassicurante cominci a scricchiolare.

Spollon e Centorame, di nuovo fianco a fianco dopo il recentissimo Fatti Vedere, portano dignitosamente sulle spalle due ruoli apparentemente essenziali, ma tutt'altro che inconsistenti. Il primo è misurato e convincente nei panni di un uomo spiritoso e profondamente sensibile, ma restio a mostrarsi fragile. Il Giorgio di Francesco Centorame, invece, è più ingenuo e pignolo, ma ugualmente tenace. Il duo di protagonisti rifugge lo stereotipo anacronistico della mascolinità 'dura e pura' e, al contrario, ritrae due figure maschili che non hanno paura di appoggiarsi l'una all'altra per rimanere a galla. È ugualmente apprezzabile che Padovan abbia evitato qualsiasi allusione all'accudimento dei figli come attività tipicamente femminile, rendendo l'affresco in linea con valori attuali

Come Fratelli si assume la responsabilità di declinare una premessa estremamente drammatica in un racconto dai toni vivaci e venato di umorismo. Un'operazione delicata, che talvolta inciampa nel didascalico, ma che, complessivamente, regala uno sguardo intimo e credibile alla quotidianità di chi ha perso l'amore nel peggior modo possibile, ma non la capacità di amare



  • Redazione Cinema
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