Classe Z: recensione della commedia con Andrea Pisani e Greta Menchi
In fin dei conti non sono così irrecuperabili questi studenti somari.
La maggioranza degli studenti dei licei non potranno non riconoscersi in questo film. Classe Z racconta di un gruppo di liceali fannulloni che all'ultimo anno di scuola vengono confinati nella sezione H creata apposta per loro. Una classe di soli elementi guasti, fianco a fianco di fronte a professori che già li conoscono e con i quali gli attriti non possono che raddoppiare, quante speranze ha di emergere dal pantano? Nessuno, ma la storia risponde alla domanda per bocca di un preside i cui piani sono un po' più articolati di quato sembri.
Gli studenti italiani sono dunque guasti? No, sono gli studenti del film che somigliano alla media dei ragazzi delle scuole superiori e non, come vorrebbe la storia, al peggio del peggio. La voglia di studiare e di applicarsi è genericamente assente a scuola, oggi come ieri, e i personaggi rappresentano una buona fetta degli adolescenti in circolazione, dall'introverso dark all'espansivo rompicoglioni, dal rude manesco alla fissata per il look. Questo non significa che la Classe Z avrebbe dovuto essere formata da teppisti, però il trattamento da commedia che il film riceve vuole essere particolarmente edulcorato.
Il film non punta ovviamente a denunciare alcuno stato di decadenza della scuola italiana, però lascia intendere che è nella forza dei singoli che bisogna riporre fiducia, siano essi professori o alunni. Le persone fanno la differenza e se c'è un preside con idee bislacche e provocatorie, da qualche parte c'è un professore in grado di riconoscere agli studenti una qualità umana e non scolastica, che sappia ispirarli con carisma e credere nelle loro capacità. Queste due figure sono interpretate nel film rispettivamente da Alessandro Preziosi e Andrea Pisani, mentre per i ruoli dei liceali sono stati chiamati Greta Menchi, Enrico Oetiker, Alice Pagani, Luca Filippi, Armando Quaranta e Francesco Russo che formano un affiatato gruppo di scansafatiche con distinte personalità.
La storia è raccontata in flashback da tre studenti ai docenti durante un consiglio d'Istituto. In quella sede si sta valutando l'operato del giovane professore che ha scosso le loro coscienze e l'anno scolastico è ricostruito a tappe per mantenere anche un filo di colorita suspense, assecondata dalla regia di Guido Chiesa. L'omaggio al film L'attimo fuggente è più che esplicito, con tanto di parodia, e da “o capitano mio capitano” si passa al più calcistico “c'è solo un capitano”. Non particolarmente incisivo per un pubblico adulto, Classe Z promette di rappresentare dignitosamente la categoria degli studenti italiani maturandi o già maturi.
- Giornalista cinematografico
- Copywriter e autore di format TV/Web