Belle e Sebastien - la recensione del film

09 novembre 2013
2.5 di 5
9

Belle e Sebastien è un prodotto ben confezionato e professionale, ma rimane la sensazione che il canale televisivo seriale fosse il più adatto a veicolare in immagini e suono la sua ingenuità

Belle e Sebastien - la recensione del film

Se state leggendo questa recensione e avete una trentina d'anni, con ogni probabilità state ricordando una serie televisiva anime del 1981, Belle e Sébastien. Il cartoon dalla memorabile sigla cantata da Fabiana era a sua volta basato sul romanzo omonimo del 1965, della scrittrice e attrice Cécile Aubry (al fianco di Orson Welles e Tyrone Power in La rosa nera!).

Fino a questo momento non erano mai arrivate al cinema le vicende del piccolo Sebastien, che vive tra i Pirenei col nonno e la zia, e diventa amico di una cagna Patou bianca, ribattezzata appunto Belle. Una trasposizione tv dal vero c'era però stata a ridosso della pubblicazione del libro, nel 1967, solo per la tv francese. Oggi Nicolas Vanier, esploratore, documentarista e regista, ha lavorato con la Gaumont su questa versione cinematografica che non bada a spese e si propone al pubblico di ragazzi attuali con un registro molto retrò.
La sceneggiatura recupera l'originale condizione di orfano di Sebastien, sostituita nella serie anime da una ricerca epica della propria madre viva: anche se l'avventura non manca, il processo di crescita del piccolo protagonista (interpretato dall'adatto Félix Bossuet) sta quindi più nell'elaborazione della realtà e nel rapportarsi con la visione di essa che il mondo adulto gli propone.

Nulla comunque che impensierisca le emozioni dello spettatore adolescente o adulto: Belle e Sebastien ha lo sviluppo, il ritmo e il gusto narrativo di una fiction televisiva di fascia alta con buoni attori, tra i quali si segnala di sicuro il nonno Cesar di Tchéky Karyo. La sensazione è amplificata dalla ricontestualizzazione nella II Guerra Mondiale, escamotage abusato per imbastire uno scontro realistico ma molto iconico tra il male e il bene. Gli elementi che rendono l'opera all'altezza di una sala sono piuttosto il respiro delle location e la suggestione di alcune inquadrature: non solo Vanier sa come muoversi nelle meravigliose suggestioni dei Pirenei, ma un attento apporto di effetti visivi in postproduzione raffina le ambientazioni di alcune scene, rendendole ancora più credibili, con l'aiuto di un buon sound design.
In definitiva, Belle e Sebastien è un prodotto ben confezionato e professionale, ma rimane la sensazione che il canale televisivo seriale fosse il più adatto a veicolare in immagini e suono la sua ingenuità.



  • Giornalista specializzato in audiovisivi
  • Autore di "La stirpe di Topolino"
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