Baby Boss 2, la recensione di un sequel a rotta di collo
La DreamWorks Animation torna sulle follie infantili in Baby Boss 2 - Affari di famiglia, e il regista Tom McGrath ingrana la quinta. Allacciate le cinture. Ecco la nostra recensione.
In Baby Boss 2 - Affari di famiglia, Tim è ormai adulto e ha due figlie: la talentuosa Tabitha di 7 anni e l'appena nata Tina. Ha chiuso i rapporti con Ted da quando sono cresciuti, quindi sarà davvero difficile ricomporre la squadra quando la situazione lo richiederà. Pare infatti che dietro al Centro Acorn per Bambini Dotati frequentato da Tabitha ci sia qualcosa di losco: per risolvere la situazione sarà proprio Tina, in realtà un'agente della BabyCorp, a far tornare momentaneamente bambini Tim e Ted, che entreranno in incognito alla Acorn...
Il delirio. A quattro anni di distanza dal successo di Baby Boss, uno dei film che hanno risollevato al boxoffice la DreamWorks Animation, lo scatenato regista Tom McGrath torna sul luogo del misfatto, incurante di quanto fosse folle la premessa del film precedente, come questo basato sui libri di Marla Frazee. Baby Boss 2 - Affari di famiglia è tutto ciò che ci si aspetta dallo sforzo combinato di McGrath, co-creatore e co-regista dei Madagascar, e dallo sceneggiatore Michael McCullers, che all'attivo ha non solo il precedente Baby Boss ma anche due degli Austin Powers.
Baby Boss 2 ha tre anime che reggono lo spettacolo: una è il suo spaventoso ritmo. Probabilmente sottoponendo a un superlavoro gli story artist e i grafici del layout, McGrath ha come al solito imposto un passo vertiginoso, che in effetti almeno nei primi minuti rischia di disorientare e stremare anzitempo lo spettatore che cerchi relax. Se fosse un bimbo, Baby Boss 2 sarebbe un bimbo iperattivo che i genitori preoccupati portano dal pediatra: i personaggi rimbalzano come palline da flipper nell'inquadratura, che a sua volta non è mai statica ma è sottoposta a (tellurici) movimenti di macchina senza fiato.
Tutto questo potrebbe anche essere stufevole per una parte del pubblico, ma ammettiamo di averlo gradito perché McGrath, di fiera scuola Tex Avery, rimane fedelissimo a quella concezione dell'animazione: "In un cartoon può succedere di tutto", diceva appunto l'immortale Tex, quindi lo spettacolo di Baby Boss 2, specialmente nel crescendo finale, ricorda l'esibizione di un prestigiatore, dove le gag sono più veloci dell'occhio. Se non si oppone resistenza, la cavalcata di Baby Boss 2 premia con recitazione e movimenti assurdi chi saprà coglierli nel bombardamento, e farsi travolgere sarà molto piacevole. L'animazione è di altissima qualità, in grado di spremere gli spunti comici delle situazioni con una mimica che ignora beatamente ogni realismo. Scene come quella del viaggio in auto fino alla scuola non si dimenticano.
La terza anima che regge Baby Boss 2 - Affari di famiglia è quella narrativa: non siamo pronti a scommettere che abbia la stessa importanza della buffoneria, però è notevole come McGrath e McCullers riescano a veicolare un cuore in questo bailamme. Non ci sono spunti particolarmente originali, però è difficile non abbracciare il messaggio della concordia familiare, specie in nome di quel legame infantile che da adulti si dimentica. E la morale principale, un messaggio contro l'ossessione del crescere in fretta, non potrebbe in fondo essere veicolato da un film migliore di questo, condotto da autori che paiono aver trasformato in stile di vita le liberatorie, lunghe e sputazzanti pernacchie che emettevamo da piccoli.
- Giornalista specializzato in audiovisivi
- Autore di "La stirpe di Topolino"