Asterix e il segreto della pozione magica, la recensione del nuovo cartoon

27 febbraio 2019
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I registi Clichy & Astier confermano le ambizioni del Regno degli dei e cercano di superarsi.

Asterix e il segreto della pozione magica, la recensione del nuovo cartoon

In una delle sue abituali raccolte di vischio, Panoramix il druido cade da un albero e s'infortuna. Nonostante Asterix e gli altri abitanti del villaggio cerchino di rassicurarlo, il mago vede l'errore come un segno di invecchiamento: è tempo di trovare un successore, al quale trasmettere la ricetta della pozione magica che garantisce la leggendaria forza sovrumana. Si farà vivo un collega vecchia conoscenza di Panoramix, Rancorix...

Avevamo gli occhi puntati su questo Asterix e il segreto della pozione magica, per due ragioni: i suoi autori e la sua genesi. Registi e sceneggiatori sono infatti ancora Louis Clichy e Alexandre Astier, che già con Asterix e il Regno degli Dei, sempre realizzato dalla Mikros Animation, avevano firmato uno dei migliori adattamenti cinematografici (animati e non) di un albo di René Goscinny & Albert Uderzo. In questo caso però, si sono in più messi al lavoro su un soggetto originale: era da ben 43 anni che non veniva prodotto un film dedicato ad Asterix e Obelix che non prendesse spunto esplicitamente da uno dei quasi 40 albi pubblicati negli ultimi sessant'anni. L'ultima volta accadde nel 1976 con Le dodici fatiche di Asterix, scritto e diretto dagli stessi Goscinny & Uderzo. E' un passo ulteriore che nella visione appare assolutamente necessario. Dopo aver con successo definito uno stile che per tempi comici e qualità dell'animazione (qui persino migliorata) traduce correttamente l'umorismo originale, ora Clichy e Astier dovevano completare il rodaggio del nuovo Asterix cinematografico in CGI.

Non è solo una questione tecnica: come casa Pixar insegna (e Clichy è passato di lì), l'anima del racconto arriva prima ancora della tecnica. Non è semplice, nella bonomia generale della saga e nel suo umorismo autoironico, trovare spazio per una connessione emotiva reale che vada oltre il buonumore. Astier nel soggetto osa: un Panoramix che vede approssimarsi la pensione incrina la formula quel tanto che basta a rafforzarla con un pathos concreto, senza portarla alle estreme conseguenze (e l'ironia tenera del finale è da applausi). La narrazione non ha paura di farsi epica, tra una gag e l'altra, e di conseguenza anche la caratterizzazione del cattivo Rancorix è meno caricaturale del solito: umana, effettivamente minacciosa, al punto da porre a Panoramix un dilemma etico nemmeno disprezzabile.
Il plot esiste e non è una scusa da merchandising per il marchio: Asterix e Obelix hanno scene significative ma non monopolizzano l'attenzione, non essendo onnipresenti, così la coralità e quel respiro epico ne guadagnano. I fan più oltranzisti sono comunque accontentati: gli ammiccamenti non mancano, tra gli immancabili pirati da affondare e un ritorno alla Foresta dei Carnuti (con personaggi ripresi da "Asterix e i Goti").

Conta soprattutto, al netto di un tollerabile rallentamento del ritmo nella parte centrale, che l'Asterix cinematografico abbia definitivamente imboccato un percorso autonomo di autorialità, così come in parallelo l'albo è stato ereditato dai nuovi Jean-Yves Ferri e Didier Conrad già da qualche anno. Uderzo e la figlia di René, Anne Goscinny, hanno sul serio piantato le radici del futuro per il personaggio.



  • Giornalista specializzato in audiovisivi
  • Autore di "La stirpe di Topolino"
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