Artemis Fowl, la recensione del film tratto dai romanzi di Eoin Colfer in streaming su Disney+

12 giugno 2020
2.5 di 5
9

Spostato dalla sala al servizio di streaming Disney+, Artemis Fowl di Kenneth Branagh adatta i romanzi fantasy di Eoin Colfer.

Artemis Fowl, la recensione del film tratto dai romanzi di Eoin Colfer in streaming su Disney+

Artemis Fowl (Ferdia Shaw) è un dodicenne genio, abbandonato dal padre Artemis sr. (Colin Farrell) in circostanze misteriose: grazie alla fidata guardia del corpo Domovoi Leale (Nonso Anozie), Artemis realizza che il genitore aveva un legame col mondo delle fate, a quanto pare non una semplice favola della buonanotte. Il papà è infatti stato rapito da una figura magica che chiede come riscatto il potente manufatto Aculos. Artemis, che non ha idea di dove si trovi, decide però di stanare le creature fatate per avere qualche chance. Il suo piano si scontrerà con la cocciutaggine della comandante Tubero (Judi Dench) della Libera Eroica Polizia delle Fate, e di una volitiva agente, la fata Spinella Tappo (Lara McDonnell).

Consistente in otto romanzi fantasy umoristici pubblicati tra il 2001 e il 2012, la saga di Artemis Fowl dello scrittore irlandese Eoin Colfer genera solo ora questo Artemis Fowl diretto da Kenneth Branagh, dopo una gestazione cinematografica durata quasi vent'anni: il progetto è passato nel frattempo dalla Miramax di Harvey Weinstein alla Disney, che travolta dallo stop del Coronavirus l'ha dirottato su Disney+, il suo neonato servizio di streaming. Forse era destino che un lungometraggio ad alto budget da Artemis Fowl non si dovesse realizzare: dopo averlo visto, è evidente che qualcosa nella traduzione da un mezzo all'altro si sia perso.

Ci sono modifiche del plot del primo romanzo, con un'introduzione anticipata della villain Opal, apparsa dal secondo volume. Più che però le modifiche meccaniche, che in una trasposizione come questa sono inevitabili e anche comprensibili ai fini di impostare una saga cinematografica, lascia perplessa l'interpretazione dello spirito di fondo.
Abbiamo letto il primo libro ed è evidente che l'inganno e lo scontro di menti in una partita a scacchi fosse l'asse portante della narrazione: sulle pagine Artemis, nonostante Colfer gli conceda ogni tanto sprazzi d'umanità, è fondamentalmente un piccolo fetentone, discendente di una stirpe di criminali. Non sappiamo se a causare la metamorfosi di questo che doveva essere un punto fermo sia stato Branagh, che cercava un' "umanità" che nel libro latita in termini classici, o la committenza Disney, preoccupata nel costruire una serie su un eroe parecchio discutibile. In effetti non lo è per niente: leggendo il romanzo, si parteggia molto più facilmente per le fate e in particolare per Spinella Tappo. Artemis è diabolico e cerca tesori. E' un ladro. Nel film sembra muoversi solo perché gli manca il babbo e vuole salvarlo, e si ha quasi la sensazione che non metterebbe altrimenti il suo genio al servizio di questa storia.

Una volta che il personaggio di Artemis subisce questa metamorfosi d'intenti, anche la sua genialità rimane nel film più dichiarata che dimostrata nei fatti, sopravvivendo in alcune scene che ci mostrano sprazzi dell'Artemis sfrontato del libro, a questo punto non molto coerente con l'insieme. Perché si dichiara "criminale" quando la sceneggiatura fa di tutto per dirci che in fondo nè lui nè il padre lo sono davvero? E' probabile che lo spettatore che non conosca i libri si trovi un po' disorientato nell'inquadrare il ragazzino, perdendo la bussola nel guazzabuglio fantasy-satirico di Colfer: i libri erano tenuti insieme dagli obiettivi criminali di Artemis, da una cattiveria pestifera espressa dalla maggior parte dei personaggi e da uno scontro (con al massimo qualche tregua per obiettivi comuni transitori) tra umani e fate. Nel film si ha fretta di rendere eroi puri la maggior parte del cast: non solo Artemis, ma anche Spinella da agente imbranata e incostante diventa molto più sicura di sè, motivata a sua volta dal riscatto del nome infangato di suo padre. Lo sberleffo fantasy grottesco di Colfer viene perciò tramutato a fatica in una storia epico fantasy più equilibrata ma anche meno divertente, dove lo scontro di civiltà è appena accennato, per essere immediatamente messo da parte in nome di una "minaccia comune".

Se persino il comandante Tubero diventa elevato e infallibile, assumendo il ruolo e la naturale saggezza sprezzante di Judi Dench, non rimane che cercare la risata nel solo nano Bombarda Sterro, interpretato da Josh Gad e abbastanza fedele alla sua caratterizzazione nel romanzo: peccato soltanto che non sia proprio un nano e anzi si lamenti con gli altri personaggi di essere un "nano gigante". Trovata di sceneggiatura o improvviso contenimento del budget, per non dover rimpicciolire digitalmente Gad in ogni inquadratura?
Saremmo curiosi di sapere come reagiranno i fan dei libri di fronte all'adattamento molto libero dell'Artemis Fowl cinematografico: personalmente avevamo trovato il libro divertente proprio nella sua sfacciataggine politicamente scorretta di ergere un ladro dodicenne, il tramite dei piccoli lettori, ad anti-eroe della situazione. Mancando quello, ci sembra che il film di Branagh sia pieno di potenzialità che girano a vuoto... e gli interminabili minuti finali utili solo a impostare altri capitoli della serie fanno sembrare tutto quello che abbiamo visto solo un costoso pilot.



  • Giornalista specializzato in audiovisivi
  • Autore di "La stirpe di Topolino"
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