65 - Fuga dalla terra: recensione del film di sopravvivenza con Adam Driver

27 aprile 2023
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Tra l'horror, la fantascienza e il film di sopravvivenza, 65 - Fuga dalla terra è un divertente giocattolone dal ritmo indiavolato che però sottolinea l'importanza della famiglia. La recensione di Carola Proto.

65 - Fuga dalla terra: recensione del film di sopravvivenza con Adam Driver

Chi non vorrebbe farsi trasportare verso l'infinito e oltre, o in una semplice missione di ricognizione nello spazio, da un capitano con la fisicità robusta, lo sguardo intelligente e l'allure di Adam Driver? Se proprio fossimo costretti a viaggiare surgelati in un'astronave forse meno cool del Millennium Falcon e tuttavia dotata di tutti i comfort, è a lui che affideremmo volentieri il nostro destino. Quindi, la scelta di Scott Beck e Bryan Woods di rendere l'ex Kylo Ren di Star Wars protagonista di 65 - Fuga dalla Terra è più che legittima. Molto originale, poi, è l’idea di far precipitare la navicella spaziale sul nostro pianeta: non quello di oggi che tanto preoccupa Greta Thunberg, ma la Terra come probabilmente doveva essere nell'era mesozoica, quando a lasciare impronte su un suolo bagnato e a levare in cielo ruggiti spaventosi erano i dinosauri.
Proprio i dinosauri, anzi dinosauri di ogni foggia, imperversano con crudeltà lungo l'intero film, quasi a dirci che, tanto tanto tempo fa, subito prima della deriva dei continenti, la Terra era davvero un brutto posto: umido, fangoso, melmoso, cupo e stracolmo di creature così feroci e animali talmente velenosi da rendere la selvaggia Tasmania, nota per la sua natura ostile, una specie di Disneyland.

Tornando ad Adam Driver, il suo Capitano Mills ha una figlia malata, che ha avuto la sfortuna di nascere con una di quelle malattie crudeli che il cinema ama tanto raccontare, accanendosi quasi sempre contro i bambini. È per trovare i soldi per curarla che Mills ha accettato di sfrecciare fra le stelle per 2 lunghi anni, e adesso è l'unico superstite dell'incidente spaziale insieme a una ragazzina di nome Koa (Ariana Greenblatt) che ha più o meno la stessa età della sua adorata piccina. La dinamica fra i due personaggi è interessante, peccato però che non abbia il giusto spazio nell'economia della vicenda. È un problema? È davvero è una colpa imperdonabile sacrificare la psicologia all'azione? Forse no, perché nel nostro caso è il genere di appartenenza che lo richiede. 65 - Fuga dalla Terra sta infatti tra il film di sopravvivenza, l' horror e l'action movie, esattamente come A Quiet Place (sceneggiato da i due registi), solo che stavolta in primo piano ci sono i bestioni da ammazzare e le insidie da cui fuggire, e in questo senso si comincia alla grande, con frotte di raptor assetati di sangue, insetti raccapriccianti e altri esseri non ben identificati ma rigorosamente letali. Sembra che tutti insieme vogliano impedire che Mills e Koa arrivino in cima a una montagna dov'è rimasta la metà dell'astronave contenente la capsula spaziale con cui volare via.

È facile identificarsi nei protagonisti di 65 - Fuga dalla Terra, e se succede è perché la loro disavventura viene raccontata quasi in tempo reale, svelando una dimensione che in un certo senso ci è familiare, grazie ai vari Jurassic Park, ma che sembra insistere sul fatto che, all’epoca, non c’era posto per l’uomo sul nostro pianeta. E allora, quando due esseri umani lo invadono, opponendo alla legge del più forte la legge del più smart, è logico che l'intero mondo animale e parte di quello vegetale si ribellino. Ecco perché c'è un tale dispiegamento di forze "del male". Il problema è che, dopo una prima carrellata di bestiacce, si scivola nella ripetizione. Sembra di stare in un videogioco? - si domanderà qualcuno. Sì, siamo in un videogioco, e nei videogiochi si parla poco o non si parla affatto. Il silenzio di Adam Driver, però, è eloquente, e il suo sguardo risoluto ci fa capire che molto probabilmente lui e Koa raggiungeranno la vetta. Mentre ci provano, i registi si divertono a lasciare il pericolo nel fuori-campo, amplificando però i suoni. Si ha così l'impressione che almeno 10 Tyrannosaurus Rex premano sui bordi dell'inquadratura e che prima o poi l'avranno vinta. Certo, qualche campo lungo in più avrebbe giovato, ma sembra che il motto di 65 - Fuga dalla Terra sia: "senza un attimo di respiro", e così siamo costretti a saltare sulla sedia grazie a un efficace jump scare e a tribolare anche quando ci sembra di poter tirare un sospiro di sollievo.

Ma non finisce qui, perché se finisse qui, allora verrebbe da dire che era meglio limitarsi a un B-movie invece di investire nel film 91 milioni di dollari. Non finisce qui perché alle continue minacce animali si aggiunge la difficoltà di comunicazione fra il Capitano Mills e Koa, che parlano lingue diverse. Il loro rapporto è il coté tenero del film, e qui sì che bisognava approfondire di più. In fondo, 65 - Fuga dalla Terra è la storia di due individui che uniscono le forze, che formano una famiglia alternativa. E proprio il concetto di famiglia, che è una delle prime parole che Koa impara da Mills, è l'elemento chiave, esattamente come in A Quiet Place. Un padre dolente e una neo-orfana possono infatti formare una famiglia, un nucleo pulsante, un condensato di amore e solidarietà che diventa l'arma migliore per evitare una tempesta di meteoriti, assestando nel frattempo un calcio a un lucertolone affamato. E c'è perfino un po’ di ironia in alcuni "dialoghi".

In una recensione di 65 - Fuga dalla Terra un critico scrive: "C’era bisogno di questo film?". Certo che sì, verrebbe da rispondere, perché la tensione non si smorza mai e perché a volte sono opere del genere che ci permettono di evadere, per un’ora e mezza o giù di lì, dalla nostra realtà. La dura verità è che anche noi abbiamo un Tyrannosaurus Rex: il giudizio facile e stupido di chi non ha capito nulla eppure continua a fare il prepotente, di chi ha tanto e non si cura di chi ha poco o addirittura niente.



  • Giornalista specializzata in interviste
  • Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali
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