20th Century Women: recensione del film con Annette Bening ed Elle Fanning

27 aprile 2017
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Un romanzo di formazione autobiografico mosso e discontinuo come la vita e un inno alle donne del XX° secolo.

20th Century Women: recensione del film con Annette Bening ed Elle Fanning

"Come sapete, c’è una crescente mancanza di rispetto e una crisi di fiducia riguardo al significato delle nostre vite. Troppi di noi tendono a trastullarsi nell’autoindulgenza e nel consumismo, ma abbiamo scoperto che possedere cose e consumare cose non soddisfa la nostra esigenza di trovare un senso". Queste parole, insieme ad altre bellissime e vere che furono pronunciate da Jimmy Carter nel 1979 e che rimangono a tutt’oggi uno dei più bei discorsi tenuti da un Presidente degli Stati Uniti, occupano, ascoltate in televisione, una delle scene migliori di uno dei film più sorprendenti che la prodigiosa piccola macchina del cinema indipendente americano abbia sfornato nel corso della stagione, un romanzo di formazione che, nonostante una nomination all’Oscar, non ha ancora trovato una distribuzione nel nostro paese, il che è a dir poco scandaloso.

La loro collocazione all’interno di una storia ambientata in un’epoca in cui la perdita dell’innocenza coincideva quasi solamente (nonostante il Vietnam) con una sessualità più libera è perfetta e puntuale,  e ci fa capire che Mike Mills guarda con ammirazione a un XX° secolo certo colmo di problemi, ma in cui si era più solidali e nel quale dinanzi alle esponenti del gentil sesso - fossero esse figlie dei tardi anni ‘20, proto-femministe punk rocker o neo-femministe consapevoli di avere un forte ascendente su giovani maschietti in preda agli ormoni - si dispiegava un’infinita gamma di possibilità.

E’ un inno alle donne, infatti, 20th Century Women - che parte dal desiderio del regista di parlare di sua madre - e a quello che avrebbero potuto conquistare. ma lo si può leggere anche come la celebrazione della parte femminile di ognuno di noi, di quella sensibilità acuita che ci porta a reazioni esagerate ricompensandoci tuttavia con una straordinaria capacità di rimboccarci le maniche per poter dire, come Rossella O’Hara, che "dopotutto, domani è un altro giorno". E’ assecondando questo lato che il giovane Jamie cresce, stordito da mamme reali e putative che gli impartiscono lezioni via via diverse ma accomunate da una grande verità, e cioè che esiste una differenza fra ciò che avremmo voluto essere e ciò che siamo diventati.

Ora, simili perle di saggezza arrivano al giovane protagonista a ondate intermittenti, in un racconto che procede per conversazioni, piccoli salti, aneddoti e consigli elargiti intorno a un tavolo in una casa un po’ dimessa e caotica dove ognuno rivela le proprie paure più intime e ci si vuole bene in maniera un po’ sgangherata. E sgangherato è anche il modo in cui la storia procede, con una moltiplicazione di voci-off e punti di vista che contribuiscono alla definizione della personalità del protagonista esplorando nello stesso tempo i personaggi che lo circondano. E in fondo è giusto che 20th Century Women vada avanti così, perché l'intento è quello riprodurre l’alternanza di stasi e caos dell’esistenza stessa e il ritmo discontinuo della vita.

E discontinua, o meglio un po’ casuale, è infine la maniera in cui, in una mitizzazione di un’epoca per Mills molto significativa, vengono inseriti precisi riferimenti storici, contenuti in filmati d’archivio e fotografie che sono brandelli di una memoria da recuperare e custodire gelosamente. Qui sì che il film gioca all’operazione nostalgia, ma va bene. E poi il ritorno alla finzione è dolce, con la macchina da presa che nuovamente e lentamente si avvicina ai corpi dei vari protagonisti avvertendoci che il racconto riprende e si può ricontemplare la "piccola storia", sia essa reale al 100% o frutto di fantasia.

Interpretato anche da Greta Gerwig, Elle Fanning, Billy Crudup e dal giovane Lucas Jade Zumann20th Century Women è una delle migliori performance di Annette Bening, che rende magnifica la figlia della Grande Depressione Dorothea: donna di buon senso che rivendica il bisogno di indipendenza, che non esita ad ammettere di sentirsi inadeguata e "obsoleta" e che, senza trucco ma molto bella, è espressione di un tempo in cui essere ego-riferiti e autoindulgenti (proprio come non piaceva a Carter) non andava tanto di moda. A poter tornare indietro!

20th Century Women è stato presentato in anteprima nazionale al Bari International Film Festival 2017



  • Giornalista specializzata in interviste
  • Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali
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