20 anni di meno - la recensione della commedia con Virginie Efira

08 maggio 2013
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Una leggerissima commedia francese sulla differenza d'età in amore che segue tutte le regole del genere

20 anni di meno - la recensione della commedia con Virginie Efira

David Moreau è un regista che ama i generi e che, in coppia col collega Xavier Palud, ha firmato il remake di The Eye, ma soprattutto Them, bello, pauroso ed elegante horror da camera, rifatto clandestinamente – e con meno sottigliezze - da The Strangers. Per il suo debutto in solitario, però, ha scelto una commedia romantica, incentrata sul tema della possibile cospicua differenza di età tra i membri di una coppia, in cui la donna in questo caso è più matura.

Peccato che, nonostante tutta l'attenzione e la cura che Moreau mette nel progetto, confezionato in modo impeccabile, il risultato finale assomigli molto di più a una commedia americana di quanto – forse – non fosse nelle intenzioni originali e l'apparente trasgressività della premessa si stemperi nel prevedibile happy-ending.

E, forse anche perché i temi e l'ambientazione sono stati ampiamente e meglio trattati, ad esempio, dalla tv americana con serie come Ugly Betty e Cougar Town, o da film come Da morire e Bad Teacher, sospettiamo un tantino di malafede da parte degli autori. Ci sembra insomma che 20 anni di meno arrivi fuori tempo massimo e parli di cose di cui le riviste di moda, le rubriche di gossip su vip e celebrity e i media in generale, hanno dibattuto in lungo e in largo.

A noi piace la leggerezza di certo cinema francese, quando però non diventa sinonimo di furbizia o superficialità: Moreau e il suo coautore Hamzawi – ai quali avrebbe giovato l'apporto femminile di una partner di scrittura – mettono in scena tutti i canonici luoghi comuni del genere: il giudizio che cambia nel caso che il partner più “vecchio” sia maschio oppure femmina, l'incontro casuale che stravolge le convinzioni e i pregiudizi di una vita, il malinteso iniziale risolto miracolosamente dal sentimento, la donna in carriera che vive sola e che i parenti hanno l'ansia di sistemare, il romanticismo, il sesso perfetto al primo appuntamento, un po' di insistito product placement e così via.

I protagonisti sono belli e bravi ma i loro personaggi vivono – altra costante di questo genere di commedie – in una specie di realtà alternativa upper-class, rendendo più difficile l'identificazione per lo spettatore “comune”. Così com'è, 20 anni dopo è già bell'e pronto per un remake americano che – siamo pronti a scommetterci – non tarderà ad arrivare.



  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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