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Strappare lungo i bordi: Zerocalcare presenta la sua serie animata per Netflix

Alla Festa del Cinema di Roma sono stati presentati in anteprima i primi due episodi della serie che sarà disponibile in streaming dal 17 novembre. Zerocalcare si è definito "un tristone" le cui opere piacciono a quelli che "stanno un po' impicciati". A noi l'anteprima della serie è piaciuta molto: si vede che stiamo impicciati pure noi.

Strappare lungo i bordi: Zerocalcare presenta la sua serie animata per Netflix

Non lo so se Zerocalcare sia l'ultimo degli intellettuali, come da copertina dell'Espresso di qualche tempo fa che mi lasciò vagamente perplesso, diciamo, anche nella sua chiara volontà di provocazione.
Però so per certo che Zerocalcare mi fa molto ridere, e che penso da sempre abbia la capacità di andare a parlare di cose grosse, pesanti, importanti in maniera semplice e spesso anche divertente: che per me è un grande pregio. "I contenuti seri, per passare, hanno bisogno di leggerezza", dice Pietro Galeotti nel suo "La riunione", libro divertente e intelligente edito da Feltrinelli. Divertente e intelligente come Zerocalcare.
Strappare lungo i bordi, il titolo della serie Netflix creata, scritta e diretta dal fumettista romano, sei episodi da circa 15 minuti che saranno disponibili in streaming dal 17 novembre, è puro Zerocalcare.
Nel senso che dentro questi pochi minuti d'animazione fittissimi di parole, riflessioni, rimandi e citazioni, c'è tutto l'universo narrativo del suo suo autore. E c'è per l'ennesima volta - il che non è un male, sia chiaro - la volontà di Zerocalcare di riflettere su sé stesso, in maniera personale ma capace di illuminare in questo modo molte delle idiosincrasie, delle storture e delle fissazioni del presente, e soprattutto il senso di precarietà esistenziale, di incompiutezza, di smarrimento di tutta una generazione. E non solo.
"All'inizio pensavo che successo arrivasse da Roma per via della romanità dei miei fumetti", spiega Zerocalcare, al secondo Michele Rech. "Poi mi sono accorto che non era una questione geografica, e allora ho pensato che si trattasse dei miei riferimenti generazionali, che piacevo a chi aveva visto i miei stessi cartoni da piccolo. Poi ho visto che non era nemmeno una questione di generazioni, e ho capito che il minimo comun divisore di chi entra in sintonia con la roba mia è quello de sta un po' impicciati. Sono tutte persone che hanno vissuto un'inadeguatezza e un'insicurezza che si portano appresso da quando sono piccoli. Se sei romano e hai visto i miei stessi cartoni, ma non hai mai avuto quel problema a relazionarti col mondo, probabilmente le mie storie non ti piacciono".
"Io sono un tristone," prosegue il fumettista, "e nelle cose che faccio viene prima la roba melensa e piagnona e poi quella divertente: ma siccome a Roma il piagnone è l'ultimo anello dalla catena alimentare, al mio nucleo di fragilità da tristone ci ho messo attorno a protezione l'autoironia, la leggerezza e l'umorismo".

Da dove venga il titolo Strappare lungo i bordi lo scoprirete da soli guardando la prima puntata della serie. Sappiate però che si tratta di questioni esistenziali. Trattate alla maniera di Zerocalcare.
Secondo la sinossi ufficiale di Netflix in Strappare lungo i bordi "Zerocalcare percorre un viaggio in treno con Sarah e Secco, gli amici di sempre, verso qualcosa di molto difficile da fare. Tutto, dai ricordi sugli anni della scuola alle lamentazioni esistenziali nei confronti della propria incompiutezza, è narrato con la voce di Zerocalcare, che doppia tutti i personaggi, tranne l’armadillo, che ha la voce di Valerio Mastandrea. È con questo stratagemma che ogni capitolo della storia sembra costruire un tassello di un mondo fatto di pochissime certezze e di amicizie incrollabili. E quando nel finale tutti i pezzi saranno al loro posto, il mosaico che avranno costruito sarà una sorpresa per lo spettatore, ma anche per il protagonista".
"L'andamento è tipo quello della Profezia dell'armadillo", dice Zerocalcare, "con una linea orizzontale con tante deviazioni verticali". Che, per i non iniziati alle arti della scrittura, significa che c'è una storia generale all'interno della quale partono tante parentesi narrative, flashback o digressioni.

Ma cosa ha spinto Zerocalcare ad affrontare l'avventura di ideare, scrivere e dirigere una serie per Netflix?
"A un certo punto mi era venuta voglia di raccontare una storia a cartoni, con un linguaggio più diretto e accessibile di quello dei miei fumetti", racconta. "Ho cominciato facendo i video scemi a casa mia, e mi sono accorto che una storia raccontata in quel modo era molto più guardada di quanto non sarebbe stata letta se fatta a fumetti. Io poi sono un  maniaco del controllo, a volte nei fumetti metto i riferimenti a canzoni, note musicali, e con una serie animata certe scelto non le suggerisci ma le imponi, e controlli l'esperienza di come viene ricevuto il prodotto da tutti i sensi".
Per Zerocalcare quelle della fortunata serie di animazioni autoprodotte nota come Rebibbia Quarantine, realizzata durante i lockdown, è stata una sorta di prova generale: "Mi sono reso conto che fare una serie come questa da solo non era possibile". E l'incontro con Movimenti, studio di animazione indipendente italiano, è stato fondamentale per l'autore per sviluppare Strappare lungo i bordi anche tenendo presente le esigenze di un linguaggio cinematografico.
Quello che Zerocalcare ha tenuto a precisare più e più volte, anche per bocca di Michele Foschini di Bao, suo editore cartaceo che ha partecipato alla produzione della serie, e che nel realizzarla ha avuto una totale libertà creativa: "Ho potuto controllare tutto, collaborare con altri senza snaturare me stesso ma avendo aiuto nei punti in cui non sapevo come procedere. Ho in grosso senso di appartenza tribale, sono molto legato ai mondi da cui provengo, come quello dei centri sociali e della scena punk romana, e tutte le cose che mi portano un po' fuori da lì mi spavenano, perché ho paura di trovare l'incompatibilità: ma finora sono stato molto fortunato e mi è andata sempre bene. In questa serie abbiamo fatto quel che mi mi pareva fossimo in grado di fare e di cui potevo avere il controllo. Abbiamo preso le misure, e ci sono molte cose che mi sono più chiare in previsione di altri progetti d'animazione: ma non dico quali, perché se poi in realtà non le so fare faccio una figura di merda".

Non solo in Strappare lungo i bordi Zerocalcare ha avuto tutta la libertà creativa che desiderava ma, addirittura, ha trovato nei suoi interlocutori la capacità di avere note editoriali che fossero migliorative. Per esempio, nella prima puntata della serie, "si parla dei cessi maschili. E Ilaria Castiglioni di Netflix mi ha fatto notare che mancava tutta una metà del mondo, parlando solo di bagni dei maschi. E allora sono andato a chiedere alle femmine della loro esperienza e ho raccontato pure quella". Per Zerocalcare "la questione delle quote e della rappresentazione delle miniranze se non è fatta da compitino è utole perché racconta un altro punto di vista sul mondo, che è una cosa sempre migliorativa".
E su quella che è stata definita con un eufemismo la sua "esuberanza verbale" Zerocalcare dice che "questa è una serie dove c'è una parolaccia ogni tre parole, ma non mi è stato imposto alcun limite creativo. La mia libertà più o meno totale: certo, ho tenuto conto che qui la mia platea è decisamente molto più vasta del solito, e soprattutto io non uso mai roba omofoba, sessista o razzista, a meno che non sia in bocca a un personagio di quel tipo là."

Insomma: in Strappare lungo i bordi la voce di Zerocalcare è quella di sempre. Anzi, le voci, visto che il fumettista non solo doppia la voce narrante e sé stesso, ma tutti gli altri personaggi della serie (tranne uno). "So' le vocette che fai a scuola per imitare le persone", spiega l'autore. "Sono imitazioni casarecce perché volevo ricreare l'atmosfera di uno che ti racconta una storia orale attorno a un tavolo". L'unica voce non sua è quella dell'Armadillo, che è di Valerio Mastandrea che "è diventato l'armadillo della mia vita reale molto prima di pensare a questioni di doppiaggio", spiega Zerocalcare. "Io non avevo idea di che voce avesse l'armadillo, che è la voce della mia coscienza, ma quando ho sentito Valerio doppiare ho capito che era perfettissimo, che dava un plus gigantesco a quell'impalcatura là."
Un Valerio Mastandrea che, come carattere, fa notare qualcuno, assomiglia molto a Zerocalcare. "Valerio simile a me?", risponde lui. "Se glielo dici si ammazza."

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