Squid Game, il finale era stato già anticipato nel primo episodio della stagione 1?
Squid Game è giunto al termine e i più attenti avranno notato un parallelismo tra l'episodio finale e quello iniziale della serie tv coreana.

E se Squid Game avesse anticipato il finale della Serie TV già nel primo episodio della prima stagione? Difficile, ma non impossibile. Composto da tre stagioni, Squid Game è diventato rapidamente uno dei titoli più virali in casa Netflix e, dopo aver infiammato la piattaforma streaming, ha ottenuto il via libera per una seconda ed una terza stagione che hanno completato la storia di Gi-hun. Vincitore della precedente edizione degli Squid Game, Gi-hun fa di tutto per tornare su quell’isola e fermare una volta per tutto quei giochi folli il cui motore è la disperazione della gente che non conosce inizialmente cosa si cela dietro quelle promesse. Ma il finale della terza ed ultima stagione ha dato da pensare, soprattutto a chi ha avuto modo di ricollegarsi a cosa accade nella prima stagione.
Squid Game, il finale era stato già anticipato nel primo episodio della prima stagione?
Gi-hun decide di salvare una bambina, un’innocente nata per un gioco crudele del destino in mezzo a quelle atrocità. Una vita per una vita è quello che comporta l’ultimo gioco, ma le parole pronunciate da Gi-hun nella scena finale hanno richiamato all’attenzione qualcosa che il personaggio aveva già detto nel primo episodio della prima stagione. Presentato come un uomo da poco, con un debole per il gioco d’azzardo, Gi-hun appare sullo schermo impegnato in una scommessa sui cavalli. Vuole vincere un gruzzoletto così da poter acquistare un regalo di compleanno a sua figlia. Il tema dei cavalli si ripresenta anche più avanti nella storia. Quello che accade nei giochi, del resto, è un po’ come una scommessa sulle corse dei cavalli, con misteriosi VIP che finanziano giochi crudeli all’ultimo sangue puntando sul proprio cavallo vincente.
Ma Gi-hun, nell’ultimo episodio, tende a ribadire: "Non siamo cavalli, ma esseri umani". Pur lasciando la frase in sospeso, senza precisare cosa “sono” effettivamente gli esseri umani, il protagonista rafforza ancor di più la propria fede nell’umanità, credendo che esista ancora qualcosa di buono al mondo. Quella bambina è nata grazie al sacrificio di molti, che hanno protetto la madre Jun-hee persino con la propria vita. Gi-hun muore per lo stesso motivo, sacrificandosi come tutti gli altri. Poco prima di lanciarsi nel vuoto e andare incontro al proprio destino, Gi-hun pronuncia queste parole: “Non siamo cavalli, siamo umani. E gli umani sono…”. Non termina la frase, ma esistono diverse interpretazioni e sfumature. Ad esempio, potrebbe riferirsi direttamente ai VIP che non hanno diritto di trattare gli esseri umani come cavalli al trotto. In ogni caso l’ideatore della serie tv Hwang Dong-hyuk in uno speciale Netflix ha confessato di aver scelto di non concludere quella frase per un motivo specifico: “Ma mentre scrivevo tutto questo, mi è diventato chiaro che non potevo riassumerlo in una sola riga. Le persone sono troppo complesse per essere definite in modo categorico. E se avessi inviato agli spettatori un messaggio così esplicito, così normativo e didattico, avrebbe di fatto contribuito a limitare il messaggio stesso. Così, ho deciso che il resto di ciò che volevo dire sarebbe stato espresso fisicamente da Gi-hun, attraverso le sue azioni, le sue imprese e il sacrificio che compie per salvare quel bambino”.