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Sconfort Zone: Maccio Capatonda ci racconta la sua nuova impresa seriale, su Prime Video dal 20 marzo

Nel suo percorso di crescita attoriale e autoriale, assieme al fido Alessio Dogana, Maccio Capatonda vince la sua scommessa con Sconfort Zone, serie in 6 episodi dal 20 marzo su Prime Video. Ve la presentiamo con la nostra intervista all'autore.

Sconfort Zone: Maccio Capatonda ci racconta la sua nuova impresa seriale, su Prime Video dal 20 marzo

Come Takeshi Kitano, anche Marcello Macchia, pubblicitario, autore, regsta, creativo, ha un alter ego attoriale con cui i più ancora lo identificano: Maccio Capatonda. E come accadde a Stephen King con la sua metà oscura, anche lui a volte ha voglia di ammazzarlo. Da una crisi personale, creativa e in parte di identità, nasce Sconfort Zone, una serie per Prime Video in 6 episodi, prodotta con Banijay Italia e Micidial, diretta da Alessio Dogana e Macchia, e disponibile interamente per un – consigliato - binge watching dal 20 marzo. Non riposare sugli allori è una cosa lodevole per un artista: stanco di ripetere vecchi successi, adorati dal pubblico ma ormai venuti a noia al suo creatore, lo stimolo ad uscire dalla propria comfort zone apre nuovi territori alla propria creatività, porta a inattesi risultati, anche se a volte può essere doloroso. Esplora questi temi in modo paradossale e divertente ma suscitando anche riflessioni più profonde Sconfort Zone, che diventa un po' l'8 e 1/2 di Macchia, l'occasione per mettersi a nudo anche nella propria vulnerabilità e farsi meglio conoscere da un pubblico che conosce a memoria i suoi nonsense, i trailer, i personaggi e i tormentoni. C'è tutto questo e molto altro in una serie che è a parer nostro una scommessa riuscita e di cui abbiamo brevemente parlato con Marcello, quando è stata presentata alla stampa. Ecco la nostra intervista, prima di parlare più approfonditamente di Sconfort Zone.

Cosa è Sconfort Zone: trama e commento

Sconfort Zone non assomiglia a niente che Marcello Macchia abbia fatto fino ad ora, anche se racchiude molti dei suoi amici e collaboratori storici, compresi, in brevi apparizioni, i personaggi che vuole abbandonare e che ha già ucciso nel trailer, come Padre Maronno e Mariottide. Lo spunto (reale) viene dal fatto che l'autore deve realizzare una serie per Prime Video ma non ha idea di cosa scrivere e va in depressione: la sindrome della pagina bianca lo paralizza, è stufo dei vecchi lavori e nemmeno l'amore della compagna (Francesca Inaudi) e i consigli degli amici riescono a dargli la spinta giusta. Finché l'amica di famiglia nonché fidanzata del suo (vero) agente (Camilla Filippi) non gli suggerisce uno psicanalista di fama, il dottor Braggadocio, che saprà sicuramente aiutarlo a ritrovare l'ispirazione. Recatosi dal luminare (Giorgio Montanini), viene sottoposto ad una terapia d'urto che consiste in varie prove, che lo porteranno fuori dalla sua comfort zone e da se stesso, per ritrovare la creatività perduta. La prima consiste nel farsi ricoverare in un hospice per malati terminali e “vivere” l'esperienza del dolore e della morte in una sorta di immedesimazione. Lì Marcello conosce Valerio (Valerio Desirò), un infermiere che lo seguirà anche fuori, nel prosieguo delle prove, di una difficoltà crescente, che mirano a "liberarlo" da ogni responsabilità e lo portano sempre più lontano dalla vita che ha condotto prima.

Sconfort Zone mostra dei lati di Marcello Macchia che non conoscevamo, anche se in fondo intuivamo la vena malinconica e leggermente depressa sottesa al fuoco continuo di trovate e invenzioni linguistiche, diventato il suo marchio di fabbrica e che, per un uomo perfezionista e intelligente come lui, ha richiesto probabilmente uno sforzo maggiore che per altri per conciliarsi con la persona. Non è un luogo comune che i comici nella vita siano più inclini di altri alla tristezza e vittime delle proprie idiosincrasie. Per far ridere con personaggi inventati si finisce per risentirsi dell'identificazione che si crea tra questi e la propria personalità, con cui ovviamente hanno tratti comuni, ma che non sono la stessa cosa. E il prezzo del successo spesso è proprio il fatto che il pubblico non faccia distinzioni tra l'uomo e l'artista. In Sconfort Zone, che Macchia ha definito “autobiografico al 52%”, l'autore decide di mostrarsi, si mette a nudo nella sua fragilità e convince anche nelle vesti di interprete drammatico, perché in quel fondo di verità ci si può facilmente riconoscere, anche se non siamo famosi e neanche creativi. Funziona, Sconfort Zone, proprio per questo mix di comicità e dramma, che non fa rimpiangere quello che viene sacrificato e che gli appassionati del suo lavoro hanno amato. Merito anche di un cast molto affiatato, ma soprattutto della capacità di condensare tutto in sei brevi episodi, che ci portano in posti dove non ci saremmo aspettati di arrivare con quello che abbiamo conosciuto come Maccio Capatonda e che rivendica la sua libertà dall'alter ego che gli ha dato la fama. Se volete sapere se si ride con Sconfort Zone: sì, e molto, ma c'è qualcosa in più che potrebbe sorprendervi e che apre interessanti nuovi scenari nel futuro di uno dei comici più originali che abbiamo mai avuto in questo paese.

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  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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