RomaFictionFest 2016: gli attori Angelo Bison e Juan Diego Botto sul mistero dell'animo umano
Protagonisti delle serie in concorso Good Behavior e Ennemi Public e di un bellissimo incontro con la stampa.
Tra le serie in concorso presentate al RomaFictionFest ce ne sono anche due inedite da noi ma di grande interesse e successo: l’americana Good Behavior (Turner) e la belga Ennemi Public. I due protagonisti hanno partecipato a una conferenza stampa congiunta che si è rivelata ricca di interesse artistico ed umano e di convergenze… parallele, come si diceva un tempo, tra i due attori. L’italo belga Angelo Bison (accento sulla o, genitori del vicentino) alla sua prima prova con la fiction dopo decenni di teatro, in Ennemi Public interpreta un pedofilo e assassino di bambine che, finito di scontare la sua pena, viene mandato in un convento e affidato alla sorveglianza dei frati. Ma quando una bambina scompare, nel villaggio si destano i sospetti nei suoi confronti. È davvero bello e vario il mondo delle serie, soprattutto quando ti permette di scoprire attori di alto livello e di altrettanto spessore morale.
Come si è trovato con un personaggio così difficile? È stato difficile, specie in Belgio, dove c'è stato Marc Dutroux e il ricordo è ancora doloroso. Quando mi hanno chiamato per fare questo ruolo ho chiesto agli autori cosa volevano fare e loro mi hanno detto che dietro il mostro, che lo vogliamo o no, c'è un essere umano. Questa cosa mi ha colpito e mi è piaciuta molto perché amo la complessità dell’animo umano ed è stata una sfida che ho amato. Quello che per me è una cosa centrale di Ennemi Public è che non è bianco o nero, perché il mondo non lo è, anche se tanti ora dicono o con noi o contro di noi, che sono discorsi molto pericolosi. Nel bene c'è il male e nel male c'è il bene. Mi piace questa complessità della vita, per questo la serie è speciale, mi sembra più giusto questo colore.
Juan Diego Botto, argentino, in Good Behaviour interpreta un altro assassino, in questo caso un sicario la cui vita si incrocia con quella della protagonista Michelle Dockery, che molti ricordiamo in Downton Abbey e così si è espresso su personaggio e serie: La cosa interessante è il punto di partenza di questa serie, dove c'è un personaggio di donna appena uscita dal carcere con problemi di droga e alcool, che incontra un sicario e finiamo per affezionarci a questi due terribili personaggi da cui nella vita reale sicuramente scapperemmo. Mi è sembrato uno spunto affascinante per una serie. Nel mio personaggio si uniscono una premessa moralmente inaccettabile ed elementi di grande rigore morale. Come diceva il mio collega, il mistero dell’anima umana è sempre affascinante e quanto più oscuri sono questi misteri tanto più intrigante è la possibilità di interpretarli.
Angelo Bison racconta come si è trovato coinvolto in questa serie: Ho alle spalle una carriera teatrale di 37 anni, per il Belgio questi sono i primi passi nella fiction, prima c'era il deserto, per fare il cinema bisogna andare a Parigi ma io stavo bene a Bruxelles e mi sono immerso nel teatro che mi ha regalato molte soddisfazioni. Mi hanno contattato questi due ragazzi di trent’anni e io gli ho detto: “guardate che io faccio teatro, fate attenzione perché se non si crede al personaggio di Béranger non c’è serie, non c’è fiction, mi date un compito molto pesante”. Ma loro mi hanno dato fiducia e così siamo partiti.
L’idea che questo serial killer venga affidato a dei frati è piuttosto strana. Mi sembra una cosa bellissima mettere un personaggio come questo criminale nella fede cristiana dove il perdono è al centro della religione e trovarmi là, in mezzo a questi attori, mi ha colpito molto, anche perché sono di educazione cristiana. Il personaggio si confronta con Dio, questa cosa mi ha colpito, ma non capisce questa cosa, cos’è la fede, l'amore di Dio, per lui è come se parlassero in cinese. Non deve essere colpito da tutte queste cose e dunque è stato difficile per quelli che recitavano con me perché questo personaggio è come un muro, uno specchio, difficile da rendere come emozione.
E come è stato accolto dalla gente? In Belgio avevo chiesto ai produttori se avevano previsto delle guardie del corpo per me dopo la messa in onda, perché la televisione arriva direttamente nell’intimità della gente. Invece mi fermavano per strada, mi facevano i complimenti ed ero sorpreso di come avevano preso la cosa. Mi sembra sia qualcosa che ha fatto del bene perché se n'è parlato e ha permesso alla gente di buttare fuori quello che aveva dentro.
La dinamica tra i due protagonisti di Good Behavior ricorda un po’ quella in Out of Sight e Nikita, c’è stato un riferimento consapevole? Risponde Botto: Ho visto i film ma non li ho associati a questo progetto che ha origine da una serie di racconti di Blake Crouch sul personaggio di Michelle, Letti, mentre il mio appare appena all'inizio del primo racconto, è una creazione direttamente televisiva. Avevamo in mente altri riferimenti, questo progetto si muove su un terreno ambiguo, tra la commedia, il thriller e il dramma. Credo che l'alchimia tra di noi sia quello che sostiene la serie, questa tensione per cui vuoi che lei scappi e al tempo stesso che si metta con l'assassino vuol dire che funziona, è la storia di due personaggi marginali che cercano disperatamente di essere normali in un mondo che non li prevede.
Avere una fonte letteraria alle spalle aiuta? J.D. Botto: In genere è un aiuto perché ci sono informazioni che non sono presenti nella sceneggiatura, come in questo caso che molte parti del libro sono state tolte. Il pericolo è fare troppo riferimento a cose eliminate dal romanzo, che non cono nella storia e che lo spettatore non conosce. Servono come materiale di ricerca ma non è la materia prima che ti serve per costruire il personaggio. Bisogna essere scrupolosi nel farlo. E Bison, come ha costruito il personaggio? Ci sono tanti capostipiti, Il silenzio degli innocenti, M… Mi hanno detto subito che in lui non c'è emozione umana, è un uomo che vive altrove, non in questo mondo, e chiedere a un italiano di non fare le emozioni è dura, mi sono chiesto come fare. Ho letto tantissimo ma poi ho buttato tutto via, ho cercato dentro di me e ho chiesto aiuto a loro e me lo hanno dato, mi hanno preso per mano e accompagnato.
Avrà un sequel Ennemi Public? La stagione 2 è in fase di scrittura si girerà da agosto 2017, ed è l'unica esperienza che ho finora fuori dal teatro, un personaggio nuovo per me e molto difficile, ma ho vinto un premio in Francia per aver fatto un atto unico sul filosofo Louis Althusser che ha ucciso la moglie, mi piacciono i personaggi perturbati. Gli fa eco Botto: La penso allo stesso modo. Provo un inspiegabile piacere nell’indagare questi personaggi oscuri, è una scusa per esercitare quello che non si può fare in società. Dentro di noi ci sono angeli e demoni, quando un attore ha la scusa per esplorare i propri mostri interniori è un progetto affascinante. Sta dentro di noi questo spazio che normalmente si nasconde, come diceva Michelangelo della scultura, che era già dentro il marmo e bastava tirarla fuori, in noi c’è già il personaggio.
Ma a sorpresa, Botto rivela il suo impegno e il suo tragico vissuto personale, commuovendo i presenti. Hijos è un'associazione creata a Buenos Aires anni negli anni Novanta dai figli dei desaparecidos della dittatura argentina tra il 1976 e il 198, io ne faccio parte perché mio padre è stato sequestrato e assassinato nel 1977. Quella che facciamo è una delle poche domande sociali che sono riuscite a ottenere una vittoria che poteva sembrare impensabile. È molto difficile in un processo storico che si prendano i responsabili di una dittatura, ma in Argentina si è riusciti a farlo, sono in corso processi civili e i colpevoli vanno in prigione, in ambito artistico ho scritto molti progetti che parlano di questo. Teatro per l'Identità è un progetto itinerante che affronta il problema dei molti figli nati in prigionia e affidati a persone amiche della dittatura, va in tutte le città dell’Argentina per far sì che vedendolo alcuni si chiedano se sono loro questi figli. Al momento se ne sono recuperati più di cento su 500 sequestrati. Io ho scritto cinque opere teatrali e tutte hanno a che fare con l'esilio e la dittatura argentina, l'ultima è stata premiata in Spagna e voglio farne un film entro due anni.