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Mya propone A passo di danza, la nuova serie di Amy Sherman-Palladino

La danza per sopravvivere. Non per sfondare, non per il successo a tutti i costi. Per fuggire dalla monotonia, piuttosto, per rifarsi una vita, per tornare ad avere fiducia. In se stesse e negli altri. A passo di danza, il dramedy nuovo di zecca che Mya trasmette in esclusiva dal 12 marzo ogni martedì alle ore 21:15 con un doppio episo...


La danza per sopravvivere. Non per sfondare, non per il successo a tutti i costi. Per fuggire dalla monotonia, piuttosto, per rifarsi una vita, per tornare ad avere fiducia. In se stesse e negli altri. A passo di danza, il dramedy nuovo di zecca che Mya trasmette in esclusiva dal 12 marzo ogni martedì alle ore 21:15 con un doppio episodio, è firmato da Amy Sherman-Palladino, già ideatrice del cult generazionale Una mamma per amica.

Delusa da una vita in “seconda fila” nei balletti di Las Vegas tutta piume e forme in mostra dove ce la fanno solo quelle giovani e pettorute, Michelle Simms (Sutton Foster) cede alla corte dell’ammiratore alla soglia dello stalkeraggio Hubbell Flowers (Alan Ruck). Dopo una sbronza per dimenticare l’ennesimo provino andato a male, Michelle accetta di sposare l’uomo che l’ha riempita di regali e di seguirlo a Paradise. Un nome, un programma. Nella casa-museo che Hubbell condivide con la madre (“come un serial-killer”), Michelle si pente ben presto di essere salita all’altare - seppure a Las Vegas - soprattutto dopo essersi imbattuta nella suocera asfissiante Fanny (Kelly Bishop), ex ballerina e insegnante di danza nella palestra adiacente alla casa. Neanche il tempo di fare le valigie che Hubbell muore in un incidente. Le due donne, seppur diversissime, troveranno nella danza e nel suo insegnamento (di vita) quel link per sopravvivere e andare avanti insieme.

Giovani sponde del nuovo corso di coppia alla Paradise Dance Academy si rivelano le adolescenti Bettina ‘Boo’ Jordan (Kaitlyn Jenkins), dolce ma insicura di sé per il suo corpo non filiforme; l’altezzosa e talentuosa Sasha Torres (Julia Goldani Telles), priva tuttavia di quel “fuoco sacro” che potrebbe farla emergere; Virginia ‘Ginny’ Thompson (Bailey Buntain), la quale cerca di sopperire con l’entusiasmo le pecche danzanti; e la sempre allegra Melanie Segal (Emma Dumont).

Il titolo originale della serie, Bunheads, si riferisce al termine slang dell’ambiente di ballo per indicare la pettinatura a chignon utilizzata nella danza classica. Oltre a esserne ideatrice con Lamar Damon, Palladino firma altresì da produttrice esecutiva (al fianco di John Ziffren). La spumeggiante colonna sonora è composta da Sam Phillips. Sia Sutton Foster - per questo ruolo definita “l’attrice rivelazione fortysomething della serialità USA” - sia Kelly Bishop, hanno conosciuto trascorsi musical. La prima, debuttante da protagonista sul piccolo schermo, è stata candidata ben otto volte ai prestigiosi Tony Awards, aggiudicandosene uno nel 2002; la seconda ha vinto anch’essa un Tony Award (nel 1976) e ha preso parte a Broadway al celebre A Chorus Line. Reduci da Una mamma per amica, si contano almeno 12 interpreti - tra quelli fissi e saltuari - nella nuova serie firmata Palladino, Kelly Bishop in testa.

A proposito del telefilm, la stessa Palladino ha spiegato che “l’idea iniziale era quella di prendere come spunto la base di Glee e tradurla nell’ambiente delle ballerine. Poi mi sono ricordata di alcune ragazzine che erano a scuola con me e che praticavano la danza classica e ho scelto quattro attrici che le interpretassero”. Per quanto riguarda la figura della protagonista disillusa Michelle, “ho pensato a qualcuno che somigliasse a Heather Watts, prima ballerina del New York City Ballet che ha dovuto fare i conti con lo spietato mondo del balletto e arrangiarsi per conto suo. In un certo senso Michelle rappresenta una sorella di Heather, se solo avesse preso un’altra strada...”.

Se Brian Lowry su Variety ha chiosato che “i personaggi di Sherman-Palladino con la loro chiacchierata brillante e la malinconia sottile non fanno altro che arricchire il tessuto di una serie che bilancia perfettamente commedia e dramma”, James Poniewozik su Time ha definito la serie “tutta da godere”. Se per Linda Stasi del New York Post si “tratta del migliore telefilm sulla danza che ci sia in tv, con la sua imprevedibilità non somiglia a niente di già visto”, per Hank Stuever del Washington Post ha “quel tocco inafferrabile che la maggior parte delle serie tv non riesce a centrare nei primi episodi, con una scrittura folle e intelligente che sa virare di continuo verso le emozioni quando ce n'è bisogno e poi, in modo altrettanto veloce, tornare alla leggerezza”.

Fonte: Ufficio Stampa Reti Mediaset

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