Laverne Cox rivela a TIME di aver tentato il suicidio

Astro nascente dello spettacolo, star del dramedy acclamato da pubblico e critica Orange Is the New Black e vincitrice lo scorso mese dello Stephen F. Kolzak Award, Laverne Cox, attrice e attivista transgender, rivela in un’intervista con TIME di essere stata talmente in conflitto con il suo genere e la sua sessualità di aver cercato di togliersi la vita quant’era adolescente.

“Durante la pubertà, l’attrazione per gli altri ragazzi era molto forte” dice Cox alla rivista, che le dedica la copertina del nuovo numero in edicola. È la prima di TIME – che titola “The Transgender Tipping Point” perlando della “prossima frontiera per i diritti civili in America” – con un transgender. “Imparai in chiesa che era un peccato. Immaginavo che mia nonna vegliasse su di me sapendo quello che mi passava per la testa, trovandosi in cielo. Così andai all’armadietto delle medicine e trovai un flacone di pillole. Lo presi. Le ingoiai tutte. E andai a dormire sperando di non svegliarmi... Pensai che mi avrebbero ucciso. Ma non lo fecero”.

Cox racconta di essere cresciuta in Alabama con la madre e il fratello gemello (anch’esso nel cast di OITNB). Durante quegli anni fu vittima di bullismo, per via del suo aspetto femminile. Cominciò a sospettare di essere transgender in terza elementare. “L’insegnante chiamò mia madre e le disse: ‘Suo figlio finirà a New Orleans vestito da donna’”, ricorda. “Prima di allora pensavo di essere una bambina e che non c’era alcuna differenza tra ragazzi e ragazze. Penso che nella mia testa fossi convinta che avrei raggiunto la pubertà e sarei diventata una ragazza”.

Ai ragazzi che stanno affrontando la sua stessa situazione oggi, Cox dice: “Con Internet puoi connetterti con persone simili a te che possono trovarsi dall’altra parte del Paese, possibilità che io non ho avuto. Penso che, rispetto al passato, sui media si trovino più modelli cui i giovani trans possono accostarsi. Ora ci sono così tante risorse là fuori che possono far sentire meno soli e aiutare ad accettare ciò che si è e si sta affrontando invece di pensare, ‘Cosa c’è di sbagliato in me?’”.