Emily in Paris, l'intervista a Samuel Arnold: "Nella quinta stagione Emily e Julien fanno squadra"
Al Filming Italy Sardegna Festival abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con Samuel Arnold, che in Emily in Paris interpreta Julien. L'attore ci ha parlato del suo immenso amore per l'Italia, della quinta stagione della serie e di cosa vorrebbe sapere a proposito del suo personaggio che non è ancora stato svelato.

Da fan accaniti di Emily in Paris, non abbiamo creduto ai nostri occhi quando abbiamo saputo che uno degli ospiti del Filming Italy Sardegna Festival sarebbe stato colui che presta il volto a Julien, il primo collega dell'agenzia Savoir che Emily incontra. Eccentrico e volubile, Julien è un grandissimo esperto di moda ed è snob come solo gli abitanti della capitale della Francia sanno essere. A interpretarlo, come sapete, è Samuel Arnold, attore di nazionalità parigina con una solida formazione alle spalle. Lo incontriamo alla fine della seconda giornata del festival e subito ci innamoriamo perdutamente della mise che ha scelto per le interviste nel giardino di Forte Village. Il nostro indossa con eleganza e disinvoltura un completo nero in stile Givenchy. I pantaloni sono corti, e, ai piedi, Samuel sfoggia uno splendido paio di Louboutins. Al collo ha invece un ciondolo a forma di pantera che ci fa pensare a Black Panther, che, guarda caso, è uno dei suoi supereroi preferiti. Inutile dire che, da appassionato di fumetti qual è sempre stato, Samuel Arnold adorerebbe entrare nel Marvel Cinematic Universe. Non ci sembra un sogno irrealizzabile, vista la sempre crescente popolarità di Emily in Paris, diventata ormai un fenomeno di culto.
Proprio dalla serie con protagonista Lily Collins comincia la nostra intervista all'attore, nella fattispecie dagli episodi ambientati a Roma, che ha fatto da sfondo anche alla quinta stagione: "Sarò sincero" - dice Arnold. "La prima volta che sono venuto in Italia, ho sviluppato una vera e propria ossessione per il cibo. Non ero mai stato nel vostro paese e, mentre giravamo la quarta stagione di Emily in Paris a Roma, sono passato in macchina davanti al Colosseo e mi sono commosso. Non ero mai riuscito a capire perché i turisti che vengono a Parigi si emozionino guardando la Torre Eiffel e a volte piangono. Abitando a Parigi, sono abituato a vedere la Torre Eiffel e quindi non mi fa nessun effetto, ma a Roma ho capito cosa provano. L'ho trovata una città meravigliosa. Se devo paragonare le riprese della quarta stagione a quelle delle prime tre, ambientate interamente a Parigi, ammetto che in Italia mi sono divertito molto di più, forse perché mi sentivo un turista e ogni cosa mi appariva meravigliosa. Molte persone dicono che Parigi è un museo a cielo aperto e hanno ragione, ma lo stesso vale per Roma, e anche se eravamo in Italia per lavorare, restavo continuamente incantato da ciò che avevo intorno.
Cosa persi di Julien e del modo in cui cambia durante la serie? All'inizio non è molto amichevole con Emily…
Credo che Julien incarni il perfetto parigino. Una cosa che dovete sapere dei parigini è che è molto difficile stabilire un rapporto con loro o meglio rompere il ghiaccio, ma quando ci riesci, trovi un amico per la vita. Credo che l'arco drammatico, l'evoluzione del personaggio di Julien nella serie dimostri apertamente quanto i parigini si si avvicinino cautamente a un individuo cercando innanzitutto di capire se sia sincero e leale. Una volta trovate queste due caratteristiche, riescono a legarsi per la vita all'individuo in questione.
Come descriveresti il rapporto fra Emily e Julien durante la quinta stagione?
Non so se posso parlare della quinta stagione, ma quello che posso dire di Emily e Julien è che fanno squadra. Ce ne accorgiamo soprattutto nella parte ambientata a Roma. Abbiamo già girato tutte le scene romane ed è stata un'esperienza meravigliosa. Emily e Julien sono come fratello e sorella, e quindi a volte bisticciano, ma per la maggior parte del tempo sono come una famiglia.
Per la strada la gente ti riconosce? Ti ferma? Cosa ti dice?
La gente mi sorride, molti mi fermano e mi dicono: "Somigli tantissimo a Julien, quello di Emily in Paris". Devi sapere che quando esco, solitamente prediligo l'abbigliamento sportivo e indosso larghe felpe con il cappuccio. Insomma sono l'opposto di Julien, che è sempre molto alla moda. E succede che le persone vengano da me e mi dicano: "Somigli a Julien". Io rispondo: "Io sono Julien", e loro: "No, non sei tu". In ogni modo i fan mi inondano di amore e, più andiamo avanti con la serie, più il nostro lavoro viene apprezzato e ci fermano per la strada, e non succede solamente a Parigi. Sono grato alla vita per questa cosa e mi rendo conto che significa che quello che facciamo funziona, e mi auguro che funzionerà ancora di più in futuro.
Qual è il complimento più bello che hai ricevuto per Emily in Paris?
Il complimento più bello che ho ricevuto è: "Sei completamente diverso dal tuo personaggio". Sentire queste parole è stata per me una grandissima soddisfazione perché ho lavorato sodo per costruire Julien, che è un personaggio inventato, e per far credere al pubblico che invece esiste. Mi piace interpretare personaggi lontani da me e provo una grande soddisfazione quando gli spettatori lo notano.
Cosa manca a Julien?
A pensarci bene, al mio personaggio mancano tantissime cose. Ci troviamo dentro a una serie e non possiamo mettere tutto ciò che vogliamo, ma mi piacerebbe vedere qualcosa in più della sua vita privata, delle sue passioni e dei suoi hobby, della sua famiglia e quindi dei suoi genitori , dei suoi amici, dei suoi weekend. Vorrei vedere tutto di Julien.
Qual è il tuo personaggio preferito di Emily in Paris? Ovviamente escludendo Julien
Il mio personaggio preferito della serie è Luc, il mio partner in crime, che tra l'altro ha origini italiane, venendo da Bergamo. Lo interpreta Bruno Gouery e lo adoro perché ha qualcosa di folle.
Ti consideri una fashion victim? Che rapporto hai con la moda?
Non so se considerarmi una fashion victim o se invece sia la moda ad essere una mia vittima, ma ciò che amo soprattutto, ed è cominciata quando ero bambino, è l'arte. Mi piace raccontare storie e mi sono sempre vestito in accordo con gli universi che immaginavo. Quando ero bambino, mi vestivo da eroe, da ballerino e così via. Provavo a narrare storie attraverso ciò che sceglievo di mettere. Non sono mai stato un esperto di brand, ma sapevo benissimo cosa indossare e cosa raccontare e, grazie a Emily in Paris e al mio personaggio, ho cominciato a capire che esiste il mondo della moda e che ha le sue regole ben precise. E tuttavia per me vengono prima le storie. Ad esempio adesso siamo in Sardegna, c'è il sole e ho deciso di indossare un completo che avesse qualcosa di dirompente, e quindi pantaloni corti e niente sotto la giacca perché fa caldo. Infine volevo che la mia mise avesse qualcosa di molto classico. Spero di esserci riuscito.
Nel tuo curriculum c’è un film intitolato Expectations. Cosa ci puoi dire a riguardo?
Posso dirvi che l'abbiamo girato in Canada e che interpreto un personaggio completamente diverso da Julien, e mi auguro che il film arrivi nelle sale molto presto. È una libera interpretazione del romanzo di Charles Dickens Grandi speranze e posso dire che è tutto molto moderno, anche se indossiamo abiti vintage. Ci sono nuovi personaggi e la storia che viene raccontata è quella dei bambini che vengono adottati da Miss Havisham, che è una ricca signora, e vanno tutti ad abitare da lei perché la sua vita è in pericolo. Durante i fine settimana Miss Havisham li fa giocare a un gioco, con la promessa di lasciare loro la sua eredità in caso di vittoria. Il problema è che i bambini si odiano e sono costretti a restare nella proprietà a causa della neve e all'improvviso qualcuno muore, con tutte le conseguenze del caso. Mi sono divertito tanto a girare questo film.
Ti piacerebbe scrivere o dirigere un film?
Quando ho finito la scuola di recitazione anni fa, la prima cosa che ho fatto è stata cimentarmi il più possibile nelle sceneggiature e nella regia, perché pensavo che nessuno mi avrebbe offerto un ruolo. All'epoca era già difficile per un attore trovare lavoro, e avevo bisogno di guadagnarmi da vivere, quindi mi sono detto: "Non starò qui ad aspettare che qualcuno mi offra una parte. Mi dedicherò alla scrittura e alla poesia". L'ho fatto per un po’ ed è stata dura, ma avevo i miei amici a sostenermi, oltre alla passione per il mondo dell'intrattenimento. Così ho fatto tantissimi cortometraggi e serie tv. Adesso ho la fortuna di recitare, quindi ho smesso con le altre attività. Quello che è certo è che, se firmerò un film da regista, non ne sarò il protagonista.