Christian 2, ritorno a Città-Palazzo: incontro coi protagonisti della seconda stagione della serie soprannaturale di Sky
Non ne facciamo mistero: abbiamo amato tantissimo la serie soprannatural-coatta Christian, diretta da Stefano Lodovichi, e aspettavamo con ansia la seconda stagione, che arriverà su Sky e NOW con le prime due imperdibili puntate il 24 marzo. Ecco cosa dicono i protagonisti.
Se, come noi, siete rimasti in sospeso alla fine della prima stagione di Christian e vi chiedevate se e quando avremmo rivisto il santo picchiatore, il figlio del boss Davide, l’ex tossica Rachele, il postulatore Matteo, gli scagnozzi di Lino e insomma, tutto il mondo creato da Valerio Cilio e dal regista Stefano Lodovichi, partiti dall'ispirazione del graphic novel Stimmate e da un'idea di Roberto Saku Cinardi, per distanziarsene parecchio, potete tirare un bel sospiro di sollievo: la seconda stagione è alle porte, arriverà il 24 marzo su Sky e in streaming in esclusiva su NOW con i primi due episodi, per un totale di sei, due ogni venerdì. Che dire? Il miracolo torna a compiersi, a giudicare da quello che abbiamo potuto vedere in anteprima e da qualcosa (molto) che si intuisce già trailer.
Christian: cosa succede nella seconda stagione
Alla fine della prima stagione, Christian (Edoardo Pesce), dopo l’omicidio della madre, uccideva davanti a tutti il suo carnefice, il fratellastro Lino (Giordano De Plano), creando un pericoloso vuoto di potere a Città Palazzo. Il figlio del boss. Davide (Antonio Bannò), convinto di rifarsi una vita con la ragazza di cui è innamorato, si ritrova alla mercé della sua vendetta. All’inizio della seconda stagione Christian, consigliato e assistito da Rachele (Silvia D’Amico), che ha tentato in tutti i modi di allontanarsi da lui senza riuscirci, viene investito dei poteri del boss e tutti si aspettano che cambierà le cose per gli abitanti di Città-Palazzo, dando vita a un nuovo regno di giustizia e fratellanza. Nel frattempo entra in scena un nuovo personaggio soprannaturale, la Nera (Laura Morante) che rivela a Matteo (Claudio Santamaria), al cui figlio Christian ha ridato la vista, che il suo benefattore e il misterioso Biondo non operano per il Bene e lo incarica di infiltrarsi nel suo entourage per scoprirne i punti deboli e annientarne il potere. Il postulatore è piuttosto confuso e forse combattuto, ma dal momento che la Nera più o meno lo ricatta, fa il possibile per trasferirsi a Città-Palazzo e compiere la sua missione. Sul luogo conoscerà anche Esther (Camilla Filippi), una donna con cui stringerà un legame. Nel frattempo Davide, vivo ma menomato, torna e rifiuta il miracolo del vecchio amico/nemico e si affida alle cure di una nostra vecchia conoscenza, il venale veterinario/chirurgo Tomei (Francesco Colella). Riuscirà il picchiatore con le stimmate, con l’aiuto dei suoi fedeli, a creare la sua utopia coatta, nonostante le forze contrapposte in campo? E da che parte stanno tutti?

Christian: parlano produttori, registi e attori
Sonia Rovai di Sky Studios parla di Christian come di una serie incisa nel DNA della rete e promette che in questa stagione la posta e la temperatura sono state alzate. Christian, da adolescente qual era, si è un po’ evoluto ma non è ancora adulto, eredita un regno e deve capire cosa farne. L’andamento delle storie, dice, “è ancora più ironico e leggero, e i temi in gioco sono resi più comprensibili”. “Christian – a parlare è il regista (stavolta unico) Stefano Lodovichi, fonda l’utopia coatta, una versione “cristianesca” della società modello perfetta in cui tutti devono sentirsi una famiglia. Deve sporcarsi le mani ancora di più e prendere il potere, cosa che eviterebbe volentieri. E per farlo dovrà gestire la sua Tavola Rotonda, i suoi assistenti che sono un po’ i cavalieri che lo aiutano, e poi c’è Rachele che cerca sempre di portare Christian a fare la cosa giusta”. Secondo Mattia Guerra di Lucky Red, che co-produce la serie, “la sua forza dsta nei personaggi. Ognuno di loro vive di vita propria, tanto che sarebbe fantastico avere uno spin-off per ogni personaggio e questo è un grandissimo merito degli autori e ha costituito una grossa spinta per il successo della serie all’estero, dove è stata venduta in più di cinquanta paesi”.
Il caos e la ricerca di mettere un ordine a Città Palazzo suscitano delle similitudini con la situazione odierna: “Certo rispecchia la situazione attuale, ma è una costante" - dice Lodovichi - "c’è sempre un disordine che si cerca di ordinare, è molto difficile farlo. Noi viviamo in un mondo in cui tutti hanno libertà di parola e possono esprimersi e dobbiamo correre dei rischi per farlo. Questa storia però vive a mezzo metro dal nostro mondo e questi rischi possiamo farli correre ai nostri personaggi”. Tra le ispirazioni citate dagli autori c’è la commedia all’italiana, nella seconda stagione citata esplicitamente con un omaggio a Nino Manfredi: “Christian”, dice ancora Lodovichi, “attinge da due mondi, uno dei quali è quello tipico della commedia all’italiana, il nostro volere interpretare la realtà attraverso la nostra cultura. Poi c’è la componente che vuole andare oltre questa realtà. Il lavoro con Valerio è stato fondamentale in questo caso, lui è un grande amante di tutto quel cinema e quella tradizione culturale italiana che ha dato la possibilità di creare il substrato di Christian. Io ho messo l’interpretazione più pop e fumettara”. “L’idea di Manfredi”, aggiunge Valerio Cilio, “viene da Edoardo Pesce, ed è sintomatica della sintonia del tono che si è creata tra noi e gli attori e tra gli attori e i loro personaggi. Nino Manfredi è uno degli eroi di Edoardo e anche mio”.

Una delle tante cose che colpiscono vedendo Christian è la cura per la colonna sonora. Ci sono molte canzoni anche in questa stagione, come "L’isola che non c’è" di Edoardo Bennato, che non sono messe lì a caso ma ha attinenza coi temi della storia. “Anche questo”, dice Lodovichi, "si fa, come tutto, in partecipazione, parlando. Al montaggio col montatore cerchiamo di fare tanti tentativi, raramente andiamo diretti su una canzone. In questo caso l’idea è stata dell’assistente al montaggio, Angelo Santini. Cercavamo un canzone italiana un po’ folk e popolare e lui ci ha suggerito Bennato e abbiamo capito che raccontava perfettamente il calore del rapporto corale che c’è nella storia. E’ come se fosse una grande famiglia, il tradimento di un personaggio nei confronti di un altro è come se fosse fatto a un famigliare. Nel terzo episodio ad esempio abbiamo usato un brano di Mango, “Oro”, molto sperimentale, con una forte componente elettronica e che ovviamente ha a che fare con il tema della puntata. Ci siamo avvalsi della consulenza musicale di Giorgio Giampà e con la prima stagione abbiamo vinto il premio per la migliore musica a Cannes Séries. Della musica possiamo parlare col musicista e con gli attori, siamo tutti in ascolto”.

Quanto alla cifra dell’ironia, Valerio Cilio dice che “è l’unica chiave possibile. In questo modo Christian ci ha permesso di raccontare cose che rischiavano altrimenti di diventare troppo retoriche o pericolose”. “Chi si prende troppo sul serio” - gli fa eco Lodovichi - “da spettatore mi annoia tantissimo. E’ stato automatico mettere ironia in Christian perché siamo noi due a farlo”. Tra le new entry della serie dicevamo c’è il graditissimo ritorno di Laura Morante, in un ruolo per cui si è preparata seguendo a partire dalle indicazioni della sceneggiatura, che inizialmente l’avevano confusa: “la Nera era descritta come un incrocio tra Bud Spencer e la Bree di Desperate Housewives. E io ho chiesto, che vuol dire? Quindi c’è stato un lavoro di costruzione estetica del personaggio, per cui ho cercato dei riferimenti pittorici, fumettistici e cinematografici, come Helena Bonham Carter nei film di Tim Burton. Ci siamo rifatti a quel modello dark. Stefano è un regista molto esigente, in senso positivo, mi piace citare dal racconto di Karen Blixen Il pranzo di Babette, la lettera del cantante in cui dice non c’è nulla di peggio per un artista di non sentirsi chiedere il massimo’. Lui aveva chiaramente in mente cosa voleva, per me non era così chiaro e cercavo di avvicinarmi a questo modello che aveva in testa”.
Edoardo Pesce dice che Christian, “al contrario di Machiavelli punta su un’utopia coatta più fricchettona, invece la natura umana, come vediamo nel Signore delle mosche, prenderà il sopravvento”. Silvia D’Amico scherza sul suo ruolo di Grillo Parlante, dicendo che “come contengo le esuberanze di Edoardo fuori dal set, sul set cerco di guidarlo e di spronarlo. La differenza tra la prima e la seconda stagione è che mentre inizialmente cercavo di trarre dei vantaggi personali dai poteri di Christian, qua ci domandiamo insieme come governare”. Gli attori sottolineano il fatto di aver avuto più libertà di improvvisare questa stagione e che il loro lavoro, se vogliamo usare una metafora musicale, somiglia a una jam session. L’utopia per un attore qual è? Risponde Claudio Santamaria: “Tendere sempre al bene è importante, il mondo ce la mette tutta per essere cattivo, negativo, sbagliato, anche nel nostro mestiere possiamo fare la differenza scegliendo progetti con una valenza civile, politica o ludica. Io scelgo sulla base di quello che mi piacerebbe vedere al cinema o in televisione”. Nei prossimi giorni vi proporremo le nostre interviste al cast di Christian, che si conferma una delle serie più originali, meglio scritte, recitate e dirette tra quelle che ci propone il panorama della serialità italiana. Dal 24 marzo su Sky e in streaming in esclusiva su NOW.
(foto di Lucia Iuorio)