Babylon Berlin: sesso, spie e politica nel tramonto di Weimar
Presentata alla Festa di Roma la serie kolossal tedesca presto su Sky Atlantic.
Babylon Berlin è la risposta tedesca alle varie Gomorra e Suburra. Non perché abbiano niente in comune, ma per il fatto di essere il tentativo di creare, con un budget importante che sfiora i 40 milioni di euro, una serie nazionale che abbia un respiro internazionale. Frutto del rapporto sempre più stretto fra le varie Sky europee, è una sorta di summa di quanto di tedesco funziona al di là dei confini. Siamo nel 1929, arrivando fino al 1934 dopo la salita al potere del nazismo, alle prese con gli ultimi anni della Repubblica di Weimar, sfiancata dagli effetti della crisi economica del ’29 che raggiunse anche l’Europa, specie una Germania duramente provata dal pagamento delle riparazioni della Prima guerra mondiale alla Francia e ai paesi vincitori.
Creata, fra gli altri, da Tom Tykwer - che proprio oggi è stato annunciato come presidente della giuria della prossima Berlinale - ci porta in una Berlino notturna e misteriosa, fra una povertà quasi dickensiana, gli effetti ancora visibili della sconfitta in guerra e l’anima più ribelle e sensuale, quella degli anni ’20 dei caffè e dei club trasgressivi, che rimandano all’Angelo azzurro e Marlene Dietrich.
Tykwer non è un regista che lavora sulle sfumature, per cui Babylon Berlin, fin dal titolo pruriginoso, è una serie bella carica, almeno dai primi episodi che abbiamo avuto modo di vedere in anteprima alla Festa del cinema di Roma. Sempre senza esagerare sul lato sessuale, ci sono trasgressioni controllate, spie e complotti sempre in pieno svolgimento, situazioni che del resto ben si presta l’immaginario berlinese. Sono anni decisivi della storia tedesca, raccontati attraverso un commissario di polizia di Colonia in trasferta a Berlino per indagare su un caso che coinvolge un film porno, e un misterioso quanto potente personaggio. Non manca poi una presenza sovietica di trotzkisti che complottano contro il regime staliniano, con tanto di femme fatale doppiogiochista, ma anche una giovane tedesca che per aiutare la numerosa famiglia vive una doppia vita: segretaria nel commissario di polizia e frustatrice nei sotterranei di un locale di gran moda la notte.
Sesso, sangue, inseguimenti e un po’ di violenza politica seminano numerosi rivoli narrativi che siamo curiosi di scoprire dove andranno a parare. Si tratta dell’adattamento di una serie di romanzi di Volker Kutscher - in arrivo in Italia per Feltrinelli appena prima della messa in onda di Sky - sugli anni drammatici che portarono dalla crisi di Weimar all’ascesa del nazismo. Per farlo hanno occupato per mesi i celebri studi Babelsberg. Si nota fin dai primi minuti come sia uno di quei kolossal che profumano di abili maestranze, di ricostruzioni minuziose, ma palesemente sono girati in studio.
Sempre difficile giudicare una serie dalle prime puntate, sicuramente si intuiscono aspetti seduttivi, che nascondono forse anche gli stessi limiti: personaggi e tematiche da manuale, per raccontare quegli anni. Particolarmente ricercato è l'uso della musica, che sottolinea la carica di rottura free jazz; ci incuriosisce non poco. Ma, per ora, siamo rimasti appesi alla fine del secondo episodio, a un momento di accelerazione nelle vicende dei personaggi che ci ricorda che Tykwer è stato coregista di Cloud Atlas.
Per le risposte dovremo aspettare il 28 novembre, quando su Sky Atlantic inizierà la messa in onda italiana della serie.