Avetrana - Qui non è Hollywood e la banalità del male: Il regista Pippo Mezzapesa e il cast presentano la serie di Disney+
Alla Festa del cinema di Roma è stata presentata la serie che racconta il delitto di Avetrana, uno dei casi di cronaca nera italiana più eclatanti e seguiti degli ultimi anni: il regista e i protagonisti hanno spiegato come si sono approcciati a una storia così delicata.
- Avetrana: Riscoprire l'umanità nel tragico
- Avetrana: Perché fare una serie tv fiction?
- Il lato mediatico della storia
"Sai che il male è banale, è comprenderlo che è complesso". Il regista di Avetrana - Qui non è Hollywood Pippo Mezzapesa è partito da una frase del brano La banalità del Male interpretato da Marracash come end credit song della serie per spiegare l'approccio che ha adottato nell'avvicinarsi a un caso di cronaca così doloroso e impresso ancora nella memoria di tutti, come quello dell'omicidio di Sarah Scazzi. La nuova serie originale italiana di Disney+ debutterà in streaming il prossimo 25 ottobre (AGGIORNAMENTO: la serie è stata rinviata a data da destinarsi) ed è stata presentata in anteprima alla 19esima edizione della Festa del cinema di Roma. Il regista e i protagonisti ne hanno parlato con la stampa sottolineando la responsabilità che hanno avvertito nel mettere in scena una vicenda di questo tipo.
Avetrana: Riscoprire l'umanità nel tragico
Pippo Mezzapesa, che oltre a dirigere la serie l'ha anche sceneggiata insieme a Antonella W. Gaeta e Davide Serino, ha iniziato spiegando quale sia il cuore pulsante di questo progetto. "È avvicinarci all'umanità di questa storia. Abbiamo cercato di entrare nel profondo della vicenda, entrarci con grazia rimanendo nei confini del verosimile, rispettando le persone che questa vicenda racconta e sviscerarla. Ci ha interessato esplorare la normalità del contesto da cui tutto è scaturito e l'abnormità che questo delitto ha suscitato", sono le parole del regista.
Mezzapesa ha rivendicato il diritto, da narratore, di raccontare una storia pur sapendo i rischi a cui andava incontro. "Il rischio era approcciarsi in modo morboso e voyeuristico e credo di averlo aggirato. L'intento era andare oltre i personaggi che si sono creati e che ognuno ha creato su stesso per andare a esplorare anche le fragilità. Il pericolo era quello di avere anche un coinvolgimento emotivo troppo forte che minasse la libertà di noi narratori. Abbiamo raccontato dei fatti emersi dalla verità giudiziaria, da tre sentenze e ci siamo limitati a questo. Non siamo giudici, non siamo avvocati e non siamo giornalisti d'inchiesta. Ci interessava raccontare una storia", ha spiegato.
Avetrana: Perché fare una serie tv fiction?
Matteo Rovere di Groenlandia, casa di produzione della serie, ha detto che la comunicazione con la famiglia Scazzi, nel processo di produzione, è stata costante. "Anche se ci sono sensibilità diverse all'interno della famiglia ma non tutti hanno voluto interagire allo stesso modo", ha aggiunto. Ha parlato poi dell'importanza del racconto anche e soprattutto quando si parla di una tragedia del genere. "Non credo sia compito di un racconto costruire un mondo in cui il male non esiste. Credo che la serialità italiana debba scandagliare tutti gli elementi della società e usare un'analisi critica. Anche in Italia finalmente tocchiamo qualcosa che riguarda in maniera profonda il nostro presente. Rifuggo l'idea di creare un qualcosa che non sia rappresentabile e ringrazio Disney perchè ci siamo interrogati su come questa tragedia potesse essere raccontata.
La trasformazione fisica degli attori
Alla conferenza di presentazione erano presenti sul palco Vanessa Scalera (Cosima Serrano), Paolo De Vita (Michele Misseri), Giulia Perulli (Sabrina Misseri), Imma Villa (Concetta Serrano), Anna Ferzetti (la giornalista Daniela) e Giancarlo Commare (Ivano Russo). Tutti si sono soffermati sull'enorme lavoro fatto dal punto di vista fisico per entrare nei panni dei loro personaggi. Per Vanessa Scalera il dialetto non è certo stato un problema, essendo di origini pugliesi. Tuttavia si è messa molto alla prova indossando delle protesi grazie all'aiuto della prosthetic make-up designer Valentina Visintin. "Il mio iniziale approccio è stato proprio quello con la fisicità. Avere addosso 20 chili in più. Io provengo da quei luoghi e so come il corpo di quelle donne possa cambiare. Non era una donna anziana ma aveva il corpo di una donna provata", ha osservato l'interprete di Cosima la quale ha anche svelato che, dopo aver fatto il provino, è rimasta sorpresa; pensava che si fossero sbagliati a chiamarla per il ruolo di Cosima e che dovesse piuttosto interpretare Concetta.
L'interprete di Sabrina Giulia Perulli, allo stesso modo, ha preso 22 chili ed è stata affiancata da una nutrizionista in questo percorso. "Ho anche tagliato i capelli. Una trasformazione radicale. Mi sono documentata con i materiali video, è stato fondamentale per apprendere e percepire questi dettagli fisici. L'emotività del personaggio è uscita fuori con il convivere con questo corpo che non ti appartiene. Hai modo di sedimentare un'emotività diversa", ha raccontato l'attrice.
È molto toccante anche la testimonianza di Paolo De Vita, interprete di Michele Misseri. L'attore ha spiegato di essersi messo nelle mani del regista di aver studiato il dialetto di Avetrana con un coach. "Il dialetto ci serviva per essere più onesti verso questa famiglia, lo abbiamo studiato con un coach. Eravamo consapevoli di trattare un materiale scottante. Tutti hanno aderito con un senso di amore e sofferenza", ha raccontato.
Giancarlo Commare si è soffermato sulla distanza, anche fisica, che ha avvertito all'inizio tra lui e il suo personaggio. "Su questo set ho vissuto una delle esperienze più belle della mia vita cioè quando al trucco mi mettevano la barba ogni mattina, si scherzava e si rideva anche per smorzare un po' poi l'aria sul set che si faceva più seria. Siamo riusciti a farlo cosi bene perchè Pippo oltre che raccontare la storia ha reso questa storia poesia. Io ero fisicamente molto lontano da Ivano, ma hano avuto fiducia in me".
Il lato mediatico della storia
Uno degli aspetti su cui si sofferma Avetrana - Qui non è Hollywood è la grande risonanza che il caso ebbe a livello nazionale grazie ai giornali e, soprattutto, alle televisioni. Anna Ferzetti interpreta Daniela, una giornalista che è una sintesi dei vari giornalisti che lavorarono in quei giorni nel paesino pugliese. "Ho cercato di capire anche il linguaggio del giornalisti di quel momento. Abbiamo cercato di far uscire sia il lato della giornalista ambiziosa che fa di tutto per la notizia che il lato umano. C'era una grande responsabilità da portare avanti", è stato il commento dell'attrice.
Proprio sulle varie sfaccettature di questa storia, infine, il regista Pippo Mezzapesa ha detto: "È un racconto prismatico. C'è un susseguirsi di punti di vista che ha comportato anche un cambio di regia e di fotografia. Si passa dalla solarità all'incupimento dell'ultimo episodio. Nella fase iniziale c'è stato grande confronto, come se avessimo accordato uno strumento e intuito la melodia. Dopo ho avuto la massima libertà di esprimerla e anche quel processo che a volte subentra di autocensura è sempre svanito. Sono stato sempre portato ad osare".
Avetrana – Qui non è Hollywood, lunga 4 episodi da 60 minuti circa l'uno, è diretta da Mezzapesa che ne ha scritto anche la sceneggiatura insieme ad Antonella W. Gaeta, Davide Serino, Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni. La serie è basata sul libro Sarah la ragazza di Avetrana, scritto da Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni ed edito da Fandango Libri. Continuate a seguirci per non perdere la nostra recensione della serie in arrivo a brevissimo.
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