Ritorno alla vita: la recensione del film in 3D diretto da Wim Wenders
Il regista tedesco torna con protagonisti James Franco e Charlotte Gainsbourg.
Il documentario è ormai da molti anni il territorio di predilezione di un regista come Wim Wenders che da molti anni non regala film di finzione al livello dei suoi celebri gioielli degli anni degli anni ’70 e ‘80. Recentemente, con lo splendido Pina, ha poi unito il racconto della realtà con il 3D, creando film in cui l’effetto stereoscopico non è legato ad effetti speciali o al cinema action. La sua ricerca visiva è proseguito poi con Il sale della terra, lavoro realizzato con e sul grande fotografo Salgado.
Per quanto riguarda il cinema di finzione dopo il ritorno nostalgico lungo gli spazi desertici e dell’american dream de La terra dell’abbondanza e Non bussare alla mia porta - tacendo del disgraziato capitolo Palermo Shooting - varca il confine canadese e in Ritorno alla vita mette in scena un dramma famigliare dai ritmi dilatati in cui sfrutta l’esperienza acquisita con il 3D.
Dobbiamo dire che è un vero piacere potersi gustare un film che utilizza questo strumento in maniera mirabile, funzionale al racconto, creando un’atmosfera molto precisa e sempre diversa in grado di ampliare l’esperienza sensoriale ipnotizzando lo spettatore in una ragnatela di suspense. Non stupisce che a scrivere il film sia stato un autore del grande Nord come il norvegese Bjørn Olaf Johannessen.
Siamo infatti nel pieno dell’inverno in una zona rurale del Quebec quando il protagonista James Franco sta guidando e parlando al telefono con la fidanzata Rachel McAdams avvisandola dell’imminente rientro per cena. La neve è ovunque nella strada di campagna che sta percorrendo. Improvvisamente da una collinetta gli spunta davanti uno slittino. Dopo il silenzio, la speranza e la disperazione, scoprirà di aver involontariamente ucciso un bambino di pochi anni e traumatizzato il fratello più grande.
Every Thing Will Be Fine racconta quello che accade negli anni successivi, come si possa accettare una tragedia in cui nessuno ha colpa, senza nessun colpevole su cui scaricare il proprio dolore. Come riuscire allora a gestire in questo caso il senso di colpa o il perdono?
Una giornata banale ha finito per cambiare per sempre la vita di Tomas, scrittore che avrà sempre maggior successo, il fratellino del bambino morto, cresciuto con un trauma inguaribile, e la madre, una illustratrice intepretata da Charlotte Gainsbourg.
Wenders si diverte a misurare momenti quasi casuali dei successivi dodici anni in cui indagare sullo stato delle cose: sul miglioramente di uno sconvolto Tomas, che ricomincerà da capo, troverà un’altra compagna e avrà successo come scrittore, quasi che si nutrisse del dramma di quella sera; sul percorso di superamento della morte del figlio da parte della madre, che si farà forza per crescere l’altro figlio fino al college, prima di potersi permettere di abbandonare quella casa fra i prati che le ricorda quella sera d’inverno e infine il fratello che avrà una ovvia adolescenza problematica.
Nell’alternarsi di un inverno implacabile e della primavera che trasforma lo stesso scenario in un idilliaco luogo magico, Wenders ha ancora una volta disegnato con attenzione i luoghi del suo cinema, inserendo all’interno un James Franco il cui broncio apatico risulta funzionale al percorso di Tomas e una dolente Charlotte Gainsbourg sempre capace di dare un tocco personale alle sue interpretazioni.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito