Western Stars: Bruce Springsteen esordisce nella regia con questo film concerto (e non solo) basato sull'omonimo album

24 ottobre 2019
2.5 di 5
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Le tredici canzoni che compongono il disco eseguite dal vivo del bellissimo fienile antico del Boss, intermezzate da momenti "narrativi" che le spiegano e le espandono.

Western Stars: Bruce Springsteen esordisce nella regia con questo film concerto (e non solo) basato sull'omonimo album

Era il 1984, io avevo 12 anni, e Bruce Springsteen si sgolava davanti a una bandiera a stelle e strisce, Telecaster alla mano, gridando "Born in the U.S.A.". Il mio imprinting con The Boss è stato questo qui, e qualsiasi cosa sia venuta dopo, nella sua musica o nei miei ascolti, non ha cambiato le cose più di tanto.
Certo, ho imparato che quella canzone lì, negata pure al Presidente Reagan, voleva dire qualcosa di diverso da quello che pensavamo noi ragazzini, o che pensavano certi adulti un po' superficiali e con poca dimestichezza con l'inglese. Ho imparato che sì, Springsteen e l'America sono una cosa sola, ma in maniera ben più complessa, sfumata e perfino critica di quel che lasciava intuire quella nenia apparenetemente patriottica in maniera un po' ottusa.
E però, a me che "Born in the U.S.A." non è mai piaciuta tanto, quell'imprinting lì ha creato una sorta di barriera con il Boss, impedendomi tanto di concedermi all'esperienza rivelatoria del live (insospettabili conoscenti sono diventati springsteeniani di ferro dopo un solo concerto: forse dovrei provare anche io) quanto di appassionarmi davvero alla sua produzione in studio.

E però, una cosa l'ho saputa e imparata lo stesso: che Springsteen e l'America - quell'America provinciale, rurale, blue collar che è la vera America, e che oggi si è andata tramutando nell'America di Trump - sono una cosa sola. Era così ai tempi di "Born in the U.S.A.", lo era stato a quelli di "Nebraska" e lo sarebbe stato ancora con "The Ghost of Tom Joad", o con "The Rising."
È così anche oggi, ancora di più, con il "Western Stars" che è alla base di questo omonimo e insolito film concerto, pieno di luci rosse da bar che sembrano esalarne la natura intima: quella di filo rosso che unisce l'epopea del Vecchio West all'America di oggi, passando per la Grande Depressione, Jack Keouac, Elvis Presley, Terrence Malick, Chris Offutt e Barak Obama.

Springsteen in jeans, con gli stivali da cowboy. Springsteen e i cavalli, e le vecchie auto o le vecchie moto, con gli anelli alle dita e le catenine al collo, Springsteen che evoca la strada, il viaggio, il whisky, la tequila, il rock, le camicie a quadri, il tabacco, l'individualismo, l'amore, il carattere autodistruttivo, la necessità delle radici e della famiglia, i conti da fare con sé stessi, la grazia di Dio.
Springsteen in scena, in concerto per pochi amici, che esegue dal vivo "Western Stars" nel bellissimo fienile antico della sua tenuta nel New Jersey, accompagnato da un'orchestra d'archi, chitarre, banjo, fisarmoniche, pianoforti, trombe e batteria, e con al fianco della moglie Patti Scialfa, scambiando con lei occhiate discrete d'intesa.
Springsteen che all'inizio del film, e prima di ogni canzone, parla del suo disco, dei temi dei brani, delle ispirazioni dai quali sono emersi, della sua vita e delle sue esperienze, ritratto a Joshua Tree, al volante di un vecchio pick up, al fianco di cavalli selvaggi, seduto sotto un portico o davanti allo specchio. Sempre lui, sempre presente, sempre carico di malinconia e di energia allo stesso, paradossale modo.

Lo Springsteen cantautore non mi permetto nemmeno di giudicarlo, anche se nemmeno in questo caso tra di noi è scoccata la scintilla non dico di un amore, ma perlomeno di una passione passeggera. Allo Springsteen regista, invece, suggerirei di sottrarsi di più alla macchina da presa (anche se i suoi fan è lui che vogliono), e soprattutto di usare meno droni, meno ralenti enfatico-elegiaci, e una fotografia meno patinata.
Perché a lungo andare, o anche all'inizio, gli intermezzi "narrativi" di Western Stars tra una canzone e l'altra rischiano di sembrare spot della Levi's o del Jack Daniel's.  



  • Critico e giornalista cinematografico
  • Programmatore di festival
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