Una femmina: recensione del dramma opera prima di Francesco Costabile
Un'opera prima interessante sulla tragedia di una giovane donna che si ribella alle regole ancestrali della 'Ndrangheta. Una femmina di Francesco Costabile regala una sorprendente esordiente come Lina Siciliano. La recensione di Mauro Donzelli.
Un fiore in un terreno arido. Siamo nell’entroterra calabrese, in un piccolo paese arroccato fra i monti, dove anche le fiumare a valle sono a secco. Rosa vuole sbocciare, cerca il sole e l’ambiente adatto per farlo, ma non ci riesce. È il passato a rappresentare un ostacolo apparentemente insormontabile, con la famiglia intorno a lei che lo nasconde e si prepara a soffocare anche il suo futuro, allenandosi con il presente. Proprio come accaduto alla madre, morta quando lei era una bambina.
Quella di Rosa è una storia a suo modo esemplare, con la quale l’esordiente Francesco Costabile ha sintetizzato in Una femmina tante donne capaci di reagire al giogo mafioso raccontate da Lirio Abbate, fra gli sceneggiatori del film, nel libro Fimmine ribelli.
La ‘Ndrangheta è la mafia più legata alla famiglia, e Una femmina è anzitutto una storia familiare. Il nucleo centrale che porta avanti da generazioni le regole ancestrali della criminalità organizzata, fra consegne del silenzio e ruoli da interpretare senza spazio al libero arbitrio, in un gioco di società che non prevede permeabilità dall’esterno. In un contesto tenuto assieme dalla paura e dalla rabbia, questa storia colpisce per i suoi tentativi di delinare barlumi di umanità, di infiltrarsi in questo scenario lugubre. Costabile affida il racconto a una cura formale estrema, mettendo in scena un’esperienza sensoriale ad ampio spettro, alternando il soffocamento e l’esplosione di vitalità, con un tappeto sonoro insistito capace di condurre in un mondo sospeso fra incubo e veglia. Una tragedia molto classica, in cui la fiaba si affaccia sotto forma di inusuale principessa rinchiusa nel castello, che al ballo non solo non viene invitata, ma le viene negata anche la stessa esistenza. Rosa però pretende di partecipare, di ottenere il suo posto in società, il ballo rappresentato da un futuro diverso. Non si ferma di fronte a niente e nessuno, anche usando il principe azzurro per emanciparsi e svegliarsi da un incantesimo che l’ha imprigionata fin da bambina piccola.
Il mondo di Una femmina è segnato dal peccato e dalla colpa. Il riscatto non può che passare per una compromissione morale. Non ci sono scappatoia facili. Non è un percorso manicheo, quello in cui si avventura Costabile, ma pieno di ombre, di sfumature di grigio. Rosa rappresenta la bellezza di una terra che nonostante permette di elevarsi, di guardare quanto si trova oltre il proprio piccolo paese, verso un orizzonte che esibisce il proprio fascino. Lina Siciliano è una splendida scoperta, l’anima ribelle di questa storia. Un’esordiente capace di nascondere nel suo volto antico un’energia inusitata. Una femmina è un esordio elegante, uno sguardo originale sulla femminilità, in cui forse manca qualche variazione di tono, qualche momento di dormiveglia in cui ridestarsi dall’incubo, dalla tragedia.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito