Un sacchetto di biglie: recensione del viaggio per la libertà di una famiglia di ebrei durante la Seconda guerra mondiale

17 gennaio 2018
2.5 di 5
42

Un classico della letteratura francese per ragazzi.

Un sacchetto di biglie: recensione del viaggio per la libertà di una famiglia di ebrei durante la Seconda guerra mondiale

Nel panorama della memorialistica dedicata alla Seconda guerra mondiale e alla Shoah, uno spazio particolare lo occupa un romanzo autobiografico del 1973 in cui l’autore, Joseph Joffo, raccontò la sua esperienza personale di ragazzino in fuga, insieme al fratello e separatamente dal resto della famiglia, dalla Parigi occupata alla zona libera del sud guidata dal maresciallo Petain. La particolarità risiede nell'essere considerato ormai in Francia anche un classico per ragazzi, con lo slancio di un romanzo d’avventura, con tanto di tappe da superare e gli ostacoli rappresentati dagli orchi nazisti, affrontati con grande ingegno e coraggio da due ragazzi, per poter finalmente ristabilire lo status quo: tornare a vivere insieme ai genitori, e ai fratelli più grandi, vivendo sopra il negozio di barbiere che il capo famiglia gestisce con professionalià e spirito di accoglienza.

Non stupisce quindi che per questo secondo adattamento, oltre quarant’anni dopo il primo diretto da Jacques Doillon, sia stato scelto Christian Duguay, regista del grande successo, anche da noi, Belle & Sebastien - L’avventura continua. Qualcuno ricorderà questo canadese poliedrico alla regia di sceneggiati TV e action di serie B, di quelli che andavano direttamente a riempire gli scaffali di Blockbuster negli anni ’90.

Evidenti sono le motivazioni che hanno portato alla realizzazione di questo film: la voglia di mantenere vivo il ricordo delle persecuzioni alle quale furono sottoposti gli ebrei europei in quegli anni, come si ricorda ogni anno durante il Giorno della Memoria. L’etica sicuramente è la principale valenza da riconoscere avvicinandosi a questo film, che però, rispetto a progetti simili, propone un materiale di partenza avventuroso e picaresco che intrattiene senza annoiare, nonostante qualche caduta qua e là di melassa e di eccesso di patinato che ne attenua la portata. Un buon lavoro è stato fatto in sede di casting, con il piccolo e irresistibile Dorian Le Clech che entra presto nel cuore degli spettatori, con la giusta dose di impertinenza e coraggio. Fa piacere ritrovare in un ruolo convincente, quello del padre tutto coraggio e amore, Patrick Bruel, dopo il passo falso italiano di Una famiglia. La madre è interpretata dalla sempre convincente Elsa Zylberstein, i cui veri nonni scamparono ai rastrellamenti.

Sono proprio gli interpreti, sempre sinceri e verosimili, insieme a una ricostruzione d’epoca di buon livello, a dare carne e sangue a una storia sovrabbondante di cliché, a tratti anche divertente, di un umorismo tipico delle situazioni disperate. Nel ritratto velenoso dei collaborazionisti, delle piccole meschinerie che in epoca di guerra diventano tragici crimini, Un sacchetto di biglie regala i suoi momenti meno consueti, più efficaci, oltre che sempre tristemente attuali, tanto quanto lo è la nostra natura fallace.



  • critico e giornalista cinematografico
  • intervistatore seriale non pentito
Suggerisci una correzione per la recensione
Palinsesto di tutti i film in programmazione attualmente nei cinema, con informazioni, orari e sale.
Trova i migliori Film e Serie TV disponibili sulle principali piattaforme di streaming legale.
I Programmi in tv ora in diretta, la guida completa di tutti i canali televisi del palinsesto.
Piattaforme Streaming
Netflix
Amazon Prime Video
Disney+
NOW
Infinity+
CHILI
TIMVision
Apple Itunes
Google Play
RaiPlay
Rakuten TV
Paramount+
HODTV
lascia un commento