Un piano perfetto - la recensione del film con Diane Kruger e Dany Boon

16 settembre 2013
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Nonostante due protagonisti bravi e credibili, il secondo film di Pascal Chaumeil non riesce a uguagliare Il truffacuori

Un piano perfetto - la recensione del film con Diane Kruger e Dany Boon

Quando si ha la fortuna di esordire con una commedia sentimentale perfetta come Il truffacuori, difficilmente si riusciranno a raggiungere risultati analoghi con il film successivo, a meno che non si abbandoni il mare tranquillo nel quale si è navigato per intraprendere un viaggio nuovo e sconosciuto.
E invece, come se “il fantasma dell'opera seconda” non avesse mai turbato le sue notti, Pascal Chaumeil ha preferito rimanere sotto costa, operando dei cambiamenti all'interno del genere e contaminando il romanticismo con un cinismo che guarda più a film francesi in stile La cena dei cretini che alla screwball comedy hollywoodiana.

Da Il truffacuori Un piano perfetto prende infatti in prestito un astuto protagonista che, fingendosi altro da sé, seduce un'ignara brava persona.
In questo caso, però, la vittima dell'inganno non è più una ragazza bella, ricca e con il volto di Vanessa Paradis, ma un nerd bruttino e noioso reso spassosamente goffo da quel Dany Boon che ha diretto e interpretato Giù al nord.
Chaumeil, insomma, sembra sfidare in qualche modo lo spettatore, intimandogli di uscire dal facile gioco di identificazione con un protagonista maschile vincente e chiedendogli di pensare che davvero un'amazzone bionda come Diane Kruger potrebbe invaghirsi di un uomo basso e niente affatto danaroso che abita in una stamberga a Mosca.

Se supportata da un buon approfondimento psicologico, la scelta di un simile assortimento apparirebbe plausibile e coraggiosa, ma così non succede, perché nemmeno il regista sembra crederci, e prova ne è la crudeltà con cui tratta il povero Jean-Yves, arrivando addirittura a umiliarlo in una scena degna del più triste realismo inglese.
Sappiamo che questa cattiveria è motivata dal desiderio di evitare scene troppo sdolcinate, ma una volta venuta meno la durezza, l'impressione è che Chaumeil non faccia che ripetere se stesso nel preferire all'uomo fascinoso, rassicurante e prigioniero della routine il tipo spiritoso e imprevedibile.
Succedeva anche ne Il truffacuori, ma in quel caso il protagonista andava incontro a una trasformazione psicologica plausibile, mentre qui il cambiamento di Isabelle, e perfino di Jean-Yves, è troppo repentino.

Dove Pascal Chaumeil non si ripete, anzi tenta di fare un passo avanti, è nello stile di regia, e quindi ecco i riferimenti ai film d'avventura, le sequenze girate in Africa e una fotografia piuttosto buona che tuttavia, in un paio di scene, viene guastata da un uso imperfetto degli effetti digitali.
Sorprende invece, di Un piano perfetto, la parte ambientata a Mosca: un pugno di scene che, aiutate dall'unità di luogo e da alcune gag che funzionano, rendono il film più compiuto.
A uscire vittoriosa è, infine, Diane Kruger, che grazie a un inaspettato talento comico appare meno algida del solito e quindi più sensuale.
 



  • Giornalista specializzata in interviste
  • Appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali
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