Un amore sopra le righe: recensione dell'affresco di coppia diretto e interpretato da Nicolas Bedos
Oltre quarant'anni di una coppia di scrittori.
Una storia d’amore lunga quasi mezzo secolo si lascia alle spalle mille sfumature, d’amore e d’odio, gesti di fedeltà e d’insofferenza. Un soggetto da romanzo ottocentesco per l’esordio alla regia di un personaggio particolare come Nicolas Bedos. Da noi praticamente sconosciuto, in Francia è da una decina d’anni presenza fissa nel mondo dello spettacolo: umorista feroce in televisione, poi scrittore e soprattutto autore di pièce teatrali pronti a scioccare il pubblico. Quindi ora, dopo alcune esperienze come attore, soprattutto in commedie romantiche, esordirsce come regista al cinema in Un amore sopra le righe, una storia che dice di voler portare in scena da quando aveva 13 anni.
Non dubitiamo, visto che c’è molto dell’ambiente intellettuale in cui è cresciuto, con un padre, Guy Bedos, colonna della commedia francese del secolo scorso, amico fraterno di icone come Jean-Paul Belmondo, e una madre sceneggiatrice. Una coppia d’artisti, con Victor dal grande successo improvviso come scrittore, proprio a inizio carriera, e la sua amata Sarah, costretta con gli anni a lasciare in secondo piano le sue ambizioni letterarie per tenere a bada l’ego, le insicurezze e le fragilità del marito.
È questa la struttura portante di questo ambizioso romanzo di formazione amorosa che parte dall’inizio degli anni ’70, ma viene raccontato con un lungo flashback dalla moglie, sotto forma di intervista a un giovane giornalista, appena dopo la morte di lui.
I decenni si susseguono sottolineati, in maniera fin troppo didascalica, da scenografie, musiche, costumi e stati d’animo completamente diversi. C’è l’innamoramento degli anni Settanta, giocosi e pieni di entusiasmo, con l’impegno politico alternarsi a quello in camera da letto. Poi l'edonismo degli anni ’80, con il benessere economico e il Grande Premio letterario portato a casa da Victor, mentre Sarah si chiude sempre più in casa, a badare a un figlio mostruoso, ostile e presto ingestibile, e una figliola perfetta, amore del papà. Il tradimento è una costante, inevitabile orpello del bambinone capriccioso Victor, incapace di tenere a bada il suo istinto da donnaiolo, con Sarah per tanto tempo terrorizzata al pensiero di essere lasciata. Fino al momento in cui le consapevolezze si invertono, come (praticamente) sempre accade in una coppia, e la gelosia furiosa inizia a mostrare il cedimento di lui, sempre più depresso per la fine dell’idillio con pubblico e critica.
Nicolas Bedos è una figura che divide anche brutalmente, con il suo broncio che sembra dirti, ‘sono troppo bello, che cosa ci posso fare’, e l’abilità di rendere l’apparente auto denigrazione una manifestazione di narcisismo. Il suo esporsi in prima persona, raccontando di se stesso e della sua vita, ha suscitato sempre nel pubblico amore o odio. In Un amore sopra le righe, però, va detto che sono presto le sue fragilità a essere messe a nudo, una tendenza alla depressione, il problema dalle dipendenze che l’ha colpito nei suoi vent’anni, e l’ansia del futuro, condivisa con noi tutti, amplificata per un artista, così dipendente dagli umori cangianti dell’opinione pubblica.
La storia dei signori Adelman, per citare il titolo originale, è una torrenziale sequenza di riti di passaggio che confinano con i cliché, raccontati però con una sincerità che alla fine fa emergere la fragilità dei personaggi, la loro lotta quotidiana con il talento, con la paura di averne meno del partner. Specie per Sarah, costretta a sacrificare il suo per un capriccioso marito che forse non ha neanche il talento che gli si riconosceva a inizio carriera.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito