Tropic Thunder - recensione della commedia di Ben Stiller
Tropic Thunder è un film da vedere per tre buone ragioni: a) potrebbe diventare il nuovo film culto per Ben Stiller dai tempi di Zoolander, b) uno strepitoso Robert Downey Jr. recita come se fosse un afroamericano, c) spendere quasi 100 milioni di dollari per fare un film demenziale è già di per sé demenziale.
Tropic Thunder - la recensione
La troupe di un film si trova in mezzo alla giungla asiatica per girare il più costoso film di guerra mai realizzato. Lasciati soli tra le palme, gli attori sono coinvolti in uno scontro a fuoco con veri guerriglieri tra l’incertezza e la convinzione di essere in una sorta di reality movie dove tutto è organizzato a loro insaputa. Esilarante fin dalla premessa, Tropic Thunder è un film da vedere per tre buone ragioni: a) potrebbe diventare il nuovo film culto per Ben Stiller dai tempi di Zoolander, b) uno strepitoso Robert Downey Jr. recita come se fosse un afroamericano, c) spendere quasi 100 milioni di dollari per fare un film demenziale è già di per sé demenziale.
Eppure proprio qui sta la forza del film, tanto stupido superficialmente quanto astuto tra le righe. I film di guerra e i vizi degli attori hollywoodiani sono i temi presi di mira, beffeggiati e messi in ridicolo da Ben Stiller, regista, produttore, co-sceneggiatore e interprete di Tropic Thunder. L’attore ha fatto i soldi, e li ha fatti fare, spacciandosi per eccellente imbranato in commedie come Tutti pazzi per Mary e Ti presento i miei percorrendo parallelamente la sua strada con prodotti se non meno commerciali senza dubbio più autoreferenziali (i film girati con gli amici Vince Vaughn, Owen e Luke Wilson, Will Ferrell, Steve Carell e Jack Black, membri del cosiddetto Frat Pack).
Attori viziati, si diceva, e non solo. In questa commedia ce n’è per tutti: agenti assunti a ruolo di balia, registi privati di autorialità, produttori autocrati, non sono il modo più edificante perché Hollywood celebri se stessa e proprio questa era l’intenzione di Stiller, prendersi un po’ in giro demolendo l’industria del cinema americano. Nel 2000 due film indipendenti, A morte Hollywood di John Waters e Hollywood, Vermont di David Mamet, avevano tentato di fare lo stesso senza davvero centrare il bersaglio. Ci voleva un film a alto budget che osasse tanto e soprattutto ci volevano loro, quei nomi che a Hollywood contano che fossero disponibili a mettersi in ridicolo. Certo, l’hanno fatto perché la loro credibilità nello star system è fuori discussione.
Gli attori sono tutti egocentrici, su questo non ci piove. E così, se nelle sfumature dei personaggi quelli interpretati da Ben Stiller e Jack Black sono il primo demente e il secondo cocainomane, niente di eccezionale rispetto alle loro rispettive carriere, sorprende di scoprire quel sex symbol di Matthew McConaughey in una parte secondaria e nei panni di un goffo publicist amante di videogames e auto sportive. Stupisce ancor di più, ma fino ad un certo punto, assistere alla performance di Tom Cruise, anche lui in un ruolo secondario senza capelli, occhialuto e ingrassato grazie al make-up, che interpreta un laido produttore. E ancora Nick Nolte, le cui ultime apparizioni pubbliche davano l'impressione che fosse sull'orlo del baratro, è un vecchio e trasandato veterano di guerra. Ma chi lascia davvero il segno è Robert Downey Jr., finalmente libero di dare sfogo all’esuberanza che lo contraddistingue, la stessa che in passato gli ha procurato guai con la legge e la stessa che ha spinto il suo Iron Man verso gli alti lidi del box office. L’attore è irriconoscibile nel film. Lo vediamo biondo con gli occhi azzurri quand’è l’attore australiano che interpreta, e tinto completamente di nero quand’è il personaggio afroamericano del film nel film. Il lavoro sugli accenti memorabile in originale, purtroppo si perde nell’edizione italiana.
Sarà Tropic Thunder destinato a diventare un cult? Il film ha incassato circa 110 milioni di dollari negli USA, un successo parziale visto quanto è costato. Ma anche Zoolander aveva guadagnato “soltanto” 45 milioni per un costo di 30 ed è diventato un portabandiera della demenzialità intelligente.
- Giornalista cinematografico
- Copywriter e autore di format TV/Web