The Well: la recensione del nuovo horror di Federico Zampaglione

06 giugno 2024
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Con un trio di figure femminili, interpretate da Lauren LaVera, Claudia Gerini e Linda Zampaglione, Federico Zampaglione confeziona un horror puro che guarda ai classici senza perdere di vista le nuove tendenze. La recensione di Daniela Catelli.

The Well: la recensione del nuovo horror di Federico Zampaglione

Lisa è una giovane restauratrice americana, allieva di un padre rinomato nella professione, che viene mandata al castello di Sambuci, in un remoto borgo del Lazio, per restaurare un antico dipinto annerito da un incendio. Ha solo pochi giorni per farlo, perché il quadro deve essere inviato a una casa d’aste. La proprietaria è una bella ed enigmatica duchessa che vive nel castello con la figlia tredicenne, Giulia. Man mano che Lisa riporta alla luce il dipinto, emergono mostruose figure, che entrano anche nei suoi incubi, sempre più realistici. Nel frattempo, due ragazze e un ragazzo che Lisa aveva incontrato al suo arrivo e che si erano accampati nei boschi scompaiono e finiscono prigionieri in una segreta, dove un deforme carceriere viene a tormentarli e darli in pasto a una creatura misteriosa in fondo a un pozzo.

Il complimento migliore che possiamo fare a The Well, il nuovo horror del musicista e regista Federico Zampaglione, è che ti resta attaccato addosso come un sudario dopo la visione, lasciandoti una sensazione di disagio quasi fisico, che per un film come questo è un merito. Alla fin fine, non importa cosa racconti, se è già stato fatto e quanti maestri, inconsapevolmente o meno, vengano citati, ma come lo fai e in questo ci piace pensare a Zampaglione, con le dovute proporzioni, un po’ come a Tarantino, nutrito di visioni che poi fa proprie e restituisce in modo nuovo ed efficace. Sono tanti i film e i maestri che riecheggiano in The Well: la protagonista che viene chiamata a restaurare un dipinto ricorda ovviamente l’incipit de La casa dalle finestre che ridono, e ha il nome evocativo di Lisa (e il diavolo?), mentre fisicamente sembra una sorellina di Susy Benner, la Jessica Harper di Suspiria. Il castello riporta alla memoria il Mario Bava de Gli orrori del castello di Norimberga, la ricerca dell’eterna bellezza e giovinezza ha le radici nel mito del quadro maledetto e i sacrifici umani per preservarla nei bagni di sangue innocente della crudele Erzsébeth Batory). Poi ci sono omaggi/richiami al cinema di Lucio Fulci, Non aprite quella porta, ad horror più moderni e gore come la saga di Hostel… Insomma, un connubio tra il cinema di genere del presente e quello contemporaneo, realizzato se Dio vuole per la maggior parte con effetti speciali artigianali, che rendono ancora più efficaci e impressionanti le scene splatter (citazione d’obbligo per il make up di Carlo Diamantini).

Non c’è dubbio, insomma, che Zampaglione ami e conosca il genere in cui si cimenta, assecondando la naturale attrazione che da sempre corre tra i rocker e il cinema dell’orrore. Ma, appunto, non ripete pedissequamente trame e situazioni, divertendosi ad inventare, col co-sceneggiatore Stefano Masi personaggi realmente inquietanti: ci sono piaciuti molto l’enorme boia deforme di Lorenzo Renzi, bodybuilder che ha avuto il coraggio di ingrassare di 20 chili per il ruolo, così come l’impressionante strega di Melanie Gaydos e il demone Guron di Stefano Martinelli, che sembrano usciti dagli incubi di Bosch. L’orrendo volto del Male esplicito e senza remissioni contrasta con la bellezza e l’eleganza di Claudia Gerini, la bravura della figlia Linda Zampaglione, già sulla strada per diventare attrice di rilievo a soli 13 anni e di Lauren LaVera, che ha il giusto mix di grazia e innocenza per farci credere alla storia. Giovanni Lombardo Radice, scomparso poco dopo le riprese, appare in un breve cammeo di ritorno al genere che lo rese famoso, emozionando tutti coloro che lo hanno ammirato.

Forse c'è un po' troppa carne al fuoco, il finale (interessante) appare un po’ brusco, qualche svolta narrativa risulta prevedibile e gli spettatori più sensibili potrebbero voler distogliere lo sguardo dalle scene più crude che Zampaglione decide di mostrare senza censure (c’è anche un po’ del primo Hellraiser, tra le ispirazioni), ma si tratta comunque di un horror puro e senza compromessi, dove passato e presente si intrecciano in un mostruoso connubio e che può rallegrare – si fa per dire – il pubblico degli appassionati hardcore del genere.



  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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