The Wedding Party, la recensione del film
Leslye Headland e le sue "girls" pronte a eccessi e scorrettezze, nell'addio al nubilato più sfrontato che ci sia.
La distruzione di ogni tabù e dignità femminile arriva anche stavolta attraverso un delirante e catastrofico addio al nubilato. Kristen Dunst, cattivella e con manie di perfezione, Isla Fisher,simpatica e un po’ tarata, e una ninfo-malinconica interpretata da Lizzy Caplan, sono le protagoniste di un altro addio prematrimoniale (filone con cui Hollywood da tempo “va a nozze”), che nonostante l’inflazione di genere riesce a divertire, regalando addirittura generosi momenti di tensione per gli esiti imprevedibili delle “incresciose” vicende mostrate. Film come questo giocano a chi la spara più grossa e Leslye Headland ottiene un ottimo punteggio a suon di disastri e profanazioni di quello che, ancora oggi, è il rito più meticoloso della nostra società, il matrimonio.
I titoli di testa, in cui vengono presentate le tre ex-compagne più carine e tremende del liceo e anche l’obesa futura sposa, soprannominata “faccia di maiale” (che ha la pessima e autolesionista idea di riunire il trio “bollente”), ci danno un assaggio del ritmo che il film mantiene costante e incalzante per tutta la sua durata.
E se la Headland dimostra di essere stata a scuola di colpi bassi dai maschi e di saper tenere alto il tiro dello sguardo, spesso oltraggioso verso sé stessa e verso il mondo femminile che conosce, dà prova anche di una scrittura solida e mai sfilacciata o casuale che, anche utilizzando la carta dell’eccesso, riesce a sostenere e ben tratteggiare i personaggi. The Wedding Party è un film che funziona, forte di un lavoro di squadra ben assemblato e dell’ interpretazione delle protagoniste, davvero brave e credibili nel diventare “ragazze sull’orlo di una crisi di nervi”, pronte a usare il sesso come passepartout, ma allo stesso tempo schiacciate dalle proprie irraggiungibili proiezioni di successo, bellezza e amore, abituate come sono ad affogare ogni amarezza con il divertimento più estremo.