Twilight Saga: New Moon - la nostra recensione
Quello che nel primo film della saga era sostanzialmente implicito, in New Moon viene dichiarato a chiare lettere e rivendicato fin dalle primissime scene: Twilight si propone come il Romeo & Giulietta del Terzo Millennio
Twilight Saga: New Moon - la recensione
Quello che nel primo film della saga era sostanzialmente implicito, in New Moon viene dichiarato a chiare lettere e rivendicato fin dalle primissime scene: Twilight si propone come il Romeo & Giulietta del Terzo Millennio.
Che lo faccia a torto o a ragione è un argomento complesso. Poiché se è vero che i canovacci imbastiti dalla Meyer non hanno nemmeno l’ombra dello spessore drammatico e narrativo di quelle di Shakespeare, lo è anche che, per la generazione cui non si nasconde di far riferimento, lo spessore di personaggi e situazioni è un problema del tutto relativo, superato da un processo di semplificazione virtuale che, attraverso velocità e appiattimento, mira all’esaltazione di pochi tratti essenziali sui quali, eventualmente, il pubblico costruirà poi le sue caratterizzazioni customizzate. Edward e Bella come avatar universali e personalizzabili.
E se, sempre con riferimento a Shakespeare, Twilight aveva al centro l’unico tema del superamento dell’ostacolo al legame amoroso, qui si esplicita da subito che tutto gira intorno al sacrificio di sé, alla rinuncia (im)possibile per amore: “vampirizzami!”, “no, vado via io”.
È questo, in sostanza, l’unico vero elemento a differenziare New Moon dal film che l’ha preceduto, con buona pace della sottotrama legata al rapporto tra Bella e Jake (trattata come un riempitivo tra i momenti topici della separazione e della riunione disposti ai capi opposti del film) e soprattutto del cambio di guardia in regia. In attesa di vedere se David Slade riuscirà a fare diversamente e a sovvertire quest’ordine, l’anonimo avvicendarsi tra Catherine Hardwicke e Chris Weitz ha dimostrato – ce ne fosse stato il bisogno – che quello di Twilight è un universo del tutto autarchico e impossibile da dirigere o modificare dall’esterno, e del tutto asservito ai voleri e alle esigenze dei suoi protagonisti e (quindi) dei suoi fan.
E quindi si ripetono le piattezze e i repentini cambi di registro della sceneggiatura, le estetizzazioni fotografiche figlie di modelli pubblicitari ancor prima che videoclippari, il sottotesto sessuale appare ancor più puritano, a dispetto dell’inserimento del personaggio “ferino” di Jake: perché nel mondo di Twilight tutto quello che conta sono Edward e Bella, il loro amore, la sua proposizione.
Un amore tanto totalizzante quanto, nemmeno tanto in fondo, virtualizzato, edulcorato e assai poco passionale. Proprio come i personaggi che lo provano.
- Critico e giornalista cinematografico
- Programmatore di festival