The Specials - recensione

18 ottobre 2020
3.5 di 5
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Eric Toledano e Olivier Nakache, che sarebbe ora di non identificare sempre come i registi di Quasi amici, tornano con una nuova commedia sociale, questa volta particolarmente orientata a cambiare il modo in cui i casi gravi di autismo vengono affrontati in Francia. I due protagonisti, Vincent Cassel e Reda Kateb, sono straordinari.

The Specials - recensione

Affrontare un tema sociale molto serio, raccontandolo senza dimenticare l’umorismo. È diventato questo il marchio di fabbrica della coppia di registi, Eric Toledano e Olivier Nakache, che torna dopo la parentesi particolarmente riuscita di C’est la vie, molto più commedia, particolarmente efficace nell’affrontare tematiche sociali proprio perché inserite in un contesto più ampio e quotidiano, senza metterle in primo piano frontalmente, come tornano invece a fare in questo The Specials, titolo italiano a dir poco discutibile di Hors Normes, fuori dalle regole.

Si muovono infatti al di là delle istituzioni mediche legali, i due protagonisti del film. Ognuno ha una sua associazione impegnata nel gestire la quotidianità di casi gravi di autismo, al di là della reclusione o dell’evoluzione contemporanea delle camicie di forza utilizzate in abbondanza dalle “cure ufficiali” nei centri sanitari. Sono proprio questi, da molti anni, almeno quelli gestiti da medici di buona volontà, a rendersi conto come sia meglio così per loro. Come dice una dottoressa illuminata, mentre risponde alle domande di un'inchiesta su questa realtà così eccentrica, “‘In medicina lavoriamo applicando dei protocolli. Loro viaggiano su binari diversi. Sono mossi dal cuore, dalla fede, e in questo senso sono degli innovatori, rompono gli schemi’

Sono Bruno e Malik, uno ebreo praticante, l’altro musulmano, da vent’anni lavorano nella realtà dell’assistenza senza scopo di lucro, un mondo senza orari e frenetico, aiutando decine di ragazzi, donne, uomini, aiutati da volontari e educatori formati di ogni colore, religione e status sociale. Le loro organizzazioni sono complementari, sono grandi amici e si supportano ogni giorno. Insegnano a giovani provenienti da aree disagiate delle periferie parigine a occuparsi degli autistici, dando anche a loro una possibilità che nessuno gli avrebbe dato, un lavoro, avvicinando due universi marginali della società, rifiutati dalla “società mainstream” perché casi estremamenne complessi. 

Toledano e Nakache, giunti con The Specials al loro settimo film, confermano la loro maestria nell’inserire attori in un contesto reale, da documentario, grazie anche a due attori in stato di grazie come Vincent Cassel e Reda Kateb, capaci di mescolarsi con straordinaria abilità con veri autistici, grazie a dialoghi di grande credibilità, spontanei e pieni di quell’umanità ancora una volta in primo piano in un film della coppia di registi francesi. Ormai sarebbe il caso di considerarli fra i principali esponenti di quel cinema sociale di cui Ken Loach da anni è ostinato capofila. A proposito di ostinazione, nel film è palese l'ambizione di utilizzare il cinema, magari non per cambiare il mondo, ma leggi e regole che non tutelano al meglio la dignità dei pazienti autistici, come dimostrano anche delle didascalie finali militanti e piene di passione civile.

Fortuna, però, che in The Specials c’è anche altro che non sia “Il messaggio”. C’è il potere del racconto, la vita che invade lo spazio del cinema, la realtà che si prende gioco della verosimiglianza, la capacità di catturare piano piano lo spettatore e trasportarlo in una quotidianità diversa, in cui piccoli gesti e risultati apparentemente di poco conto diventano cime scalate, come poter far togliere senza danni il casco da pugile a un ragazzo, che senza sbatterebbe sempre la testa contro il muro. “Troverò una soluzione”, è questo il mantra di Bruno/Cassel nel film, che rifiuta l’immobilismo assumendosi i rischi dell’azione a tutti i costi, senza perdere mai la speranza o arrendersi a un no, che sarebbe la scelta più semplice e razionale. Un toccante elogio della pazienza e dell’impegno, per cambiare le cose partendo dalla propria minuta quotidianità.



  • critico e giornalista cinematografico
  • intervistatore seriale non pentito
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