The Nest: recensione dell'horror opera prima di Roberto De Feo in Piazza a Locarno 2019
Una villa isolata nei boschi in cui un bambino viene cresciuto senza poter lasciare la proprietà.
Una villa isolata, carica di energia, capace di generare un’atmosfera intensa. Un punto di partenza classico del cinema horror, debitore da sempre ai luoghi come microcosmi cruciali per far evolvere personaggi e storie. La particolarità di The Nest - Il nido, però, opera prima nostrana di Roberto De Feo, è che, più che la casa in sé, il richiamo dei suoi abitanti, in particolare del giovane ragazzo rinchiuso in quella proprietà dalla madre, quello che conta, e che genera tensione, è quello che c’è intorno, per lui irraggiungibile.
Dopo una serie di cortometraggi di genere molto apprezzati, il giovane regista pugliese affronta l’esordio concentrando la sua attenzione su una costruzione formale accurata come raramente si vede nel nostro cinema. Una carrellata di tableau notturni, scene notturne particolarmente cariche di tensione, che sembrano ispirarsi alla pittura fiamminga, con contrasti di luce forti, che si alternano a pacifiche scene diurne, piene di luce. Come dire: il mondo reale, che nasconde un mistero, contrapposto a una sorta di Truman Show costruito ad arte.
Il punto di partenza è semplice: una madre, Elena, tiene rinchiuso, nella loro sontuosa villa con ampio terreno boschivo intorno, il suo bambino, Samuel, a maggior ragione dopo la morte del marito in un incidente stradale che ci introduce, come prologo, nella storia. Il nido è la protezione della madre nei confronti di un figlio costretto su una sedia a rotelle, ma è anche la costrizione che gli impedisce di spiccare il volo. In fondo il film è riconducibile a questa naturale ed eterna dicotomia: un figlio che si avventura verso la linea d’ombra dell’età adulta, iniziando a manifestare i primi istinti centripeti durante l’adolescenza, e una madre che tende a frenare questo processo. Nel film di De Feo questa pulsione diventa ossessione, con la complicità di alcuni familiari che ogni tanto appaiono in casa, ma soprattutto di un medico, il dottor Christian, interpretato con particolare e inquietante mimetismo da Maurizio Lombardi.
L’apparente pacifico equilibrio viene sconvolto dall’arrivo dell’adolescente Denise, che permette a Samuel di intravedere un mondo (e delle pulsioni) sconosciute. Il primo amore, in questo modo, si va aggiungere alle differenti tematiche affrontate dal film, come il duello sempre feroce fra madre e possibile compagna del figlio, che rimanda indietro fino almeno alle tragedie classiche. Uno scontro che farà implodere il mondo idilliaco e virtuale creato da Elena, portando alla soluzione del perché fuori dal cancello non si debba andare.
The Nest è un esordio che dimostra il talento visivo di De Feo, capace di utilizzare le regole del genere senza trascurare la forma, su cui spesso dalle nostra parti si cade in fallo. L’atmosfera è la cosa più riuscita di una storia non particolarmente originale ma appassionante, che si segue con senso di disagio, costruita su personaggi non banali.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito