The Conspirator - la recensione del film di Robert Redford

22 giugno 2011
3.5 di 5

Robert Redford ama da sempre affondare lo sguardo nella storia del proprio paese, gli Stati Uniti, muovendosi tra gli eventi - quelli colossali, ma anche quelli minori - che ne hanno costruito e ne dimostrano l’identità sfaccettata e (a dir poco) controversa che ci appare oggi.

The Conspirator - la recensione del film di Robert Redford

The Conspirator - la recensione

Robert Redford ama da sempre affondare lo sguardo nella storia del proprio paese, gli Stati Uniti, muovendosi tra gli eventi - quelli colossali, ma anche quelli minori - che ne hanno costruito e ne dimostrano l’identità sfaccettata e (a dir poco) controversa che ci appare oggi.
Lo ha fatto nel 2007 con Leoni per agnelli, film onestamente etico, coinvolgente ed impegnato, partendo da più lontano - con la sua Wildwood Enterprises - quando dette volto e corpo a Bob Woodword, il cronista del Washington Post protagonista di Tutti gli uomini del presidente, producendo anche il film.
La sua passione, di quasi “storiografo contemporaneo”, ha fatto sperare ai produttori di The Conspirator (The American Film Company, casa di produzione nata con l’intento di realizzare essenzialmente film storici), che fosse proprio lui a portare su pellicola la sceneggiatura (scritta in 18 anni) da James Solomon, alla sua prima prova per il cinema. Speranza fortunatamente ben riposta, nonostante il budget ridotto, disponibile per il film.

Cosi Redford si cala nuovamente tra le maglie e gli ingranaggi politici e giuridici di un paese pericolante, e pericoloso, fondato su principi apparentemente tanto solidi, quanto troppo spesso insostenibili, per gli esseri umani che lo devono rappresentare.
Archeologia di una nazione, e il cinema – ancora una volta - si dimostra il mezzo perfetto per portare alla luce reperti di ingiustizie, errori capitali, disastri che alterano il corso della storia.
Mary Surratt (interpretata da Robin Wright) nella Washington del 1865, incerta capitale di una nazione all’alba della fine della sanguinosa guerra civile, è la donna accusata (insieme al figlio e a un manipolo di sudisti) del complotto che portò all’uccisione del presidente Abraham Lincoln. Frederick Aiken (portato sullo schermo con efficacia da James McAvoy) è il giovane eroe di guerra, dalle forti convinzioni unioniste, che sarà costretto a difenderla, inizialmente contro la propria volontà, e successivamente con tutta la dedizione che il vero senso di giustizia dovrebbe riservare anche alle cause più difficili.
And justice for all…

Il primo presidente americano ucciso, nel primo grande delitto politico, immortalato a interrompere la veloce corsa di un paese verso il proprio grande futuro. Impossibile, quindi, impedire anche il massacro del “primo” capro espiatorio nazionale. Questo è ciò che scelgono di raccontare i realizzatori del film, con dovizia di studi e ricerche, mettendo in scena il “capostipite” dei grandi processi farsa, necessari per sedare le paure della popolazione.
La storia si ripete, lo sa bene Robert Redford, cambiano gli scenari, le correnti politiche e sociali, ma il modus operandi (non soltanto del suo paese), quello no, non sembra cambiare, risultato di un atavico “peccato originale” che accomuna tutto il mondo: l’incapacità di avere giustizia.

Rigoroso e minimale, per regia e allestimento scenografico, il film (girato quasi interamente nella piccola e ottocentesca città di Savannah) ha, per sua gran parte, una fotografia naturale e bellissima.
Ambienti lividi e contrastati dalla luce che irrompe dalle finestre, si alternano a quelli caldi e illuminati dalle lampade a olio; coerenza stilistica e narrativa che, ancora una volta, Robert Redford persegue a più livelli.
C’è tutta, e non disturba affatto, la retorica classica dei drammi processuali, un linguaggio conosciuto, ma vibrante, che trasmette una ponderata forza emotiva perché ricco di uno spessore indiscutibile: quello che deriva dalla volontà di conoscere e far conoscere.

The Conspirator
Il trailer del film diretto da Robert Redford


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